<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Lusiana

Sparatoria a Fara Vicentino, la sorella del 28enne morto: «Vogliamo la verità. Era un bravo ragazzo»

Madiha Boubaruga si è recata con il marito sul luogo della tragedia, in via Crosara. «Era in Italia perché sognava una vita migliore, ci pare impossibile quello che è successo»
Un frame del video
Un frame del video
Un frame del video
Un frame del video

«Ci dispiace per l'agente di polizia locale, che è rimasto ferito. Ma noi siamo disperati per Soufiane, che non c'è più». Madiha, la sorella del giovane marocchino morto nella sparatoria di Fara, è sconvolta. Ieri, ad ora di pranzo, si è recata con il marito e con un'amica sul luogo della morte del fratello. «Era un ragazzo bravissimo, che era venuto in Italia perché sognava una vita migliore. Lavorava, e gli sarebbe piaciuto sposarsi, avere dei figli. Adorava la nostra bambina, era uno zio premuroso».

La sorella Madiha: «Vogliamo giustizia»

Madiha Boubaruga è sconvolta, la sua voce tradisce anche rabbia. «Era venuto in Italia nel 2011 e aveva vissuto a lungo in Campania; era nel Vicentino da un anno. Era una brava persona, tutto lavoro e casa, non è giusto che sia morto così». Per la marocchina, che abita a Lusiana, è fondamentale capire che cosa è successo lunedì a Fara: «Mi pare impossibile che sia riuscito a portare via la pistola ad un carabiniere. E poi erano in quattro, era proprio necessario ucciderlo?», si chiede, ancora sotto choc per la tragedia.

Leggi anche
Alex Frusti, l'agente ferito nella sparatoria: «Vivo per miracolo, quello mi voleva finire»

«Mio fratello non era cattivo»

La giovane nordafricana racconta di aver visto il fratello il giorno prima del decesso, domenica, quando erano andati tutti insieme a trovare una zia a Marostica. «Stava bene, ci eravamo visti anche venerdì, per la fine del Ramadan, eravamo stati a San Nazario e poi al centro commerciale Grifone di Bassano, era felice». La sorella non sa darsi spiegazione per il comportamento tenuto da Soufiane, che sarebbe partito a piedi da Mason comportandosi in maniera folle, infilandosi sotto un camion e reagendo poi con estrema violenza alle forze dell'ordine intervenute per calmarlo. «Io credo che fosse andato a fare una passeggiata, un po' di sport in un giorno in cui non lavorava - spiega, facendosi aiutare con la lingua italiana dall'amica - e che arrivato a Fara fosse stanco. Non ero presente, non so che cosa sia successo, ma mio fratello non era una persona cattiva, anzi, sognava di avere una bella vita qui in Italia». E le urla ripetute con l'invocazione ad Allah? «Siamo musulmani», taglia corto.

Leggi anche
Sparatoria a Fara Vicentino, i testimoni: «I colpi e la pistola proprio davanti a me. Mi si è gelato il sangue»

Madiha vive a Lusiana

La risonanza della sparatoria di Fara è arrivata fino a Lusiana; e precisamente in via Pilastro nel plesso condominiale posto sopra la strada provinciale 69 "Lusianese" che collega l'Altopiano con Salcedo. Nel condominio di grigio cemento, abitato soprattutto da immigrati impiegati nelle attività industriali della zona pedemontana, vive con il marito anche Madiha, sorella di Soufiane che ha ingaggiato uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine poi risultato fatale per il giovane originario del Marocco. Madiha, due anni più giovane del fratello, da un anno lavora in un laboratorio artigianale situato tra Salcedo e Fara e da quando è avvenuta la tragedia si è trasferita da amici nel Vicentino per essere a disposizione delle autorità.

Un parente: «Non era un fanatico dell'Islam»

A Lusiana lascia un parente, Rashid Zahir, che abita nello stesso plesso condominiale e dove anche Soufiane ha trovato più volte ospitalità, soprattutto quando era a corto di fondi come racconta lo stesso Zahir. «Soufiane è sempre stato problematico - dichiara Zahir - ma non è mai stato violento. Faticava a tenere un lavoro, soffriva di depressione ed era poco affidabile; però cattivo non lo era. Non riesco a spiegare cosa sia successo, era da un po' che non lo vedevamo anche se penso che Madiha manteneva dei contatti». «Sento dire che era diventato radicalizzato, ossessionato con l'Islam - prosegue il parente -. È una sciocchezza, noi non siamo così, viviamo la nostra fede con serenità come possono testimoniare gli altri che abitano qua in zona dove ci sono cristiani, ortodossi e islamici. Pensiamo a lavorare, a mandare soldi a casa alle famiglie, sperando che un giorno possiamo ritornare ai nostri paesi. Tutto il resto sono solo chiacchiere».

Il sindaco di Lusiana Conco

Sulla presenza di Soufiane nel proprio comune di Lusiana Conco il sindaco Antonella Corradin puntualizza che «non abbiamo mai avuto segnalazioni di problemi né al Pilastro né di comportamenti sconvenienti di qualcuno in paese, tanto più del giovane coinvolto nella sparatoria. Abbiamo infatti appreso della sua possibile presenza a Lusiana, così come della sorella, dalla stampa - prosegue il primo cittadino -. Gli abitanti del condominio Pilastro gravitano soprattutto verso le fabbriche della Pedemontana che dista meno di 10 chilometri. Scelgono di vivere nel nostro territorio, come molti stranieri, per gli affitti più abbordabili e, probabilmente, per un contesto sociale più tranquillo. Nessuno comunque finora ha mai dato motivo di preoccupazione».

Gerardo Rigoni

Suggerimenti