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Quarto confronto

Vicenza al voto: quartieri “isolati”, anziani e servizi. Ecco le ricette dei candidati sindaco

Tutti gli sfidanti si dicono convinti della necessità di decentrare maggiormente le funzioni comunali. Le proposte in vista del voto

C'erano una volta le circoscrizioni. Organismi intermedi tra il municipio centrale - il cuore del potere collocato in corso Palladio - e i quartieri sparsi tra nord, sud, ovest ed est. Vero, rappresentavano un fardello burocratico, ma allo stesso tempo rappresentavano a tutti gli effetti l'espressione dei quartieri che facevano riferimento a quell'area. C'erano una volta le circoscrizioni e adesso non ci sono più. Il che può essere visto positivamente come risparmio economico, ma può essere considerato come una "mancanza" visto e considerato che oggi i residenti che abitano nei vari quartieri si sentono poco rappresentati o comunque più distanti dalla vita centrale dell'amministrazione. Un esempio: le sedute del Consiglio in sala Bernarda sono "visitate" da una decina di persone (venti-trenta quando il tema è scottante e magari viene organizzata una protesta); le visualizzazioni online non superano le 10-15 unità. Ecco perché il messaggio raccolto dai giornalisti del GdV e dai candidati sindaci in questi giorni è uno solo: meno lontananza e più rappresentanza. Il che vuol dire più servizi periferici per la popolazione e in particolare per gli anziani. Il sindaco uscente e candidato per il centrodestra Francesco Rucco e gli sfidanti Giacomo Possamai (centrosinistra), Edoardo Bortolotto (M5s), Lucio Zoppello (Rigeneriamo Vicenza), Claudio Cicero (Impegno a 360 gradi), Annarita Simone (La Comune) e Stefano Crescioli (Contiamoci) offrono le proprie idee. Domani l'ultima tappa del confronto: la sicurezza.

 

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Lucio Zoppello: «Risposte alle periferie con i consigli di quartiere»

Dai quartieri più distanti, si avverte un sentimento di distacco dalle decisioni della città. In queste settimane di campagna elettorale che idea si è fatto al riguardo?
Il dato di fatto è che da quando sono sparite le circoscrizioni c’è stata una scarsa attenzione verso i quartieri.

In che modo valorizzarli?
Io sono per l’istituzionalizzazione della partecipazione. Ci devono essere delle persone motivate, che spiegano ai cittadini cosa vogliono fare e come, e poi si va al “vedo”, con il voto. 

Le circoscrizioni vanno ripristinate?
No, questo si potrebbe fare soltanto per tre aree, essendoci il vincolo dei 30 mila abitanti minimi per istituirle. Io, invece, introdurrei i consigli di quartiere, istituendo dei parlamentini snelli, non scenderei sotto i 15 componenti, che rappresenterebbero dei “vigilantes” del territorio. Figure chiamate a rispondere ai problemi dei quartieri, attivando delle iniziative per trovare soluzioni in tempi rapidi.

I consigli potrebbero fornire soluzioni anche ai bisogni sociali, ad esempio degli anziani?
Sì, è importante che gli anziani siano coinvolti il più possibile. Su questo punto sono molto sensibile, sarebbe importante mettere in piedi azioni per coinvolgere i gruppi che in città si occupano della terza età e poi puntare sui centri diurni, fondamentali per le persone autosufficienti, perché permettono una vita di relazione, importante per il loro stato psicofisico.

Qual è il problema più sentito nei quartieri?
Quello della sicurezza, dal punto di vista della viabilità. Noi abbiamo quartieri-frazioni e assi viari che li collegano. Il problema è che questi assi sono dei piccoli autodromi e questo crea problemi alla mobilità lenta e pedonale. Io vedrei bene che la polizia locale oltre ad occuparsi dell’ordine pubblico si dedicasse di più alla sicurezza stradale. È giusto che la polizia locale possa coadiuvare le forze dell’ordine, anzi, io penso sempre al vigile di quartiere. L’ho sperimentato quando ero presidente di circoscrizione.

Che esperienza è stata? 
All’epoca si turnavano agenti di polizia locale, carabinieri, poliziotti persone che dopo un po’ i cittadini imparavano a conoscere e diventavano note. Funzionava bene come deterrente, ricordo che ai tempi del vigile di quartiere a villa Tacchi, lo spaccio non c’era più. Penso anche ad altre situazioni. Per esempio, a parco Fornaci, ci sono diverse panchine che necessitano soltanto la sostituzione delle assi. Non è possibile che passino anni prima di occuparsi di interventi di questo genere. 

