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L’ASCESA DEL POPULISTA ORBAN

Il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, nella Sala Ovale della Casa Bianca a Washington. Tra i due l’intesa è molto forte su tutti i temi internazionali. EPA/SZILARD KOSZTICSAKUna manifestazione a Budapest per la libertà di stampa
Il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, nella Sala Ovale della Casa Bianca a Washington. Tra i due l’intesa è molto forte su tutti i temi internazionali. EPA/SZILARD KOSZTICSAKUna manifestazione a Budapest per la libertà di stampa
Il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, nella Sala Ovale della Casa Bianca a Washington. Tra i due l’intesa è molto forte su tutti i temi internazionali. EPA/SZILARD KOSZTICSAKUna manifestazione a Budapest per la libertà di stampa
Il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, nella Sala Ovale della Casa Bianca a Washington. Tra i due l’intesa è molto forte su tutti i temi internazionali. EPA/SZILARD KOSZTICSAKUna manifestazione a Budapest per la libertà di stampa

I detrattori parlano di doppio gioco, i sostenitori di grande abilità. Mettiamola così: Viktor Orban incarna con grande disinvoltura la figura del populista che ha sposato la democrazia ma che l’ha tradita così tante volte al punto di rendere il divorzio un’ipotesi sempre più probabile. E questo per l’Ungheria, per l’Europa e per l’Occidente in genere rischierebbe di provocare una slavina politica dalle conseguenze difficilmente prevedibili. DOPPIO GIOCO. Il primo equilibrismo è di natura strettamente politica. E cioè: Orban è un sovranista o un esponente del partito popolare? Alla vigilia delle elezioni europee questo rimanere in bilico tra i due schieramenti denota un “né di qua-né di là” che non può essere sostenibile a lungo. Dunque, è stato sospeso dal gruppo dei popolari, è corteggiato dai populisti ma non va a Milano all’internazionale del sovranisti con Matteo Salvini e la Le Pen. Ma, al di là, quello che ha stupito è lo strano rapporto di amore-odio che si è instaurato tra il governo ungherese guidato dal partito di destra di Orban, Fidesz, e il mondo ebraico. Il New York Times ha dedicato un servizio a questo strano fenomeno, unico al mondo, che riesce a tenere insieme buoni rapporti e stima per Israele con posizioni che spesso scivolano nel territorio odioso dell’antisemitismo. Per citare due tra i tanti esempi delle contraddizioni prese in esame dal quotidiano americano, basta partire dalla meritoria decisione dell’ufficio del primo ministro ungherese di donare 3,4 milioni di dollari a iniziative avviate per combattere l’antisemitismo in Europa. «Il giorno dopo - riporta il New York Times - una rivista controllata dall’avvocato di Orban ha dedicato la sua copertina a un’immagine di Andras Heisler, il leader della più rappresentativa organizzazione ebraica in Ungheria, mentre fa la doccia con banconote. I gruppi ebraici di mezzo mondo hanno denunciato rapidamente quella copertina come antisemita. Orban si è rifiutato di prendere le distanze dalla rivista. E questo è solo un esempio di come il leader dell’Ungheria, spesso all’interno della stessa settimana, si renda protagonista a un tempo di iniziative pro e contro l’antisemitismo». Lo stesso banchiere Heisler ha definito questo comportamento come il doppio gioco di Orban. L’ABILE ASCESA. Eppure Orban, nonostante le critiche e le preoccupazioni che arrivano da tutta Europa, sta salendo nella graduatoria del consenso internazionale. L’ultimo ad aprirgli le porte e a farlo entrare, come dire, in società è stato niente meno che Donald Trump, che ha accettato di riceverlo con tutti gli onori nella Sala Ovale della Casa Bianca. Non senza polemiche, però. Proprio in virtù del suo discutibile percorso nei meandri dell’antisemitismo, nove membri democratici del Congresso avevano chiesto a Trump di annullare l’appuntamento. Il presidente americano, lungi dall’annullarlo, l’ha celebrato come uno di famiglia definendolo, come riporta il New York Times, «leader controverso ma considerandolo un complimento: “Molti ritengono controverso pure me”, ha aggiunto». Business is business, e l’America all’Ungheria qualche arma deve venderla. Ma in questo caso la vicinanza tra Orban e Trump è reale. Il presidente ungherese non fa mistero di essersi ispirato al collega statunitense per convincere i connazionali a votare per Fidesz con lo slogan Hungary First. SUCCESSO. Nonostante queste controversie, Orban sta portando avanti questo esperimento di “democrazia illiberale”, come lui stesso qualche volta l’ha chiamato, ottenendo un grande successo tra gli ungheresi. Il “doppio gioco” citato a proposito dell’antisemitismo non va slegato, per dire, dal fatto che la comunità di 100 mila ebrei che vive in Ungheria si sente sicura e rispettata. E in più gli ungheresi hanno approvato il suo blocco delle frontiere imposto ai migranti. Su tutto questo soffia un debole venticello europeo che non sposta di un millimetro il ciuffi di Orban. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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