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VALDASTICO

Il sindaco dichiara guerra al medico: «Murerò la porta dell’ambulatorio»

Claudio Sartori non vuole che Jamal Basal torni in paese «a costo di finire in tribunale». Il dottore: «I pazienti mi vogliono»
Il dipendente del Comune di Valdastico sostituisce le serrature dell’ambulatorio medico STUDIO STELLA
Il dipendente del Comune di Valdastico sostituisce le serrature dell’ambulatorio medico STUDIO STELLA
Il dipendente del Comune di Valdastico sostituisce le serrature dell’ambulatorio medico STUDIO STELLA
Il dipendente del Comune di Valdastico sostituisce le serrature dell’ambulatorio medico STUDIO STELLA

Ore 15.26 secondo il fuso orario di Valdastico. Ancora mezz’ora di sole e poi il paese si accomoda all’ombra delle montagne che dominano la valle. Nell’ambulatorio del medico (che non c’è ancora) due dipendenti comunali sono al lavoro per smontare le serrature così come ordinato dal sindaco.

Nessun ripensamento

Il medico israeliano Jamal Basal non deve avere accesso ai locali. Non si ricorda una decisione simile da parte di un sindaco nei confronti del dottore del paese. «Io non lo voglio - precisa Claudio Sartori - e non mi interessa se mi accusano di interruzione di pubblico servizio. Vado anche in tribunale, non ho paura. Sto valutando anche la questione estetica per capire se si possa murare l’accesso all’ambulatorio». Manca solo la frase «dovrà passare sul mio cadavere», che non dice, ma probabilmente pensa.

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La questione è la solita

Il medico israeliano Jamal Basal (quattro master più uno in arrivo) era già stato in paese, ma una parte dei cittadini non aveva apprezzato il suo modo di fare, tanto che in municipio erano arrivate segnalazioni e lamentele varie. Si diceva che il dottore si era rifiutato di vistare pazienti, che sbagliava le ricette, che invece di stare in ambulatorio puliva la fontana del paese. Lui si era sempre difeso, sostenendo che contro di lui era stata fatta una campagna denigratoria. 

«Mi ero trovato a mio agio con i pazienti e non ho mai fatto nulla di quanto mi è stato contestato», le sue parole. E in effetti, nessuna inchiesta è stata aperta e non sarebbero state riscontrate irregolarità, tanto che l’Ulss gli ha restituito il posto proprio a Valdastico. Paese fra l’altro che ieri era particolarmente benevolo nei confronti del medico (ovviamente le poche persone sentite non fanno un campione attendibile). 

«A me ha salvato la pelle - dice Battista Toldo, 71 anni - avevo un carcinoma in gola e se non fosse stato per lui non sarei qui». E poco dopo un altro Toldo, Liviano, 77 anni, dice più o meno la stessa cosa: «Non posso dire nulla, grazie a lui mi hanno trovato dei problemi alla carotide». 

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Il titolare del bar

Al bar Jona’s, il titolare Valter («Con una v perché nel ’59 non volevano la doppia») Pretto, si lancia in un’analisi un po’ più profonda. Ma non passa inosservata una maglia da calcio autografata e incorniciata alla parete, quella di Andreas Brehme, il campione tedesco dell’Inter morto ieri a 63 anni. Impossibile non notare la triste coincidenza che per qualche minuto ci allontana dalla questione sanitaria. Del resto Pretto è il presidente della locale squadra di calcio, fatta per il 90 per cento da ragazzi di colore. 

«Ho anche la foto che testimonia il momento in cui Brehme me l’autografava», racconta. E poi su Basal: «Io credo che non sia stato capito, è un israeliano catapultato qui e la gente gli parlava in dialetto convinta che sarebbe stata compresa. Quando è arrivato ha dovuto farsi tutte le schede dei pazienti e li ha sottoposti tutti all’esame del sangue perché voleva avere un quadro clinico delle persone che curava. E questa è sembrata una cosa strana. Lui è un ricercatore, non è un medico condotto, si vede dall’approccio che ha, ma forse bisognava lasciargli tempo. Poi, sì è vero, aveva un modo tutto suo magari di fare il medico di base e quindi si è messo contro alcune famiglie».

Più di qualche famiglia a detta del sindaco

«Le segnalazioni erano tante e lo testimoniano anche i messaggi di solidarietà che mi sono arrivati in questi giorni», afferma Sartori. «Ho tutte le segnalazioni e le prove». Nessun ripensamento quindi. Del resto pare che il primo cittadino possa farlo in quanto il contratto con il medico non passa dall’Ulss: il Comune concede i locali in cambio della prestazione medica. Quindi l’amministrazione comunale può interrompere il rapporto e al massimo il medico, se vuole svolgere l’attività, deve trovarsi a sue spese una stanza dove attrezzare l’ambulatorio. Ma lo farà, considerando i pochi pazienti e la spesa di un eventuale affitto?

Deve arrivare l'incarico ufficiale

«Intanto vediamo cosa succede - dice lo stesso Basal - aspettiamo che arrivi l’incarico ufficiale. Ma io non mollo, so che il paese è dalla mia parte. Al massimo per i primi giorni lavorerò in ambulatorio ad Arsiero e andrò a trovare a casa i pazienti che non possono muoversi, tanto io abito a Valdastico, quindi non c’è problema. Ma una soluzione la troviamo, vorrà dire che mi troverò una stanza, non mi perdo d’animo per questo. Lo faccio per tutti i pazienti che mi vogliono e che mi ringraziano per come li ho seguiti». 

Dennis Dellai

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