(Laura Pilastro)

 

Giacomo Possamai: «Vorrei istituire i comitati e anche i centri polifunzionali»

I quartieri si sentono un po’ periferia dell’impero. Come si può colmare la distanza? 
Vicenza è colpevole di una cosa: chiusa l’esperienza delle circoscrizioni non ha costruito nulla di alternativo per colmare il vuoto. Noi vogliamo dotarci di consigli o comitati di quartieri per intercettare bisogni e proposte dalle singole zone della città e questi consigli me li immagino più capillari rispetto alle circoscrizioni; quartiere per quartiere. 

Nelle campagne elettorali la promessa, poi quasi sempre disattesa, è di mettere le periferie al centro. 
Di certo la promessa l’ha disattesa Rucco; questi 5 anni ci dicono che i quartieri sono stati abbandonati. Ma guardiamo avanti: io voglio ridare ai quartieri una dimensione di comunità.

Come arrivarci? 
In ogni quartiere vorrei provare a fare ciò che è stato fatto a Laghetto con Lagorà, creando dei centri polifunzionali. Mi piacerebbe anche, prendendo spunto da Verona, pensare ad alcune domeniche ecologiche di quartiere: a turno ne viene chiuso uno alle auto e questo equivale ad una grande festa di quel quartiere, con eventi in strada, bancherelle, associazioni, eventi sportivi.

Altre proposte concrete? 
Ogni quartiere ha le sue peculiarità e i suoi problemi specifici: la viabilità che non va, la sicurezza che non c’è, la mancanza del medico di base, la buca. Ogni problema grande e piccolo merita attenzione, ogni problema avrà una sua riposta specifica. Vigili di quartiere, boschi urbani, parcheggi di quartiere, percorsi ciclopedonali, sono solo alcuni esempi. Ma c’è un approccio comune che vale per tutti: renderli vivi, sicuri e partecipati, puntiamo molto sulla riqualificazione delle aree dimesse. Faccio un esempio banale: se io recupero una piccola area lasciata a se stessa per farci un piccolo parco, da far gestire alle associazioni attraverso i patti di collaborazione, è un elemento che combatte il degrado e inizia a cambiare il volto di un quartiere. 

Per migliorare la vita degli anziani cosa si può fare? 
Il primo punto è rafforzare l’assistenza domiciliare. C’è, poi, il tema dell’Ipab: esiste un accordo di programma su cui ci sono ancora i soldi in Regione, milioni che nessuno chiede. C’è un altro punto: mi ha colpito la solitudine di molti anziani che vivono soli. E si torna al discorso precedente: la vita comunitaria passa attraverso i centri diurni, i servizi in loco, le iniziative di socialità. 

Allargare i confini di Vicenza per farla pesare di più: è una possibilità? 
Una volta al mese io vorrei fare una giunta dei sindaci dei comuni contermini. L’allargamento può essere un’opzione da valutare con gli altri sindaci, ma alla fine di un lungo percorso. 

(Roberta Labruna)

 

Francesco Rucco: «Giunta itinerante per i confronti con i residenti»

Qual è l’appello più frequente arrivato dai quartieri?
Tra le richieste c’è quella del controllo dal punto di vista della sicurezza. Parlo in particolare di furti nelle abitazioni e atti vandalici. Tutti chiedono la presenza sul territorio, ma le forze di polizia non possono essere ovunque sempre. L’obiettivo è arrivare a 150 agenti di polizia locale in organico nei prossimi 5 anni per poter garantire il vigile di prossimità, ossia il vecchio vigile di quartiere.

Nostalgia delle circoscrizioni?
Com’erano no, ma come consigli di quartiere anche sì. Vogliamo portare maggiormente l’amministrazione nei quartieri, andando a fare anche giunte e consigli nel territorio. Prima di arrivare ai consigli di quartiere come sono presenti in altre città, è importante però avere amministratori locali che si occupino ciascuno di un quartiere, anche per trasferire esigenze.

Quindi anche giunte fuori da Palazzo Trissino?
Sì. È un’iniziativa che abbiamo definito “Vicenza insieme” e mirata alla partecipazione. Quello che il Covid non ci ha permesso di fare.

