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Uccise il col. Gildoni Perito della vedova: «È seminfermo»

PROCESSO/1. È una battaglia tra medici
L'omicida non si presenta in aula e l'udienza è stata rinviata

 Il col. Valerio Gildoni
Il col. Valerio Gildoni

 Il col. Valerio Gildoni
Il col. Valerio Gildoni

Lo psichiatra della famiglia Gildoni, Diego Arsiè, contesta le conclusioni del perito del tribunale Gloria Bocchi sulla totale incapacità di intendere e di volere del pensionato Battista Zanellato di 84 anni che a Bosco di Nanto la scorsa estate in preda alla follia sparò e uccise il colonnello dei carabinieri Valerio Gildoni, comandante del reparto operativo di Vicenza, venuto a disarmarlo.
Ieri era in programma la discussione della perizia psichiatrica con la formula del cosiddetto "incidente probatorio" davanti al gup Giuffrida (pm Claudia Dal Martello), ma per la mancata traduzione dal carcere dell'omicida l'udienza è slittata al 13 gennaio.
«Il nostro consulente - osserva l'avv. Lucio Zarantonello, che tutela la vedova - afferma che Zanellato era seminfermo di mente perché le modalità della tragedia denotano un comportamento coerente dello sparatore. Se fosse stato infermo di mente, egli non avrebbe potuto tenere testa per ore ai carabinieri, tanto che soltanto con l'irruzione in casa dei Gis il pensionato è stato arrestato».
L'ufficiale di 40 anni purtroppo venne raggiunto da una fucilata al volto sparata a bruciapelo. Per la dr. Bocchi il detenuto, che è difeso dagli avv. Pino Fucito e Paola Immerini, è affetto da un disturbo delirante cronico della personalità che lo rende pericoloso.
La sua malattia è comunque compatibile con il carcere, anche se la psichiatra ha sottolineato che è preferibile collocarlo in un manicomio giudiziario affinché la sua patologia psichiatrica venga costantemente monitorata.
Era presente anche il dr. Giorgio Rizzato, medico legale per la famiglia Zanellato, secondo cui l'anziano è incapace d'intendere e di volere e non è pericoloso socialmente, purchè venga curato in maniera idonea. I.T.

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