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Vicenza

Tav, Ponte Alto abbattuto nell’estate 2026. Ma non si trova l’intesa sui lavori

Lungo confronto sull’opera. I tecnici di Rfi e Iricav chiudono alla proposta del territorio e scatta il conto alla rovescia

Dalle poche righe della lettera firmata Rfi che bocciava l’ipotesi elaborata a gennaio da Vi.abiltà, per “salvare” Ponte Alto, a due ore di confronto a palazzo Nievo, con i tecnici di Rfi e Iricav Due da una parte e amministratori e tecnici di Provincia, Comune, Camera di commercio e Vi.abilità dall’altra. 

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L'analisi

Il risultato, però, non è cambiato: la demolizione e la ricostruzione a fasi del viadotto di viale degli Scaligeri così come proposta dai tecnici di Vi.abilità, con il sostegno degli enti locali e delle associazioni di categoria, secondo i tecnici romani non s’ha da fare. O meglio, non si può - più - fare, perché, anche perfezionandola e attualizzandola dal punto di vista tecnico, ormai le tempistiche di approvazione della variante e le variazioni di costo non permetterebbero più di rispettare le scadenze e i paletti previsti dal contratto sottoscritto da Rfi con il Consorzio Iricav Due dopo l’approvazione del progetto definitivo, a luglio 2023. In sostanza, se andava fatta, anche con eventuali aggiustamenti, andava fatta prima. 

Cronoprogramma

Con un dettaglio emerso proprio durante il confronto, ossia che il cronoprogramma oggi valido - e che Comune, Provincia e categorie hanno sollecitato di poter vedere, dato che ancora non è stato loro consegnato con gli aggiornamenti post osservazioni al progetto definitivo - prevede la demolizione del viadotto degli scaligeri al 36esimo mese. Conto che parte dal mese “uno”, ossia settembre 2023, con data avvio lavori identificata nel giorno 10, e che ci porta alla tarda estate del 2026. 

Il confronto

Se il traguardo da rispettare è fissato, il resto è ancora da definire. La riunione di ieri, infatti, sollecitata dal territorio decisamente poco soddisfatto di come era stata liquidata la questione variante Ponte Alto, non ha portato ad alcuna decisione. Oltre a ribadire il no alla proposta firmata da Provincia-Comune-Camera di Commercio, Rfi e Iricav Due hanno avanzato una proposta presentata come una sorta di “via di mezzo”, che potrebbe mettere d’accordo le parti, o quanto meno avvicinare i fronti. Non si tratta, in realtà, di nulla di particolarmente nuovo, visto che un’impostazione molto simile era già stata illustrata anche in commissione Territorio, quando si era parlato dell’ipotesi di procedere con abbattimento e chiusura di Ponte Alto per 18 mesi (durante i quali realizzare la rampa nord), per poi proseguire con un’apertura parziale, realizzando intanto la rampa sud, e arrivare alla riapertura completa dopo 30 mesi complessivi.

Tra l’altro, Rfi non avrebbe nascosto che, in ogni caso, la soluzione che secondo le loro valutazioni risulterebbe ancora preferibile, resta quella della chiusura totale per 24 mesi, con riapertura totale al termine. Sempre con i varchi Olmo, Oreficeria e Arsenale. 

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I punti critici e la spesa

I punti critici rilevati da Rfi e Iricav Due rispetto alla proposta firmata Vi.abilità per conto del territorio, come detto, hanno riguardato in particolare il rischio di allungamento dei tempi – in particolare se la variante dovesse essere sottoposta al passaggio in Via con analisi di impatto ambientale - e i costi. Dal punto di vista della spesa, quanto previsto da Vi.abilità, che proponeva di traslare il nuovo viadotto rispetto all’attuale, perfezionato alle esigenze costruttive, comporterebbe un aumento dei costi di circa 20 milioni, a fronte di un allungamento del viadotto di una cinquantina di metri.

Le reazioni

Come detto, però, in quello che sembrava un muro è stata aperta una breccia. Per le reazioni è comunque presto e i rappresentanti delle istituzioni si sono presi alcuni giorni prima di elaborare una risposta. Anche perché al tavolo, per quanto riguarda la parte “politica”, sedevano tre consiglieri delegati: Valter Orsi per la Provincia (dopo l’apertura lavori da parte del presidente Andrea Nardin); Angelo Tonello per il Comune e Rodolfo Mariotto per la Camera di commercio. 

«Ci siamo presi una settimana di tempo per valutare quanto emerso - commenta a margine Orsi - perché ci è stata presentata anche una via di mezzo. Fondamentale, in ogni caso, è che venga rispettata la sequenzialità degli interventi. Non si può pensare di chiudere Ponte Alto senza aver realizzato le opere complementari, ossia i varchi di Olmo, Arsenale e Oreficeria». 
Tema, questo, sottolineato anche dalla categorie economiche. «C’è rammarico - afferma Tonello - perché se questa proposta fosse stata avanzata in fase di redazione del progetto definitivo ci sarebbe stato margine, dato che tecnicamente l’intervento si può fare. Adesso i tempi sono stretti, per cui il tempo potrebbe non essere sufficiente per approvare la variante e avviare i cantieri prima dell’abbattimento di Ponte Alto». «Un incontro tecnico - chiude Nardin - che in qualche modo dimostra la fattibilità della proposta che avevamo sottoposto a Rfi, ma che continua a manifestare delle criticità per la tempistica. La risposta che è stata articolata in modo più dettagliato viene sottoposta ai tecnici di provincia, Comune e Vi.abilità per capire se vi siano ancora margini su cui poter intervenire». Intanto oggi è prevista una conferenza dei servizi sulla variante di via dell’Oreficeria. 

Alessia Zorzan

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