I consigli comunali però non sono molto partecipati.
Le persone vogliono gli amministratori nei quartieri e il confronto diretto. E farlo serve tantissimo. Stare distaccati dai quartieri comporta il fallimento dell’amministrazione.

Sta emergendo il tema della carenza dei medici di base, ad esempio ai Ferrovieri.
Ai Ferrovieri abbiamo cercato di capire la situazione e cosa potevamo fare. Il Comune eseguirà i lavori sulla struttura e l’Ulss troverà i medici. L’esigenza del quartiere è sacrosanta e abbiamo detto all’Ulss che il servizio deve rimanere lì. Ora ci vorranno i tempi tecnici per sistemare la questione e ripristinare il servizio. 

Anche per gli anziani il periodo è difficile. Cosa si può fare?
Tutti i centri aggregativi del Comune sono stati riaperti e abbiamo dato un sostegno economico. Gli anziani sono tornati a frequentarli e questo è fondamentale per la socializzazione. Diverso è il tema dei centri diurni, che sono gestiti da Ipab. Il Trento è di Ipab, villa Rota Barbieri ha ripreso, sul Bachelet pesano i costi su Ipab. Stiamo ragionando su un sostegno alle famiglie. 

Con il Covid sono emerse nuove povertà. Che interventi sono previsti?Abbiamo fatto dei fondi di solidarietà con sostegni alle famiglie e anche alle attività economiche, con interventi diretti o sconti sulle tariffe. Siamo d’accordo con il sindaco di Verona di rifare un nuovo fondo anche quest’anno con un extra utile sempre di Agsm Aim. Aspettavamo le elezioni perché altrimenti sembrava elettorale. Se ne occuperà la nuova amministrazione. 

(Alessia Zorzan)

 

Claudio Cicero: «Dobbiamo tornare alle vecchie circoscrizioni»

Ci sono quartieri che si sentono abbandonati. Come si può colmare la distanza? 
Lo scollamento c’è perché manca la partecipazione del cittadino. Faccio un esempio: quando hai un negozio sotto casa è più facile che lo frequenti. Il Comune invece è un po’ come un centro commerciale, distante. Ci vai, ma se ti serve il pane vai nel negozio di vicinato, dove fai anche due chiacchiere. Sa qual è stato il problema? Aver levato le circoscrizioni, che erano come il negozio sotto casa. Io arrivo da lì, le assemblee erano sempre affollatissime. Mica come il consiglio comunale dove di cittadini non se ne vedono. 

La soluzione è quindi ricreare degli organismi di quartiere? 
Sì, perché è così che un’amministrazione riesce ad avere occhi e orecchie nei quartieri, a capire cosa c’è da fare, cosa non va. 

Ma lei è proprio per replicare le vecchie circoscrizioni? Non sono una macchina troppa costosa da sopportare per un’amministrazione locale? 
No, gli sprechi sono altri. Io credo che occorra tornare alle vecchie circoscrizioni, organi elettivi, con potere deliberativo su alcune materie, che funzionavano perfettamente. E che decentravano i servizi sul territorio, mentre oggi sono tutti centralizzati. Io voglio tornare a questo, a riportare più servizi possibili direttamente nei quartieri. Questo è utile per tutti, compresi gli anziani. Faccio una parentesi, le circoscrizioni erano anche delle palestre incredibili per chi voleva fare politica. Oggi i consiglieri arrivano in Comune che manco sanno la differenza tra una delibera o una mozione. 

Ha citato gli anziani: cosa si può fare per loro? 
Come ho detto fargli avere i servizi vicino a casa è fondamentale, così come farli sentire parte della comunità e farli vivere in quartieri curati. Anche l’idea di piccoli condomini, con spazi comuni, un portiere condiviso, figure che siano loro di supporto, mi convince molto. Facendo ricorso anche al volontariato, perché su questo i vicentini sono imbattibili. L’altro tema è quello delle case di riposo che hanno rette troppo care. I costi a carico di una famiglia, sia che l’anziano sia a casa sia che sia una struttura, sono altissimi. E molti, per pudore, non chiedono aiuto. Io credo che chi è realmente in difficoltà economica vado aiutato in ogni modo. 

