<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL PERSONAGGIO. La ricostruzione dei templi egiziani nel 1965

Abu Simbel
ingegneria
vicentina

Luigi Rossato (al centro), esperto di pietre e marmi, fu scelto per sovrintendere al taglio del tempio
Luigi Rossato (al centro), esperto di pietre e marmi, fu scelto per sovrintendere al taglio del tempio
Luigi Rossato (al centro), esperto di pietre e marmi, fu scelto per sovrintendere al taglio del tempio
Luigi Rossato (al centro), esperto di pietre e marmi, fu scelto per sovrintendere al taglio del tempio

Sono trascorsi cinquant'anni da quando in Egitto, nel maggio 1965, iniziarono i lavori per lo smantellamento e la ricostruzione dei due templi rupestri fatti erigere, ad Abu Simbel, dal faraone Ramses II (XIII secolo a.C.), minacciati di inabissamento dalla diga di Assuan. Come noto, la comunità internazionale si mosse con decisione, raccogliendo l'appello lanciato nel 1959 dall'Arabia Saudita e nel 1960 dallo stesso Egitto. L'Unesco lanciò un concorso di idee e nel 1963 accolse un progetto italiano che prevedeva la dissezione dei templi in blocchi e la loro riedificazione in un sito sicuro (65 metri più in alto e 180 metri più all’interno rispetto alla loro collocazione originaria) e tale da consentire il ripetersi due volte l'anno, al loro interno, del rituale “miracolo del sole”.
Nel nostro giornale (il 10 settembre scorso) abbiamo già ricordato il fondamentale coinvolgimento, in quella grande avventura, di operai e tecnici provenienti dalla Valle del Chiampo. Un ruolo di primo piano vi ebbe, però, anche un altro vicentino: l'ing. Luigi Rossato (1905-1982), esperto di marmi riconosciuto a livello internazionale, attivo – dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino – prima come direttore tecnico dell'Industria Marmi Chiampo (Gruppo Marzotto) e successivamente come libero professionista.
Fu proprio in questa seconda veste che Rossato venne convocato, nel luglio 1963, dalla Impregilo di Milano, componente italiana dell'europea “Joint Venture Abu Simbel”. All'esperto vicentino la Impregilo affidò l'essenziale compito di studiare le possibilità di taglio dell'arenaria nubiana nella quale i templi erano stati scavati: una roccia tanto fragile da non sopportare nemmeno il contatto con l’acqua, peraltro necessaria al funzionamento delle seghe per le dissezioni.
Di quegli anni di lavoro, tra sopralluoghi in Egitto e incontri con i dirigenti delle aziende coinvolte, di recente è emersa una ricca documentazione, rinvenuta dalla figlia Luisa e dal genero Umberto Acerbi, costituita da documenti, ritagli di vecchi giornali, lettere, prospetti tecnici e fotografie.
Il suo primo viaggio in Egitto avvenne nel febbraio 1964, in compagnia di un dirigente della Impregilo, l'ing. Lucano. Durante la sua permanenza, Rossato perfezionò lo studio di speciali seghe adatte al materiale costitutivo dei templi, nel contempo istruendo il personale italiano sulle corrette procedure per i test, il tutto in continuo collegamento con i tecnici dell’Impregilo e i colleghi tedeschi della Hochtief di Essen, società cui era stata affidata la direzione del cantiere. Già a metà marzo i test – eseguiti anche a Schio, sempre alla presenza dell'esperto vicentino - diedero esito positivo e la relazione tecnica di Rossato fu approvata. Sulla base delle sue indicazioni si procedette così alla realizzazione del macchinario di taglio, poi inviato in Egitto per gli ultimi test, completati con successo fra settembre e ottobre 1964 alla presenza dello stesso ingegnere vicentino, che per la Impregilo predispose anche la documentazione contenente le istruzioni dettagliate per l’esecuzione del taglio. In tutto, l'ing. Rossato effettuò tre sopralluoghi ad Abu Simbel, l'ultimo dei quali, in particolare, documentato da numerose fotografie che lo ritraggono sia con maestranze egiziane, sia con alcuni specialisti della Valle del Chiampo, il cui impiego – come risulta dalla corrispondenza con la Impregilo – era stato da lui calorosamente ed insistentemente richiesto.
Finalmente il 21 maggio 1965, con 50 grandi all'ombra, i lavori iniziarono. Il primo blocco tagliato e preparato per il trasferimento pesava 12 tonnellate. Si chiamava GA1A01 (Grande tempio, zona 1, fila A, blocco 1). Prendeva così vita un cantiere-città abitato da circa 2mila persone, un villaggio nel mezzo del deserto dotato di tutti i servizi essenziali ma anche di spazi per lo svago, la preghiera, la cultura e il benessere. C'era anche un piccolo aeroporto, adatto per ospitare due aerei a quattro posti. Fu con questi piccoli aerei che anche l’ing. Rossato raggiunse nei suoi tre viaggi Abu Simbel: non senza ammettere ogni volta una certa preoccupazione per la qualità dei velivoli, come oggi ricordano con affetto la figlia e il genero.

Suggerimenti