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Terzo confronto

Vicenza al voto: università, stadio e grandi mostre. I candidati sindaco a confronto

Il tema del campus e dell'incremento delle facoltà diventa centrale in vista dei prossimi cinque anni. Vicenza pensa in grande e punta sui grandi eventi.

Come sarà la Vicenza del 2028? La sfera di cristallo non c’è, ovviamente. Ci sono, però, le proposte che i sette candidati che si stanno sfidando per ottenere la fascia tricolore gettano sul tavolo della discussione. Ovviamente la parola d’ordine è “crescita”. E dunque non si può che guardare al mondo dei giovani - i cittadini di domani - e anche al mondo dell’università. Vicenza, stretta tra Padova e Verona, si sta sempre più ritagliando un proprio spazio collezionando corsi su corsi. L’ultimo, in ordine di tempo, arriva anche da Venezia. E allora la domanda viene spontanea: potrà mai la città del Palladio avere un proprio ateneo o è meglio che rimanga un collettore di specialità? Che sia la prima o la seconda strada, di certo c’è un percorso da seguire e che tutti vedono di buon occhio: trasformare il capoluogo berico in una vera città universitaria con servizi a misura di giovani e di studenti; leggi, campus universitario, mensa e aule studio. Ma crescita vuol dire anche allargarsi e richiamare sempre più persone da fuori i propri confini. E allora spazio anche al turismo. Ancora una volta il sindaco uscente e candidato per il centrodestra Francesco Rucco e gli sfidanti Giacomo Possamai (centrosinistra), Edoardo Bortolotto (Movimento 5 stelle), Lucio Zoppello (Rigeneriamo Vicenza), Claudio Cicero (Impegno a 360 gradi), Annarita Simone (La Comune) e Stefano Crescioli (Contiamoci) offrono le proprie idee e i propri spunti. Passo dopo passo verso le elezioni. Parola domani ai quartieri e, infine, alla sicurezza.

 

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Claudio Cicero: «Il campus universitario al posto dello stadio»

Lei lo farebbe un campus universitario ed eventualmente dove lo realizzerebbe?
Lo farei e lo farei al posto dello stadio, quello secondo me sarebbe un posto perfetto per un campus, con alloggi belli, zona sportiva, visto che rispetto all’università è a portata di mano. Basta una passerella per collegare una parte all’altra. Sarebbe la soluzione in assoluto più logica e funzionale. 

Quindi il Menti lo sposterebbe. 
So che vado in controtendenza, ma secondo me tenerlo dove è oggi non ha senso: uno stadio moderno, quindi in prospettiva destinato ad ospitare anche eventi e a vivere sette giorni su sette, non può restare in una posizione così centrale: troppo disagio per il quartiere, poco spazio per i parcheggi. 

E dove lo porterebbe il Menti allora? 
Vanno studiate delle ipotesi ma secondo me occorre individuare un’area a nord-est. Vede, mi rendo conto che magari farò storcere il naso a qualche tifoso, io stesso in questo caso sto ragionando con la testa e non con il cuore, ma uno stadio deve avere alcune caratteristiche. Due su tutte: una disponibilità importate di parcheggi ed essere raggiunto agevolmente. Ecco perché penso alla zona nord-est. Perché lì posso avere la ferrovia, la Vicenza-Schio, c’è il casello di Vicenza nord e ci sarà la tangenziale. 

L’altra opzione di cui si parla per il campus, quella di San Biagio, non la convince? 
No, io la struttura di San Biagio la riqualificherei facendo appartamenti, per riportare residenzialità. Anche questo è un modo per rivitalizzare il nostro centro. Anche per gli universitari e i giovani in generale è importante avere un centro vivo. 

A proposito di questo, c’è il tema delle grandi mostre: guarda più al modello Goldin o più al modello fai da te? 
Io guardo al modello Cicero: noi abbiamo una mostra permanente che si chiama Teatro Olimpico e che deve diventare il nostro brand. Quanti italiani sanno che è il teatro coperto più antico del mondo? I turisti che lo visitano rimangono a bocca aperta e nessuno di loro si aspetta di ritrovarsi davanti uno splendore così. È uno scandalo che non venga pubblicizzato come si deve.