I problemi principali dei quartieri quali sono? 
I cittadini lamentano soprattutto problemi legati alle viabilità, alla sicurezza e in generale alla trascuratezza. Davvero bisogna invertire la rotta e per farlo occorre qualcuno che conosca la città, la guardi con occhio critico, stia fuori da palazzo Trissino, stia in strada, che si metta a fare, non a parlare. Insomma, serve Cicero. 

(Roberta Labruna)

 

Stefano Crescioli: «Ambulatori aperti 24 ore per tutta la settimana»

Qual è il problema che ha sentito maggiormente nei quartieri?
Sicuramente c’è la necessità di rivitalizzare il centro storico. Poi purtroppo il problema della città è che Vicenza si è espansa a macchia d’olio. Sono scelte politiche anche quelle. 

In che senso? 
Fuori dalla cinta della città non si dovrebbe mettere neanche un mattone, all’inglese. Cosa significa circonvallazione? Che delimita. Qui, invece, non appena è stata costruita, si è iniziato subito a realizzare edifici oltre.

Però i quartieri, così come sono, hanno costituto delle comunità. Quali le criticità?
Sono stato uno dei pochi ultimi a essere assunto come specialista all’Asl. La medicina specialistica, a lungo oggetto di interesse dell’ex ministro Bindi che tanto ha fatto per riuscire a chiuderla che quasi ci è riuscita non pensando, è il futuro. Oggi ci sono tecnologie inimmaginabili. Ho sempre creduto nella medicina pubblica e, fino a pochi anni fa, sono stato anche un aziendalista convinto.

Quindi ritiene che il problema sia la sanità... 
Mi è dispiaciuto molto vedere la grande riduzione dell’offerta dei servizi in nome di una mai compresa attività di risparmio. L’errore è insito nella parola “azienda sanitaria”, perché non deve rispondere dei bilanci ma di sanità e salute. Che poi ci sia un sistema politico che ha portato verso una sanità in bilancio bisogna chiedere conto a quello.

Cosa fare, quindi?
È facile chiudere un poliambulatorio il sabato. Anche se adesso non si chiamano più ambulatori o poliambulatori. Come le chiamano? Case della carità?

Case della salute?
Case della carità. Credo che servano Case della salute aperte 7 giorni su 7, 24 ore al giorno perché la domenica mattina o la sera, se uno ha un semplice mal di pancia, ha a disposizione un medico. Ed è importante che ci siano le attrezzature basiche, come quelle per la diagnostica, quelle di laboratorio e l’ecografia sempre disponibili. 

Da professionista, qual è la situazione? 
Vicenza è passata da avere quattro poliambulatori a averne uno. Non c’è personale da impiegare per il lavoro e si stanno facendo avanti quelle private.

Se dovesse diventare sindaco, quale sarebbe la prima cosa di cui si interesserebbe?
C’è una cosa che farò anche se non diventerò sindaco e se non verrò eletto, andando a chiedere ai miei colleghi eletti ma non la posso dire. A parte gli scherzi, mi stuzzicherebbe andare a vedere come viene gestito il patrimonio immobiliare del Comune.

(Karl Zilliken)

 

Edoardo Bortolotto: «Cohousing per gli anziani negli immobili comunali»

Il Comune cosa può fare per gli anziani, tra aiuti e iniziative?
Gli anziani vengono visti spesso come un problema, ma possono essere anche una risorsa. In centro ci sono molti immobili del Comune non utilizzati, che potrebbero essere destinati al cohousing; con abitazioni adatte a una popolazione anziana autosufficiente, con i servizi sociali e di sicurezza. A Treviso è stato fatto. Si può anche affiancarvi il co-working per i giovani che siano disponibili a partecipare a progetti di volontariato, prevedendo loro un appartamento o uno sconto sul canone. 

Ha qualche area in mente?
La zona della Rocchetta potrebbe prestarsi a una riqualificazione di questo genere, con l’avvio di un circolo virtuoso. 

E per gli anziani fragili e non autosufficienti?
In questo caso si entra nell’ambito sociosanitario e dei rapporti con l’Ulss. Anche il Comune però può intervenire. Con il Pnrr ci sono risorse per le case di comunità, che per me vanno pensate come servizio sociosanitario a largo spettro, anche con spazi per le associazioni, punto sul quale può esserci il coordinamento del Comune. C’è poi la figura dell’infermiere di famiglia, ossia mettere a disposizione un soggetto qualificato per le esigenze di base delle famiglie, come iniezioni o somministrazioni di farmaci. Anche sulla questione delle badanti bisogna aprire un capitolo e pensare a mettere in piedi un albo, in modo da avere più garanzie. 

