<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'opinione

Vicenza e la certezza di non sentirsi sicuri in centro

di Nicola Negrin

Ma Vicenza è una città sicura? Nei giorni scorsi qualche amico commerciante mi ha detto: "Smettetela di scrivere di queste aggressioni, altrimenti le persone non verranno più in centro perché hanno paura".

SONDAGGIO: Come rivitalizzereste il centro?

Il punto è: il problema sono gli articoli di cronaca che raccontano quanto sta accadendo nel cuore di Vicenza (e non solo) o sono i troppi episodi che stanno avvenendo? Sì, perché - al di là di quanto si può trovare sul nostro giornale - la questione inizia ad essere preoccupante e la sensazione è che, no, non sia poi davvero così sicuro girare per il centro storico della nostra città, soprattutto dopo una certa ora. Sia chiaro, chi scrive abita, vive e frequenta il centro - di giorno ma soprattutto di sera/notte - da sempre. E quindi non si sta parlando di percezione, ma di una certezza. Che è diffusa e condivisa anche da amici, parenti e conoscenti che abitano a Vicenza; uno di questi, tra parentesi, è una delle vittime delle ultime aggressioni. Se a 38 anni si deve aver paura di tornare a casa dopo cena, con un tragitto che parte ad esempio da piazza dei Signori e attraversa le strade più centrali (corso Palladio, Fogazzaro, piazza Castello) significa che c'è un problema.

Nel giro di una settimana sono state quattro le aggressioni avvenute in centro; tutte più o meno con la stessa tecnica. Una persona viene avvicinata con una scusa ("Una sigaretta?") mentre cammina in una via poco frequentata, viene spintonata, aggredita e viene rapinata: spesso per qualche spicciolo o un cellulare. Si aggiungono poi gli ultimi episodi che riportiamo sopra, che hanno come teatro due zone poco distanti dal centro e che contribuiscono ad innalzare il livello della paura. No, spiace dirlo soprattutto per chi vuole bene e ama la città in cui è nato e vive, ma Vicenza non si può più definire una città sicura. Almeno in questo periodo. Certo, sarebbe semplice ignorare il problema ("Non continuare a scrivere queste cose, perché così le persone non avranno paura di venire in centro"), ma la verità è che non ci si può sentire tranquilli a passeggiare dopo una certa ora nel centro di Vicenza. E stiamo parlando di quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della città; la zona a traffico limitato, la zona più viva, ricercata e frequentata. Una zona che in realtà sembra presentarsi isolata, abbandonata e tenuta viva la sera dai due cinema rimasti, dai ristoranti, dai bar e dai locali con i rispettivi titolari e dipendenti.

Cosa fare dunque? Difficile dare una risposta. La prima cosa da fare è non arrendersi, non arretrare. Perché solo un centro vivo è un centro sicuro. Ma le risposte i cittadini le attendono dalle forze dell'ordine, da chi coordina le indagini, da chi ha il compito di garantire e gestire la sicurezza. Cosa si intende fare per ritornare a una situazione di normalità? Alcuni ristoratori, ad esempio, avevano provato la strada dell'intesa per attivare una sorveglianza notturna con la vigilanza privata; era una buona soluzione ma che faceva comunque leva sull'iniziativa privata, sulla determinazione e buona volontà dei commercianti. Difficile, dunque, dare loro qualche colpa per il mancato avvio dell'iniziativa - naufragata per un mancato accordo economico - se alle spalle non c'è stato un vero sostegno. Ecco perché servono risposte e interventi. Perché non ci si può sentire meno sicuri a camminare di notte nel centro storico di una piccola città come Vicenza (110 mila abitanti) rispetto che nel centro di una metropoli americana come Philadelphia (1,6 milioni di residenti) dove il problema della povertà, dei senza fissa dimora e del crimine è concreto.

Suggerimenti