Tornando all’università: per lei Vicenza deve puntare ad un proprio ateneo o va bene l’impostazione attuale? 
Io sono per creare “la magnifica università di Vicenza”, quindi sì sono per puntare ad un nostro ateneo e per non essere sempre succursale di qualcun altro. Noi anche su questo siamo i figli minori di Padova, i figli minori di Verona e io dico basta. Noi siamo Vicenza. E, sì, abbiamo le forze per ambire ad una nostra università. 

(Roberta Labruna)

 

Annarita Simone: «I ragazzi vanno aiutati se vogliamo accoglierli»

Dal suo punto di vista, Vicenza è una città per giovani?
Per i giovani c’è poco. Ci sono aspetti diversi da valutare. È giusto che ci siano locali in centro, ma non è solo così che il centro va vissuto. Ricordiamoci le recenti polemiche. Io penso che sia necessario rispettare i residenti. Ci deve essere una convivenza educata e rispettosa tra bar, avventori e residenti. 

A livello di servizi, la città si sta adattando alla presenza di una crescente popolazione universitaria?
Se Vicenza vuole accogliere studenti universitari deve aiutare i giovani. 

In quale modo?
Ad esempio, mettendo a disposizione gli edifici che possono essere recuperati. Perché non destinarli agli studenti? Inoltre, sarebbe importante abbassare le rette, dare modo ai giovani di essere indipendenti e di acquisire una certa autonomia rispetto alla famiglia, permettendo loro di vivere la città. Ovviamente, dobbiamo creare dei luoghi dove si possano aggregare, anche se ritengo siano proprio le nuove generazioni a dover imparare ad aggregarsi.

Cosa intende?
Dopo la pandemia si è perso il senso dello stare insieme, ognuno si è chiuso nella propria casa e nelle proprie stanze. Bisogna fare in modo che i giovani vengano fuori. Quando andiamo nelle scuole, io dico sempre: “Ragazzi, siete voi che dovete occupare il centro. Certo, l’amministrazione deve mettere a disposizione le risorse, ma siete voi a dover uscire in strada”. Purtroppo io non vedo più comitive di giovani.

Perché?
Perché i ragazzi si sono chiusi nei social network, che usati bene possono essere uno strumento di crescita per rapportarsi con gli altri, ma utilizzati in modo esagerato, portano i ragazzi a chiudersi. Anche la scuola e le famiglie devono contribuire a “portarli fuori”. E un ruolo importante ha anche il Comune. Ad esempio, l’attuale amministrazione organizza eventi e concerti per i giovani, ma non tutti i ragazzi possono permettersi di acquistare il biglietto del loro beniamino. Non possiamo creare queste discriminazioni.

Come coinvolgere i giovani?
Si potrebbero organizzare dei gemellaggi con città estere, coinvolgendoli in scambi culturali. Un’idea che potrebbe essere utile anche in chiave turistica, perché i giovani sono i portatori di novità per eccellenza.

È favorevole alla realizzazione di un campus universitario?
Certo, una struttura dotata di servizi. 

Lo immagina a San Biagio o magari vicino all’attuale polo universitario? 
A San Biagio sarebbe più adatto. 

(Laura Pilastro)

 

Stefano Crescioli: «Promuovere l'eccellenza degli orafi con un museo»

Il capoluogo berico meriterebbe un’Università tutta sua?
In tempi di vacche magre, aggiungere spesa su spesa… Ma noi proponiamo come movimento “Contiamoci” una scuola di architettura che c’è solo a Venezia e a Vicenza ci può stare benissimo. 

Cos’altro potrebbe completare l’offerta?
Strutture ricreative per i giovani ci possono stare benissimo, ma anche che i giovani possano stare in un campus, scegliendo Vicenza anche da fuori sul modello anglosassone. 

In che modo favorire la residenzialità?
L’idea, che però devo ancora sviluppare dal punto di vista finanziario, è che il Comune sia garante e non acquirente degli appartamenti in affitto. Invece di acquistare un appartamento da affidare a una famiglia in difficoltà, se ne potrebbero gestire tra i 15 e i 20 dei privati.

In che modo?
Il privato investe in un progetto edilizio per persone con handicap e disagio. Il Comune subentra in caso di mancato pagamento e garantisce la manutenzione dell’immobile tramite Amcps. 