Servizi che si possono delocalizzare anche nei quartieri?
Certo, si deve passare da un centro-periferia in contrasto a un sistema a rete. Bisogna garantire servizi qualificati in tutti i quartieri, non solo in centro dove, tra l’altro, i residenti sono in progressiva diminuzione. Anche le case di comunità devono essere più d’una. Ci sono anche altri interventi, ad esempio i centri diurni. Oggi di tre, due sono chiusi. Una necessità a cui la città non dà risposta. 

I quartieri chiedono anche sicurezza.
Abbiamo in programma il vigile di quartiere o “di prossimità”, inteso come una figura che dia una presenza di controllo e sia anche raccoglitore di informazioni. In questo modo possono emergere anche situazioni di disagio o violenza, che possono poi essere prese in carico. 

Cosa pensa del controllo del vicinato?
Non lo vedo come soluzione, perché potrebbe creare falsi allarmi. Ed è importante che non si sostituisca alle forze dell’ordine. Se c’è deve essere strutturato bene, serve preparazione. Che poi, alla fine, il controllo di vicinato c’è sempre stato. Credo di più nel vigile di prossimità, che può fare anche da filtro nelle segnalazioni.

(Alessia Zorzan)

 

Annarita Simone: «Ascoltare i cittadini per ricercare soluzioni»

Quali sono i temi più ricorrenti nei quali si è imbattuta girando tra i quartieri in campagna elettorale?
La gente è stanca della politica che non ascolta. Per i salari bassi, gli affitti alti, perché non riesce ad arrivare alla fine del mese. Sono problematiche che vivono tutti e che vivo anch’io. Anzi, se mi sono candidata è perché conosco bene i problemi delle persone. Sono una sindacalista e lotto. Il primo maggio siamo stati in piazza a manifestare, abbiamo chiesto al sindaco di impegnarsi a chiudere i negozi nei giorni festivi.

Se diventasse sindaca, come agirebbe su questo fronte?
Farei chiudere i centri commerciali e i supermercati nei giorni festivi; chi lavora nel commercio viene strizzato. Oltre al fatto che i grandi punti vendita penalizzano le piccole botteghe. La gente, infatti, si sposta verso i centri commerciali, dove trova gli sconti e ha maggiore potere d’acquisto oppure compra online. E anche l’online nasconde tanto sfruttamento. 

Oggi, uno dei problemi più sentiti è l’inflazione, che pesa soprattutto sulle famiglie più fragili e sugli anziani soli.
Gli anziani sono in grave difficoltà e questo è sotto gli occhi di tutti. Molto spesso vengono abbandonati perché i figli magari devono lavorare tutto il giorno. Con certe pensioni bassissime hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Il Comune potrebbe fare di più?
Sì, visto che le case di cura costano tantissimo, si potrebbero creare delle strutture alternative dove inserire le persone anziane; strutture in cui dare loro assistenza, magari in alcune ore della giornata.

Una sorta di cohousing?
Sì, tutto questo va studiato bene. Sono questioni che l’amministrazione deve valutare assieme alla comunità. Se il problema riguarda gli anziani, ascoltiamo gli anziani e i loro figli. Molte volte, a fare di testa propria, si compiono scelte sbagliate. Ascoltare, invece, permetterebbe di fare meno sbagli.

Istituirebbe i consigli di quartiere?
Sì, noi abbiamo aperto la campagna elettorale su questo tema, dicendo che bisogna ricreare i consigli di quartiere e ascoltarli davvero. Un sindaco, innanzitutto, deve avere coraggio, non serve conoscere il programmino a memoria, serve piuttosto avere il coraggio di affrontare i problemi e di ascoltare i cittadini.

Qual è la prima cosa che farebbe da sindaca?
Darei la possibilità alle mamme di utilizzare di più gli asili nido, attraverso rette agevolate o la gratuità per chi è in difficoltà. Punterei anche sulla chiusura dei negozi nei festivi, sul prezzo politico del tpl e sulle case popolari per chi sta aspettando da tempo.

(Laura Pilastro)

 

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