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Il caso Gildoni

Ha ucciso il carabiniere. Dopo 14 anni alla vedova indennizzo beffa

Si chiude il caso legato all’omicidio del colonnello Valerio Gildoni. Alla vedova 100 mila euro, l’assassino era incapace quando sparò.
Il delitto del colonnello Valerio Gildoni nel luglio 2009 (Foto Archivio)
Il delitto del colonnello Valerio Gildoni nel luglio 2009 (Foto Archivio)
Il delitto del colonnello Valerio Gildoni nel luglio 2009 (Foto Archivio)
Il delitto del colonnello Valerio Gildoni nel luglio 2009 (Foto Archivio)

Il caso, adesso, dopo quasi 14 anni, è chiuso. Anche dal punto di vista civilistico. La Quarta sezione della Corte d’Appello di Venezia, presieduta dal giudice Marco Campagnolo (a latere i colleghi Giovanna Sanfratello e Gianluca Bordon) ha definitivamente stabilito (in base alle carte visto che l’imputato è deceduto nel giugno 2016) che Battista Zanellato, quando nell’estate 2009 uccise il colonnello dei carabinieri Valerio Gildoni, era totalmente incapace di intendere e volere.

Con questa decisione, la Corte, in parziale riforma della precedente sentenza, appellata dai legali della moglie, del padre e del fratello del militare dell’Arma ucciso; dispone solo nei confronti della vedova un indennizzo di 100 mila euro alzando così quello iniziale che era stato di 40 mila euro. 

L’istanza risarcitoria avanzata dai familiari in sede di appello era stata di 2 milioni di euro (nel caso fosse stata riconosciuta la parziale infermità di mente di Zanellato) e un indennizzo di 100 mila euro, appunto, se invece i giudici avessero deciso per la totale incapacità del pensionato. La curatela dell’eredità giacente dell’imputato era affidata all’avvocato Fiorello Zaupa assistito e difeso dall’avvocato Giuseppe Fucito (nel dibattimento penale nel collegio difensivo del pensionato era presente anche l’avvocato Paola Immerini).

Il dramma del colonello Gildoni nel luglio 2009

Zanellato, che aveva 85 anni, in quel periodo non stava bene. Il figlio chiamò il medico, ma l’anziano si barricò in casa e all’arrivo di una pattuglia dei carabinieri sparò in aria con il suo fucile da caccia. I militari intervennero in forze; con loro il colonnello Gildoni, appena arrivato a Vicenza. L’ufficiale entrò in casa e si presentò come medico. Alzò le mani e si affacciò all’imbocco della rampa di scale al primo piano. Zanellato gli sparò, uccidendolo sul colpo. Fu quindi necessario l’intervento dei nuclei speciali per bloccare e arrestare il pensionato.

Il processo

Nonostante il perito del giudice avesse dichiarato Zanellato totalmente incapace di intendere e di volere, lo stesso giudice lo sconfessò, ritenendo l’85enne vittima di un vizio parziale di mente; e lo condannò a 10 anni, più 3 di ospedale psichiatrico giudiziario. Decisiva in quel caso fu la ricostruzione della parte civile che rappresentò l’assassino come una persona che «organizzò il suo fortino in maniera lucida sparando a una lampadina perché i carabinieri non potessero vederlo, ricaricando all’istante il suo fucile, ed esplodendo il colpo mortale quando vide il povero colonnello affacciarsi, non quando allungò le mani in avanti». Di qui la decisione del giudice: vizio parziale, e non totale.

Contro la sentenza il ricorso in Appello e la causa civile

Contro la sentenza la difesa promosse ricorso in Appello, ma il processo non si celebrò mai, poiché a quel punto Zanellato non fu più ritenuto in grado di stare in giudizio. E l’udienza venne quindi sempre rinviata. Fino alla morte dell’imputato.

Nel frattempo, però, la vedova e gli altri parenti del colonnello dell’Arma avevano promosso una causa civile per ottenere un risarcimento. Venne quindi disposta una consulenza (solo sulle carte) affidata al professor Tantalo che concluse come il pensionato al momento in cui sparò a Gildoni fosse solo parzialmente incapace di intendere e volere. Ma il tribunale di Vicenza invece riconobbe la totale incapacità di Zanellato stabilendo un indennizzo per la vedova di 40 mila euro. Una sentenza che la moglie del carabiniere (e con lei il padre e il fratello del militare) avevano poi deciso di appellare rivolgendosi alla Corte d’Appello. 

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Il risarcimento alla vedova di Gildoni

Nei giorni scorsi la decisione della Quarta sezione civile che, dopo quasi 14 anni dal delitto, mette la parola fine anche alla vertenza civilistica riconoscendo la totale infermità di mente di Zanellato e di conseguenza non il risarcimento, ma l’indennizzo (alzato a 100 mila euro) alla vedova.

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Matteo Bernardini

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