Ma questo sarebbe un modello da proporre alle persone in situazioni di disagio o anche ai giovani?
Il Comune dovrebbe avere un “giro” di questi appartamenti per raggiungere la sua finalità, quella di mettersi al servizio dei cittadini.

Come sviluppare la vocazione turistica di Vicenza? 
Una volta non c’era il turismo fai da te ma solo quello professionale. Le agenzie che non hanno chiuso, portano i turisti vicentini all’estero o in giro per l’Italia. Dovrebbero invece organizzare l’arrivo in città e non la partenza. Si può cambiare la direzione di marcia, investendo per attrarre. 

Come?
Vicenza conosciuta poco ma per due cose: Il Teatro Olimpico e?

L’oro? 
Esatto per portare turismo e soldi in città bisogna puntare sull’oro.

Esiste già un museo del gioiello.
Sì ma bisognerebbe organizzare un giro di tour operator per offrire sì una passeggiata in Villa ma anche una promozione dell’industria orafa che non può trovare collocazione che in un grande palazzo bianco...

Quale?
L’ex palazzo della Banca d’Italia in piazza San Lorenzo. 

Effettivamente la struttura sarebbe protetta...
E bisognerebbe per questo sfruttarla per l’eccellenza orafa del territorio. Che poi il turista compri o non compri, sarà sicuramente attratto.

(Karl Zilliken)

 

Edoardo Bortolotto: «Fare sistema con altre città e puntare sul cicloturismo»

Oggi a Vicenza c’è un mix di atenei. È la strada giusta?
Sono rimasto stupito che Vicenza, con tutte le potenzialità che ha, non sia riuscita a esprimere una proposta per un’Università di Vicenza, autonoma dagli altri atenei. Ci vuole tempo ovviamente, ma bisogna iniziare a ragionarci. 

Vicenza secondo lei si sente città universitaria? 
Vicenza sta diventando città universitaria, ma sconta una mancata integrazione degli studenti. E questo nasce anche dal fatto che manca un ateneo vicentino. 

Si parla di un campus a San Biagio. È d’accordo?
Non molto. L’università italiana è sempre stata un’università diffusa. Chiaro che servono alloggi, ma cercherei soluzioni diffuse, recuperando anche strutture oggi vuote, sia in centro, anche per contrastarne l’impoverimento, sia nei quartieri, per valorizzarli. Questo richiede però anche piste ciclabili. Un campus all’americana non lo vedo adatto, anche perché determinerebbe forse un consumo di suolo che non possiamo più permetterci.

È per il mantenimento dell’attuale stadio o per una nuova struttura? 
Se il Vicenza va in A, allora ne parliamo (sorride). Per me si potrebbe pensare ad ammodernare lo stadio attuale, ma qualcosa deve metterci la società e chi lo utilizza. L’investimento non può ricadere tutto sul Comune. Se la proposta dei privati è “mi dai l’area dello stadio vecchio e in cambio ti do lo stadio nuovo chiavi in mano”, è troppo sbilanciata a favore dei privati. 

Turismo. Su cosa si deve puntare?
Le mostre non devono rappresentare un guadagno solo per il privato. Deve esserci anche un ritorno per il pubblico. Va cercata una forma equilibrata. Dobbiamo anche fare sistema. Venezia e Verona sono i centri attrattivi del Veneto e sono sovraccarichi. Perché non fare sistema? Si dovrebbe collegare ai vari tour anche una visita alla nostra città. 

Altri progetti? 
Lavorare sul cicloturismo, ad esempio. Abbiamo due ciclopiste importanti, quella del Po e quella della Valbrenta. Vicenza va inserita in questi flussi. E va migliorata la ricettività, anche con controlli sugli affitti brevi, per verificare che non ci siano abusi. Un solo ostello poi non basta. Perché non recuperare colonia Bedin Aldighieri per realizzarvi una sorta di ostello “ambientale”?

La convivenza tra locali e residenti a volte non è facile. Cosa ne pensa?
È un problema di tutte le città, non si capisce perché solo a Vicenza non riesca a risolverlo. Lo si fa più grande di quello che è. Intanto approviamo il piano del rumore e vediamo i casi di effettivo disagio. Spesso, poi, basta parlarsi. 

