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Vicenza

Tav, i primi espropriati dopo un'odissea di vent’anni: «I treni non ci mancheranno»

La testimonianza della famiglia Stefani, che entro il 30 settembre lascerà la casa a Ponte Alto. «Voltiamo pagina. Ma dalle istituzioni solo parole e pochi fatti»

Un po’ di nostalgia, ma anche sollievo per un limbo che si trascina da quasi vent’anni. Tra i primi espropriati Tav ci sono i coniugi Stefani e i loro due figli, al civico 11 di via dei Capuleti, a Ponte Alto. Dopo una trattativa con Iricav Due, hanno trovato l’intesa sull’indennizzo per l’abbattimento della loro abitazione, entro fine aprile firmeranno l’atto preliminare di cessione con il Consorzio - con la corresponsione dell’80% del valore concordato - ed entro il 30 settembre dovranno lasciare la proprietà, ricevendo il saldo.

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Una penale di 200 euro per ogni giorno in più

«Per ogni giorno in più - racconta Mirko Stefani, 57 anni, che in quella casa ci è nato e cresciuto - è prevista una penale di 200 euro. Cosa, questa, che nessuno aveva detto durante i confronti, quando, anzi, sembrava ci fosse margine di elasticità. A noi non fa differenza, perché ci siamo organizzati per fare tutto in tempo, ma credo sia giusto che le persone lo sappiano». 
Compito della famiglia Stefani è liberare gli spazi entro la scadenza, al resto ci penseranno le ruspe. La palazzina che si compone di tre appartamenti di tre fratelli, ma è attualmente abitata solo al piano terra, si trova in prossimità del sedime della futura fermata Av/Ac in fiera, del parcheggio a servizio e dell’imbocco del sottopasso del nuovo collegamento con via dell’Oreficeria. Strada che, dopo l’ultima variante “salva Palakiss” pubblicata a marzo sul sito del Comune, porterà all’abbattimento anche dell’edificio incompiuto che svetta di fronte all’abitazione della famiglia Stefani. 

«È dal 2006 che sappiamo che la nostra proprietà sarebbe stata interessata dal progetto dell’alta velocità - ricorda Stefani - c’era ancora il sindaco Hüllweck. L’esistenza di un vincolo preordinato all’esproprio ci ha impedito qualsiasi intervento. In questi anni sono cambiate idee, versioni, abbiamo sentito di tutto, fino al 2017 quando è stato definito il progetto che ora si sta concretizzando». 

A fine 2023 l'accelerata

L’accelerata, per quanto riguarda l’iter di esproprio, è arrivata a fine 2023. «Abbiamo avuto un incontro, con altri espropriati al centro Tecchio, alla presenza anche dell’amministrazione comunale, poi a fine anno i tecnici sono usciti per il sopralluogo e la valutazione. Ci hanno fatto una proposta economica, abbiamo trattato sulla cifra e alla fine siamo arrivati all’intesa su un valore che ci sembra corretto». Con un dettaglio: «Prima dell’atto dal notaio dobbiamo fare la certificazione energetica Ape dell’immobile, a nostre spese. Per l’intera palazzina si parla di circa 750 euro. Sarebbe stato meglio saperlo prima. Tra l’altro è assurdo, dato che la casa sarà buttata giù, ma queste sono le regole». Seguirà, come detto, la firma e poi il trasloco. «Dopo tutti questi anni di incertezza - precisa - alla fine i tempi sono diventati strettissimi e ci siamo trovati a dover correre. Trovare casa non è facile, soprattutto se non sai quanto ti puoi esporre. Per fortuna, dopo averne perse due per pochi giorni, siamo riusciti a fermarne una in un comune vicino. Sperando che ora tutto proceda bene». 

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«Dalle istituzioni solo parole e pochi fatti»

Per chi è cresciuto ad un passo dai binari, il rumore del treno è ormai una compagnia. Mancherà? «Non credo». «Di certo - aggiunge la moglie - ci mancheranno la libertà, visto che qui non avevamo nessuno intorno, e la natura. Qui, anche se non sembra, è una piccola oasi, con animali, uccelli e anche caprioli. Ma si volta pagina e si va avanti, senza drammi. Sarà solo questione di abituarsi». «Alla fine siamo felici di andare via e chiudere questa storia - conclude Stefani - ma non sono felice di come le istituzioni, negli anni, hanno seguito la vicenda. A parole tutti stavano facendo il possibile, ma nei fatti si è visto gran poco. Noi ce la siamo cavata, ma penso alle tante altre persone coinvolte che potrebbero trovarsi in difficoltà. Sono stati fatti tanti annunci, come accordi per il passaggio dei mutui e l’idea di abitazioni a prezzi calmierati, ma niente si è concretizzato». 

Alessia Zorzan

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