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Bassano

Caso Jannacopulos, il Riesame: «Nessuna minaccia al direttore dell'Ulss 7»

Le motivazioni con cui il Tribunale ha annullato l'interdizione del patron di Medianordest. «Pressioni a Bramezza prima dei servizi ma perplessità sul numero Ravvisata la condotta ritorsiva».
Jannacopulos con l'avv. Paniz ha sempre parlato di legittimo diritto di critica
Jannacopulos con l'avv. Paniz ha sempre parlato di legittimo diritto di critica
Jannacopulos con l'avv. Paniz ha sempre parlato di legittimo diritto di critica
Jannacopulos con l'avv. Paniz ha sempre parlato di legittimo diritto di critica

«Il comportamento di Giovanni Jannacopulos, patron di Medianordest, non integra il reato di minaccia ai danni del direttore generale Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza». Sono queste le motivazioni che hanno spinto il Tribunale del Riesame di Venezia ad accogliere il ricorso presentato dall'indagato, difeso dall'avvocato Maurizio Paniz, e quindi ad annullare l'interdizione dall'attività di editore emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vicenza, Mantovan, lo scorso 11 ottobre. Sempre per il tribunale lagunare, «l'eventuale ipotesi di diffamazione sarebbe scriminata dal diritto di critica esercitato dai giornalisti dell'emittente televisiva».

Le indagini

Il caso è scoppiato all'inizio di ottobre, quando la procura di Vicenza, a conclusione dell'indagine della guardia di finanza di Bassano, anche con intercettazioni che hanno coinvolto politici e medici, ha ottenuto verso l'imprenditore residente a Rosà e proprietario del gruppo Medianordest, il divieto di esercizio dell'attività di impresa giornalistica. Le indagini avrebbero evidenziato come il patron tv, pur non avendo incarichi diretti all'interno delle emittenti Rete Veneta e Antenna Tre, avrebbe esercitato un potere assoluto sulla scelta dei servizi mandati in onda, come pure avrebbe avuto un ruolo primario nelle presunte minacce rivolte al direttore generale Bramezza e al suo segretario personale Marco Volpato, finalizzate anche a pilotare le decisioni su alcuni incarichi all'interno dell'ospedale San Bassiano. Elementi, questi ultimi, emersi proprio con le intercettazioni.

La difesa

L'imprenditore, anche davanti ai giudici di Vicenza, ha sempre ribadito la sua posizione: «Nessuna minaccia, solo il legittimo esercizio del diritto di critica e censura nei confronti dell'attività di una direzione generale che la popolazione e il territorio segnalavano come completamente inadeguata». Le contestazioni degli inquirenti riguardano la messa in onda di oltre 400 servizi televisivi in 14 mesi, che avrebbero avuto l'obiettivo di creare dissenso attorno al manager sanitario, sempre sul filo sottile che differenzia l'informazione dalla propaganda. La difesa non ha mai arretrato di un millimetro nella sua tesi, ritenendo che «non vi fossero le minacce, e nemmeno le indicazioni di atti contrari ai doveri di ufficio», e precisando come «l'ingegner Jannacopulos avesse solo esercitato il suo diritto di critica e censura nei confronti della direzione Ulss 7, sulla base di moltissime segnalazioni che arrivano sia a lui che ai giornalisti delle emittenti da medici, infermieri, politici, e cittadini, ai quali è stata data voce attraverso i servizi televisivi».

Motivazioni ed etica

Il Riesame, nelle sue motivazioni, precisa che «gli episodi nei quali Jannacopulos ha fatto pressioni per decidere del lavoro dei medici all'interno del San Bassiano sono avvenute prima dell'avvio della messa in onda dei servizi critici nei confronti dell'operato di Bramezza, e che semmai si potrebbe parlare di una condotta ritorsiva di Jannacopulos, per aver visto disattese le sue richieste». Le motivazioni parlano pure di perplessità rispetto al numero massivo di servizi messi in onda dal novembre 2021 (400 in 14 mesi, quindi 2 al giorno), ma «anche in questo caso rimane incerta e non individuata la finalità illecita». I giudici veneziani riconoscono come «l'appellante nutrisse una forte e aspra ostilità nei confronti del Bramezza, è certo e traspare da tutte le conversazioni oggetto di intercettazioni telefoniche, così come è certo che Jannacopulos non perdesse occasione di sollecitare i suoi contatti, a livello politico locale e regionale, da un lato per fomentare l'opinione pubblica locale, dall'altro per sollecitare ai vertici politici regionali, la rimozione del dirigente malvisto». Infine c'è un aspetto che emerge per la prima volta, quello relativo all'esposto fatto da Bramezza, che avrebbe avviato le indagini: «Rimane dubbia - spiegano i giudici lagunari - la stessa genesi del procedimento che non prendeva avvio da una segnalazione o un esposto ma da un'autonoma iniziativa della polizia giudiziaria».Le indagini continuano.

Francesca Cavedagna

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