(Alessia Zorzan)

 

Francesco Rucco: «Una città più universitaria. Alloggi e spazi a San Biagio»

Si può puntare a una “Università di Vicenza”?
Può essere un obiettivo futuro, ma finché non avremo i numeri che lo consentono dobbiamo lavorare sui tre atenei che oggi convergono. L’obiettivo dei prossimi 5 anni è arrivare a 10 mila studenti, oggi sono 5 mila. Stiamo dialogando per nuovi corsi, ma bisogna lavorare anche sui servizi. 

Come gli alloggi.
Sono stati aperti 62 posti a Monte Berico e devono aprire San Silvestro, in capo ad Esu di Padova.

Tempi lunghi per S. Silvestro. 
Le risorse a bilancio c’erano, credo siano state ragioni organizzative. Ma ci stanno lavorando. 

Vicenza non sembra percepirsi come città universitaria. 
È questa la partita da giocare, con più servizi. Penso anche a un centro universitario sportivo. Il Parco della Pace avrà strutture sportive che possono collegarsi al mondo universitario, anche con bus navetta.

E il campus?
A San Biagio ci sono spazi da recuperare. Le celle dell’ex carcere possono diventare alloggi. L’idea è sostenibile, rispettando i vincoli della Soprintendenza. Dobbiamo però diventare proprietari unici dell’area, ora in parte del Demanio. C’è un dialogo, anche in riferimento all’area per la nuova questura.

Serve anche una mensa. 
Provincia e Camera di commercia sono al lavoro per l’area di viale Margherita. Intanto c’è una trattativa con l’università per un sito temporaneo.

Si parlava di una tensostruttura nell’antistadio.
Si stanno parlando le parti. Urbanisticamente il Comune ha già detto ok.

Il nuovo stadio?
Può essere una struttura, per come la società la intende e mi è stata presentata, aperta alla città 7 giorni su 7. E Rosso è così avanti con il pensiero che secondo me ha già pensato a un legame tra stadio e università.

Sul turismo ha subito cambiato metodo rispetto al passato. Soddisfatto? 
Sì, continueremo con le grandi mostre e con la valorizzazione della vicentinità anche in ambito culturale. Siamo aperti anche ad altre idee, ma il metodo ha garantito qualità. E abbiamo stabilizzato le presenze turistiche, non solo mordi e fuggi.

Un hotel 4-5 stelle in centro?
Non è detto che non arrivi, c’è richiesta e c’è anche una zona, ma è prematuro.

Idee per la Basilica? 
Nei primi 100 giorni daremo l’incarico per la riapertura di Torre Bissara. Si sale a 86 metri.

Nel dibattito tra locali e residenti, da che parte sta?
Ho sempre tenuto una posizione di buon senso. La volontà è far crescere la vitalità e attrattività.

(Alessia Zorzan)

 

Giacomo Possamai: «Lo psicologo per i giovani e bus a prezzo ridotto»

A Vicenza manca un campus universitario, lei dove lo farebbe? 
Ci sono alcune soluzioni, da esplorare tutte. C’è l’opzione di San Biagio da valutare ma ce n’è anche un’altra, quella di San Silvestro: tutti parlano, me compreso, del recupero del vecchio studentato ma tutti si dimenticano che lo studentato è solo una parte. C’è un’altra parte di San Silvestro che è demaniale e che secondo me potrebbe essere una bellissima soluzione. E in prospettiva io terrei conto anche dell’operazione Menti. 

A proposito di questo, lo stadio lo vorrebbe lasciare dov’è? 
Assolutamente sì. E siccome l’idea è quella di riqualificarlo e far vivere la struttura sette giorni su sette, nel ragionamento con il Lr Vicenza è importante inserirci anche la possibilità, vista la vicinanza con l’università, di portarci anche funzioni universitarie. 

A Vicenza l’università c’è ma non si percepisce. Con un ateneo tutto nostro le cose cambierebbero? 
No, anche perché l’epoca dei piccoli atenei è finita, è molto più conveniente attirare qui corsi universitari dai principali atenei veneti. Il modo per trasformare Vicenza da città con l’università a città universitaria è solo uno: offrire servizi agli studenti e convincerli così a vivere nella nostra città. Questa è la vera battaglia. 

