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Il focus

«Dopo le 21 in centro a Vicenza siamo in “lockdown”. Abbiamo bisogno di più eventi»

Ristoratori e baristi invocano iniziative per rendere il centro storico attrattivo. Favorevoli anche ai parcheggi a sbarra gratuiti in orario serale e all’ipotesi di vigilanza privata «ma il Comune deve fare la sua parte»
Uno scorcio del centro cittadino risalendo da piazza Matteotti
Uno scorcio del centro cittadino risalendo da piazza Matteotti
Uno scorcio del centro cittadino risalendo da piazza Matteotti
Uno scorcio del centro cittadino risalendo da piazza Matteotti

Una città ad orario limitato. Almeno in centro storico: «Qui dopo le 21 non c’è più nessuno, peggio che durante il lockdown: o meglio, qualcuno c’è e sono i delinquenti che approfittano del “deserto” per girare indisturbati e fare quello che vogliono». Parola di chi, come Simone Mantega, titolare del bar caffetteria “Tazza d’oro” di corso Palladio, i luoghi centrali del capoluogo li conosce, li frequenta e li presidia da decenni. «È da 18 anni che siamo qui, tutti i giorni, dalle 6 del mattino alle 20, che diventa l’una nella bella stagione - precisa Mantega - e una situazione come quella attuale non l’ho mai vista».

SONDAGGIO: Vicenza, come rivitalizzereste il centro?

La paura

Il riferimento è all’escalation di rapine, furti, violenze che si sta registrando nelle ultime settimane. «Le mie dipendenti non escono mai da sole, le accompagniamo sempre, perché già dopo le 20 c’è da aver paura, noi abbiamo allarme e videosorveglianza ma mi rendo conto di quanto rischiamo ad uscire con l’incasso, siamo sempre in pericolo». Per Mantega, come per altri colleghi esercenti, la soluzione regina sarebbe una e una soltanto: «Rivitalizzare il centro, portando eventi ma anche rendendosi nuovamente attrattivi per le grandi catene commerciali, che possono attirare le persone e i giovani in particolare». Per la barista del “Caffè dei Signori”, in piazza dei Signori, «già dopo le sette c’è il nulla, per questo servirebbero molto più controlli alla sera».

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Le proposte

Ma tra le soluzioni messe sul tavolo dai gestori ci sono anche parcheggi a sbarra gratuiti e, altro tema ricorrente, vigilanza privata e potenziamento dell’illuminazione. «Qui in piazza Biade non c’è luce, diventa una zona totalmente buia rispetto a piazza dei Signori e molti gruppetti si nascondono lì, lo abbiamo fatto presente varie volte al Comune», riferisce Leonardo Manelli, della gelateria-bar “Cremarelli”. Anche in piazza delle Erbe, una delle aree clou della movida cittadina, il calo di movimento comincia a farsi notare. «Normalmente saremmo aperti fino all’una, ma ormai dopo le 21 chiudiamo perché non c’è più anima viva, è come se avessimo il coprifuoco» scrolla le spalle il titolare di uno storico locale (che preferisce non essere citato con nome e cognome).

Progetti "fissi"

A pochi passi, il “Cucù” continua a mantenere l’orario consueto: «Sette giorni su sette, fino alle due» sottolinea la proprietaria, Guendalina Feltrin. Per lei, quella della rivitalizzazione del centro come arma contro il degrado e l’abbandono è una battaglia antica: «Sono stata la prima a prendere in mano la spiaggetta di San Biagio, anni fa, quando c’erano ragazzi che si bucavano accanto a noi che allestivamo il bar - ricorda - fin da allora ho sempre sostenuto che si dovesse mantenere l’attività anche in inverno, perché appena si va via, tutto torna come prima». Un concetto applicato anche a iniziative e festival: «L’evento estemporaneo non serve a nulla, ci vogliono progetti diffusi e “fissi” e questo è il compito dell’amministrazione comunale - evidenzia Feltrin - noi possiamo anche essere disponibili a pagare di tasca nostra la vigilanza privata per aumentare la percezione della sicurezza, ma il Comune deve darci, come contropartita, un vero programma di appuntamenti musicali, culturali e simili, altrimenti il vuoto resterà e andremo solo a far scendere altre serrande». 

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«Il Comune deve fare la sua parte»

A ribadire che la rotta deve essere tracciata dall’amministrazione «e non da commercianti e ristoratori» è anche lo chef Matteo Grandi: un suo collaboratore è stato la prima vittima della recente ondata di criminalità, rapinato a fine turno lo scorso primo febbraio.  «E da allora non è cambiato nulla - chiarisce Grandi - quel segnale forte che ci aspettiamo, finora non c’è stato». 
Per lo chef stellato, che in città gestisce il ristorante stellato “Matteo Grandi in Basilica”, il bistrot omonimo e “Pizza dei Signori”, «bisogna fare dei tentativi per trovare una soluzione al problema numero uno e cioè il fatto che il centro è vuoto». Rispolverando, magari, strategie mai del tutto accantonate come l’apertura della Ztl in orario serale.

 

Giulia Armeni

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