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La grande opera

A31 verso Rovereto, Vicenza avvisa Trento. «Inutile e costosa. Così è un nonsense»

Confindustria e Confartigianato bocciano il progetto approvato da Trento. «È un grandioso fallimento dal punto di vista progettuale e politico»

«Inutile e costosissima l’uscita a Rovereto sud, un assoluto nonsense dal punto di vista trasportistico». Così la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta l’approvazione, da parte della giunta della Provincia autonoma di Trento, del nuovo tracciato per la Valdastico Nord. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il comparto degli artigiani. «Il sì per l’uscita a Rovereto equivale a dire che la Valdastico Nord non si fa», dichiara il presidente di Confartigianato Gianluca Cavion.

Confindustria e Confartigianato bocciano il prolungamento "mozzato"

È una bocciatura netta quella che arriva dal mondo imprenditoriale, dopo che la giunta trentina ha dato il via libera alla variante al Piano urbanistico provinciale per “l’ambito di connessione corridoio est”, con, sì, il prolungamento a nord della Valdastico ma con uscita a Rovereto, da sempre mal visto, al di qua dei confini regionali. Il territorio vicentino ha sempre spinto per l’uscita verso Trento, con l’innesto con l’A22. 

Dalla Vecchia: «Fallimento progettuale e politico»

«Decenni a parlare di trovare uno sbocco a nord - spiega Dalla Vecchia - e alla fine la grande iniziativa del nuovo corso di Trento è approvare una inutile, quanto costosissima, uscita a Rovereto sud. Decenni a ricercare compromessi, soluzioni progettuali all’avanguardia, un percorso che rispettasse, più che giustamente, le necessità viabilistiche, urbanistiche, ambientali, di rispetto della vita degli abitanti e dei diritti delle persone che lavorano, e la soluzione approvata dalla giunta trentina, oltre alle delicatissime criticità geologiche, va invece a costituire un assoluto nonsense dal punto di vista trasportistico».

E ricorda: «Il sistema economico vicentino rappresentato dalla Camera di commercio si era già espresso nella primavera 2019 sulla “ipotesi Rovereto”, evidenziando come non basti uno sbocco qualsiasi sulla A22 per giustificare l’innegabile sacrificio che in termini di consumo di suolo e di impatto ambientale verrebbe imposto alla Valle dell’Astico. Tale sacrificio deve trovare compensazione nel servizio trasportistico offerto dall’infrastruttura alle comunità e agli operatori economici dell’Alto Vicentino e dell’intera provincia berica, servizio del tutto assente nel caso in cui tra la fine del tratto veneto e lo sbocco sulla A22 vi sia un’irrazionale deviazione in direzione sud-ovest. Inoltre, un simile tracciato risulta del tutto ininfluente rispetto ai flussi di traffico sulla strada statale 47 “Valsugana”, rinunciando ad ogni effetto di sistema tra la Superstrada Pedemontana e l’A31 nella gestione dei traffici che interessano l’area bassanese e del nord ovest trevigiano. La decisione della giunta provinciale trentina costituisce l’ultima, sconfortante, puntata di una storia assurda, iniziata nel 1965, che vede due territori, considerati tra i più dinamici e legati all’Europa centrale, incapaci di condividere un collegamento infrastrutturale moderno ed efficiente. Si tratta di un grandioso fallimento, su tutta la linea. Progettuale e politico, in primis. Se in passato si fosse ragionato con lo stesso miope localismo, non avremmo neanche la A4. Chi ha responsabilità politiche ed istituzionali deve rendersi conto che se come Nordest restiamo fermi, il mondo continua a muoversi lo stesso. Non ci aspetta. Tanto meno sta ad aspettarci per 60 anni. Inoltre, tutti devono essere consapevoli che anche il lavoro si muove e lo fa con una velocità che evidentemente molti decisori non sono in grado di comprendere, facendo così del male irrimediabile alle proprie comunità. Gli imprenditori stanno cercando di salvare il lavoro sul territorio e si augurano che le istituzioni e la politica li supportino adeguatamente, anziché remare contro».

Cavion: «Percorso che si discosta dai bisogni delle imprese»

«Ricordiamo - sottolinea il presidente di Confartigianato - che l’Alto Vicentino e la zona pedemontana costituiscono il secondo polo industriale in Veneto e uno dei più importanti del nord Italia, un territorio caratterizzato da dinamismo imprenditoriale con volumi di fatturati importanti e la presenza di aziende e filiere che competono a livello mondiale. Queste realtà, a forte vocazione manifatturiera e meccanica in particolare, si confrontano soprattutto con la Germania che è il primo mercato per export vicentino d’Europa. Per le imprese un tragitto “diretto” verso il Brennero rappresenterebbe la soluzione più veloce, migliore, economica e per alcuni versi più sostenibile. Un nuovo tracciato non rispondente a tali caratteristiche si scosterebbe dai bisogni delle imprese essendo più lungo e costoso». 

Matteo Carollo

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