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IL BILANCIO DEGLI SCONTRI

Il corteo diventa guerriglia a Vicenza. Agenti feriti e cinque denunciati

Gli attivisti hanno violato le disposizioni tentando di avvicinarsi alla Fiera attraverso l’area dell’Arsenale ma sono stati fermati dai reparti anti-sommossa. Durante gli scontri utilizzati fumogeni e potenti razzi

Petardi sparati ad altezza uomo e fumogeni da una parte, cariche e getti d’acqua dall’altra. È di dieci poliziotti feriti, una decina di manifestanti medicati e cinque attivisti fermati e denunciati il bilancio dei disordini avvenuti ieri mattina durante il corteo dei centri sociali, che erano scesi in strada con l’intento di bloccare il padiglione con gli espositori israeliani a VicenzaOro.

La protesta però è stata fermata dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa a circa un chilometro di distanza in linea d’aria dal complesso fieristico. Terminata l’emergenza, scatteranno ore le indagini della Digos per identificare il maggior numero di violenti e attribuire a ognuno di loro le proprie responsabilità.

Gli scontri della mattinata

Il corteo organizzato dal Bocciodromo si è radunato nel parcheggio di via Rossi ai Ferrovieri ed è partito poco dopo le 11.15. «In questo momento in Fiera c’è un padiglione israeliano. Vogliamo dare un segnale. Basta bombe su Gaza, soprattutto quelle finanziate dal commercio con l’Occidente», una delle frasi pronunciate al microfono dai manifestanti tra un coro contro Israele e l’altro.

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La manifestazione ha attirato circa 700 persone

Tra loro c’erano anche attivisti dei centri sociali Arcadia di Schio, Pedro di Padova, Django di Treviso, Bruno di Trento e del Laboratorio occupato Morion di Venezia. In considerazione dei toni belligeranti utilizzati dai promotori, nei giorni precedenti la questura aveva vietato loro di raggiungere la Fiera e prescritto un tragitto obbligato.

Il serpentone di manifestanti avrebbe dovuto percorrere via Rossi e viale Sant’Agostino per poi concludersi all’anfiteatro di via Baracca, a debita distanza dal complesso espositivo. Attorno a mezzogiorno, mentre transitava in viale Sant’Agostino, il corteo ha però deviato verso destra per imboccare via dell’Arsenale.

Forzato l'accesso all'area dell'Arsenale

Gli antagonisti hanno iniziato ad accendere fumogeni, indossare caschi, coprirsi i volti con le sciarpe e impugnare le aste delle bandiere come armi, mentre gli striscioni con gli slogan della protesta venivano sostituiti con lastre di metallo messe una accanto all’altra per creare un grande scudo. Hanno poi tagliato con un flessibile la catena del lucchetto che chiudeva il cancello d’ingresso e sono entrati nell’area dell’Arsenale, dove era già stato schierato il cordone di sicurezza della polizia. Ai manifestanti è stato intimato di tornare indietro, ma hanno continuato ad avanzare. E così, è stata ordinata la carica dei reparti operativi per disperdere gli attivisti dei centri sociali. Questi ultimi hanno risposto con un fitto lancio di fumogeni, uno dei quali ha ustionato al collo un poliziotto. 

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In funzione il blindato con gli idranti della polizia

I manifestanti hanno cominciato a sparare razzi ad altezza uomo contro i rappresentanti delle forze dell’ordine e un altro agente è crollato a terra, colpito in pieno dall’esplosione di uno dei potenti petardi. È dunque seguita un’altra carica, che ha permesso di respingere definitivamente i violenti fuori dal cancello che avevano forzato. A quel punto, la guerriglia urbana è terminata e i partecipanti al corteo sono tornati al Bocciodromo. Non tutti, però.

Cinque attivisti bloccati

Cinque attivisti sono stati bloccati, identificati e portati in questura per essere denunciati. Si tratta di un attivista di Vicenza, uno di Treviso, uno di Brescia, uno di Teramo e uno della Croazia. Le loro posizioni sono ancora all’esame degli investigatori, che ora esamineranno i filmati a loro disposizione per identificare la maggior parte dei partecipanti. Il bollettino degli scontri parla di dieci poliziotti feriti, il più grave dei quali ha riportato la frattura di una vertebra cervicale, e di una decina di manifestanti al pronto soccorso. 

Valentino Gonzato Karl Zlliken

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