Quali servizi? 
Intanto non si può tenere chiuso lo studentato di San Silvestro, lo ripeto perché è un mio vecchio pallino. Quindi, prima di tutto ci vogliono più studenti e più aule studio fuori dall’università. Oggi ce n’è solo una e non è accettabile. Voglio introdurre anche un abbonamento per i bus a prezzo ridotto, 9 euro al mese, per gli under 30. 

A proposito di giovani, lei ha proposto un supporto psicologico gratuito per chi ne avesse bisogno. Perché? 
Quando incontro i ragazzi una cosa che mi colpisce molto è che c’è sempre qualcuno di loro che mi pone la questione del disagio mentale. E davanti a queste difficoltà non possiamo far finta di nulla. Quindi, in attesa che la Regione si muova sullo psicologo di base, voglio mettere in campo uno psicologo pagato dal Comune per le prime 4 sedute, estendibili sino ad 8. 

I giovani chiedono anche spazi di svago. Idee? 
Sì, bisogna agire su più fronti: dalla rivitalizzazione del centro, a nuovi festival in città, ai grandi eventi che voglio portare al Parco della Pace, passando per nuovi chioschi nei parchi e centri polifunzionali nei quartieri. 

Per le mostre, modello-Goldin o quello fai da te?
Non mi appassiona il derby. Di sicuro Vicenza deve mettere in campo mostre che facciano numeri importanti, dove possibile costruite con il territorio. 

(Roberta Labruna)

 

Lucio Zoppello: «Vedo al posto del Menti nuovi servizi per l'università»

Come si immagina lo sviluppo dell’università in città?
Innanzitutto io non credo al progetto dell’università “di” Vicenza, ma dell’università “a” Vicenza, come è adesso. Ossia un polo, decentrato rispetto alle istituzioni accademiche venete, che racchiuda corsi di laurea molto specialistici e di eccellenza che non esistono in altre facoltà italiane e magari europee. Noi abbiamo perso nel 1200 la possibilità di avere una nostra università. Non c’è nulla di male nel collaborare con Venezia, Padova e Verona, l’importante è che qui ci sia un certo tipo di indirizzo e quindi le eccellenze.

L’idea del campus si sta indirizzando sulla zona di San Biagio, che ne pensa?
Bisogna ragionare in ottica di programmazione e visione. Dire che facciamo il corso dello Iuav a San Biagio, come sede provvisoria mi sta bene, ma ragioniamo su che tipo di università vogliamo. C’è questa logica di spostare gli studenti in giro per riempire i vuoti, ma non è detto che i vuoti debbano essere riempiti dagli universitari. Bisogna fare qualcosa che sia funzionale all’obiettivo. C’è un’operazione che consentirebbe di realizzare degli spazi e dei servizi per gli studenti, in un’area vicina a viale Margherita. 

Qual è?
Io sono per la realizzazione del nuovo stadio Menti in un luogo diverso da quello di oggi, a carico della società professionistica, con l’amministrazione che dovrebbe facilitare questo indirizzo, ragionando su dove collocare il nuovo impianto. Non penso che riqualificare lo stadio sia la strada giusta, perché rappresenta un problema per il quartiere. E non dico di non valorizzare gli aspetti affettivi del Menti, bisogna lasciare una traccia, ad esempio largo Paolo Rossi deve rimanere, ma per il resto si deve andare oltre.

Ed è qui che si inserisce l’idea di nuove funzioni per gli studenti?
Sì, avremmo la possibilità di unire le esigenze del quartiere con quelle dell’università facendo un ragionamento sull’area del Menti al di là del Bacchiglione che è prossima alla cittadella universitaria. Studiando bene la soluzione, si può dare nuova possibilità di sviluppo all’università. Se l’obiettivo è arrivare ai 10 mila studenti, occorre dare loro spazi e servizi. 

Dai giovani al turismo. Il modello culturale che sposa è quello delle grandi mostre dell’epoca Goldin o quello scelto dalla giunta Rucco?
Le grandi mostre alla Goldin sono state positive, piuttosto farei in modo che il Comune partecipasse agli utili. Ma anche le mostre promosse in questi anni erano valide. Mi piacerebbe si instaurasse una sinergia a largo raggio anche con Verona, Venezia, Padova, nell’obiettivo di convincere i turisti a passare di più anche a Vicenza. 

(Laura Pilastro)

 

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