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Guerriglia urbana

Vicenza, dopo gli scontri attese altre denunce. Grave uno dei poliziotti feriti

di Valentino Gonzato
L'indagine si allarga ad altri antagonisti: recuperati scudi con catene usate dai centri sociali. Per un agente 45 giorni di prognosi
Uno degli agenti rimasti feriti negli scontri
Uno degli agenti rimasti feriti negli scontri
Corteo dei centri sociali contro Israele: gli scontri con la polizia

È stato colpito dai manifestanti con un oggetto contundente, un bastone oppure una spranga. È più grave di quanto stimato in un primo momento il bollettino della guerriglia urbana scatenata dai centri sociali durante la protesta contro Israele di sabato mattina in via dell'Arsenale. Uno dei dieci poliziotti feriti, appartenente al reparto mobile di Padova, ha riportato 45 giorni di prognosi per una sospetta lesione a una vertebra cervicale. Da qui le accuse di lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale che vengono contestate, a vario titolo, ai cinque antagonisti fermati durante gli scontri e già denunciati. Il numero di indagati, però, è destinato a salire. La Digos ha infatti a disposizione numerosi filmati per risalire all'identità degli autori delle violenze e attribuire a ognuno le proprie responsabilità.

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Azione premeditata

Il corteo organizzato dal Bocciodromo, al quale hanno preso parte anche esponenti di centri sociali di altre città, aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere VicenzaOro, ma è stato fermato dal cordone di sicurezza a un chilometro dalla Fiera. L'azione degli antagonisti era stata premeditata, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di lastre di metallo utilizzate come scudi con le catene, fumogeni, caschi e travisamenti vari, spranghe e bastoni che sono stati utilizzati per tentare di sfondare il dispositivo di ordine pubblico.

Sotto i riflettori della polizia scientifica ci sono anche i razzi sparati ad altezza uomo dai manifestanti all'indirizzo degli agenti. Il sindacato Fsp ha parlato di «artifizi con schegge metalliche» e «bombe sporche», una circostanza che sarebbe ancora all'esame degli investigatori della questura berica.

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I sindacati delle forze dell'ordine

«Ormai abbiamo preso la triste abitudine a questi eventi. Il tiro si è innalzato e di tanto. Ogni settimana, a livello di reparto mobile, lasciamo sul campo degli uomini. La collettività viene privata di agenti sul territorio e non è un bene», sottolinea Maurizio Ferrara, segretario regionale Fsp Veneto, commentando il ferimento dei dieci poliziotti: nove del reparto mobile di Padova e uno della Digos di Venezia.

Agli agenti feriti è arrivata anche la solidarietà del Nuovo sindacato carabinieri (Snc), che in una nota firmata dal responsabile Giorgio Carugati chiede inoltre che «le nuove procedure per l'ordine pubblico per l'Arma dei carabinieri, giacenti dal febbraio 2021 alla firma del comandante generale, vengano emanate e rese operative e attuali. Non c'è più tempo da perdere. Ne va della sicurezza e della salute del nostro personale».

I manifestanti

Una decina, invece, gli antagonisti che si sono presentati al pronto soccorso del San Bortolo. A tutti sarebbero stati assegnati dei codici bianchi, i meno gravi previsti dal sistema sanitario e sottoposti dunque al pagamento del ticket.

I cinque manifestanti denunciati hanno tra i 20 e i 30 anni. Solo uno di loro è vicentino. Gli altri risiedono a Treviso, Brescia, Teramo e in Croazia. Alcuni erano già noti alle forze dell'ordine. A loro se ne aggiungeranno altri man mano che gli investigatori della Digos passeranno al setaccio la grande mole di video girati nel corso della violenta protesta.

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