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Intervista esclusiva

Attentato all'ex direttore del GdV Gervasutti, parla Filippi: «Ecco le prove della mia innocenza»

di Matteo Bernardini
L'ex senatore della Lega è indagato per essere il mandante: «Abbiamo una superprova, un colloquio di 5 ore con chi mi accusa in cui non si fa cenno all’agguato a Gervasutti»
L'ex senatore leghista Alberto Filippi (COLORFOTO)
L'ex senatore leghista Alberto Filippi (COLORFOTO)
L'ex senatore leghista Alberto Filippi (COLORFOTO)
L'ex senatore leghista Alberto Filippi (COLORFOTO)

Alberto Filippi ci riceve nel suo studio, al primo piano della sede di Unichimica, la sua azienda, a Torri di Quartesolo. Numerosi quadri antichi alle pareti, un simulatore da Formula Uno a una delle estremità dell’ufficio; una grande scrivania in legno, coperta da appunti, ritagli di giornali e altri incartamenti, davanti alla quale l’ex senatore leghista si siede e comincia a parlare. Di fronte a lui c’è uno dei suoi due legali, l’avvocato Cesare Dal Maso (l’altro è il collega Renzo Fogliata).

Filippi, indagato dalla Dda di Venezia per essere il mandante dell’agguato all’abitazione dell’ex direttore del GdV, Ario Gervasutti, vuole raccontare la sua verità. E ribadire, pubblicamente, dopo averlo fatto per 18 ore (nel corso di due interrogatori di fronte ai pm antimafia) di essere assolutamente estraneo alle accuse che gli vengono mosse da Domenico Mercurio, appartenente alla ’ndrangheta, che nel febbraio 2020 ha fatto mettere a verbale che l'imprenditore vicentino avrebbe commissionato a suo zio Santino Mercurio alcune «ritorsioni»: «L'ultima fu un atto di intimidazione nei confronti di uno scrittore o giornalista di Padova», Gervasutti appunto.

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Una storia due vittime

«Voglio parlare di tutte le prove della mia innocenza - esordisce Filippi - perché in questa storia ci sono certamente almeno due persone vittime di questa assurda vicenda: una è Gervasutti, a cui va tutto il mio dispiacere per quanto gli è accaduto; l’altra sono io. Da agosto, e senza prove, è stata scritta una sentenza mediatica quando nemmeno ero stato rinviato a giudizio. E questo con tutta una serie di conseguenze. Mio padre è stato colpito da un ictus; le mie bambine sono state costrette a cambiare scuola e la mia azienda ha avuto una grave serie di ripercussioni economiche».

Filippi, ripercorrendo quanto avvenuto, e leggendo il passo di una sentenza depositata nel settembre scorso, rimarca, a suo dire, l’inattendibilità del pentito che lo ha chiamato in causa: «Negli ultimi quindici mesi ci sono almeno cinque-sei casi (compreso il mio) in cui Mercurio fa svolgere processi o dice bugie agli inquirenti e nei tribunali. Io la mia innocenza l’ho provata nel corso di 18 ore di interrogatorio davanti ai pubblici ministeri. Che ringrazio per avermi voluto ascoltare. Significa che hanno avuto l’intenzione di cercare la verità».

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La superprova

Filippi e il suo collegio difensivo, nei due giorni di interrogatorio, sono certi di essere riusciti a ribaltare completamente il fronte tanto da chiedere ai pm l’archiviazione del caso (oltre a essere indagato quale mandante dell’agguato a Gervasutti, Filippi lo è anche per un atto intimidatorio nei confronti di un’azienda toscana). La certezza della difesa starebbe in quella che lo stesso Filippi e l’avvocato Dal Maso hanno ribattezzato col termine di «superprova». «Si tratta di una registrazione di cinque ore (tra lo stesso Filippi e Domenico Mercurio, ndr) messa a disposizione della procura in cui non viene mai fatto alcun accenno al caso Gervasutti. In cinque ore di conversazione non c’è nulla».

Per l’ex parlamentare, Mercurio sta inventando per accreditarsi come pentito. «Anche la fattura da 25 mila euro (soldi che sarebbero dovuti essere il compenso per l’attentato all’ex direttore del GdV) abbiamo dimostrato essere una fattura vera, per dei lavori - continua Filippi - È tutto certificato. Ci sono delle mail che lo dimostrano». Tutta la vicenda per il proprietario di Unichimica si regge su «un non movente» perché «Gervasutti dal 2009 al 2016 non ha mai avuto motivo di parlare di Unichimica (Mercurio avrebbe detto che alla base della vendetta di Filippi ci sarebbero stati degli articoli legati a dei problemi di inquinamento dell’azienda, ndr). Sono innocente perché lo dicono i fatti. E se dovessi incontrare Gervasutti d’istinto mi verrebbe da abbracciarlo. Fraternamente».

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