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Inchiesta Antimafia

«Il sen. Filippi ordinò l’attentato contro l’ex direttore del GdV, Ario Gervasutti»

L’ex parlamentare leghista, accusato di associazione mafiosa, avrebbe pagato un sodale per sparare alla casa del giornalista
L’attentato contro l’abitazione padovana dell’ex direttore del GdV avvenne nel luglio 2018. A destra, Alberto Filippi
L’attentato contro l’abitazione padovana dell’ex direttore del GdV avvenne nel luglio 2018. A destra, Alberto Filippi
L’attentato contro l’abitazione padovana dell’ex direttore del GdV avvenne nel luglio 2018. A destra, Alberto Filippi
L’attentato contro l’abitazione padovana dell’ex direttore del GdV avvenne nel luglio 2018. A destra, Alberto Filippi

L’ex senatore della Lega, il vicentino Alberto Filippi, amministratore delegato della Unichimica srl di Torri di Quartesolo, sarebbe il mandante dell’attentato all’ex direttore del Giornale di Vicenza, Ario Gervasutti, avvenuto il 16 luglio 2018. È quanto emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Venezia, coordinata dai sostituti procuratori Lucia D’Alessandro e Stefano Buccini, a carico di 43 persone (tra cui l’ex senatore vicentino) accusate di associazione di associazione mafiosa di stampo ’ndranghetista.

L'atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore de Il Giornale di Vicenza

In base a quanto ricostruito dai due pm antimafia della Dda di Venezia, Filippi «ha incaricato, dandogli un compenso in denaro, Santino Mercurio (altro indagato) di compiere un atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore de “Il Giornale di Vicenza”, Ario Gervasutti, già all'epoca caporedattore del Gazzettino.
«L’atto intimidatorio - prosegue il capo di imputazione della Dda che ha chiuso le indagini preliminari nei confronti dei 43 indagati - compiuto materialmente da Santino Mercurio, in concorso con soggetti allo stato non identificati, si concretava nell’esplosione di cinque colpi di pistola contro l’abitazione del giornalista, a Padova».

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Un fatto aggravato, secondo gli inquirenti, dall’essere stato commesso al fine di agevolare «l’attività del sodalizio mafioso, accrescendone la capacità operativa, economica e la forza di intimidazione funzionale ad assicurare le condizioni di vantaggio nel controllo del territorio da parte dell’organizzazione criminale di appartenenza».

L'ex senatore della Lega, Alberto Filippi, inchiodato da intercettazioni 

A inchiodare l’ex senatore della Lega ci sarebbero alcune intercettazioni telefoniche nonché l’ammissione dello stesso Mercurio che avrebbe confermato agli investigatori di avere ricevuto una somma di denaro per compiere l’attentato contro l’ex direttore del Giornale di Vicenza.
Filippi (che ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni, come ha riferito il suo avvocato Cesare Dal Maso) avrebbe voluto colpire il giornalista per alcuni articoli comparsi sul GdV. Servizi, risalenti al 2010 e relativi ad alcuni terreni di proprietà dell’ex parlamentare e legati alla sua attività imprenditoriale. 

L'ex direttore del GdV Ario Gervasutti: «Sono sconcertato. Incredulo»

A cinque anni dall’attentato dopo avere scoperto chi sarebbe stato il mandante delle esplosioni che hanno colpito la sua abitazione, Gervasutti si è limitato a commentare gli esiti dell’inchiesta della Dda con tre aggettivi: «Sono allibito. Sconcertato. Incredulo». Aggiungendo poi: «E sono anche sollevato per il gran lavoro svolto dagli inquirenti».

Un'altra spedizione punitiva a Pisa

Ma Alberto Filippi, oltre a essere indagato come mandante dell’attentato all’ex direttore del GdV risulterebbe essere il mandante anche di un’altra spedizione punitiva. In questo caso nei confronti della ditta Toscolapi srl con sede a Pisa.  L’ex deputato, stando alle risultanze dell’indagine condotta dai due pubblici ministeri antimafia avrebbe pagato 20 mila euro - sempre allo stesso presunto "ndranghetista" che avrebbe agito contro l’abitazione di Gervasutti - per incendiare un furgone della società toscana e del materiale stoccato nella sede dell’azienda. L’ulteriore episodio contestato all’ex senatore sarebbe avvenuto il 22 luglio 2019.

Matteo Bernardini

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