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Vicenza

Schianto mortale a Lobia. Camilla va a processo per omicidio stradale

di Matteo Bernardini

Il giudice per l’udienza preliminare, Antonella Crea, ha respinto la richiesta di eseguire la perizia sulla centralina della Opel Insignia su cui all’alba del 5 agosto 2020 ha perso la vita il 22enne Davide Pilotto, così come aveva avanzato la famiglia del giovane, rappresentata dall’avvocato Leonardo Maran; contemporaneamente, sempre nel corso dell’udienza di ieri, il gup ha disposto il rinvio a giudizio di Camilla Marcante, 26 anni, di Caldogno, che la procura, con il pubblico ministero Alessandra Block, accusa di omicidio stradale.

A processo

Camilla Marcante, assistita dagli avvocati Giuseppe Melzi e Tonino De Silvestri, dovrà presentarsi in aula, per l’apertura del dibattimento a suo carico, il prossimo 15 dicembre davanti al giudice Pezzoli. Ieri era presente in aula anche l’avvocato Luca Maio, legale di Callista Evissia Altea, la mamma del figlio di Davide, costituitasi anche lei parte civile. 

Lo schianto

Quel 6 giugno di due anni fa Davide e Camilla stavano percorrendo strada di Lobia per dirigersi a Caldogno. Avevano passato la notte in un locale a Jesolo con altre due amiche; le avevano appena lasciate, a Vicenza, e fino a quel momento alla guida della Opel Insignia c’era Davide. Poi, durante l’ultimo tratto, l’incidente fatale: la vettura, che in curva urta contro il cordolo di un marciapiede, poi sbanda dall’altra parte della carreggiata, abbatte le transenne mobili del ponte sul fiume e finisce in acqua. Pilotto morì probabilmente sul colpo, Camilla Marcante si salvò per miracolo grazie all’intervento dei vigili del fuoco. L’ipotesi iniziale degli investigatori era che al volante ci fosse Davide. Ma alcune risultanze delle indagini, inizialmente coordinate dal pubblico ministero Giovanni Parolin, portarono a ritenere che invece guidasse Camilla, che però ha sempre negato la circostanza. Per due volte la procura aveva chiesto l’archiviazione, e per due volte il giudice per le indagini preliminari, Matteo Mantovani, l’aveva respinta, l’ultima disponendo l’imputazione coatta per la giovane.

La decisione del gup

Ieri, dunque, un nuovo e decisivo passaggio della vicenda con la decisione del gup di disporre il processo nei confronti della 26enne e di negare la perizia sulla “scatola nera” della Opel nella forma dell’incidente probatorio. Secondo il giudice Crea infatti non c’è il pericolo della dispersione della prova specificando che, sempre in sede preliminare, la perizia non sarebbe comunque dirimente. Un pronunciamento, quello del gup, che però non sposta le convinzioni delle parti coinvolte nel caso. 
Da una parte infatti, i genitori di Davide, tramite l’avvocato Maran, continuano a essere convinti della necessità di svolgere l’esame tecnico sulla centralina della vettura sicuri che da quell’esame potranno emergere dati determinanti per comprendere cosa sia effettivamente accaduto negli attimi antecedenti il drammatico schianto. «Chiederemo che la perizia venga svolta in fase dibattimentale che è la giusta sede per sviluppare tutti i temi rilevanti dal punto di vista investigativo», osserva l’avvocato Maran.
Di contro, i legali dell’imputata, anche lei ieri presente in tribunale così come la mamma del figlio di Davide Pilotto, rimangano certi «che a processo emergerà la realtà dei fatti, ovvero che Camilla non ha alcuna responsabilità nel sinistro poiché era la persona trasportata».
Una convinzione, quella dei difensori della ragazza, a cui avrebbe dato forza anche una consulenza, a firma del medico legale Paolo Moreni, secondo cui le lesioni patite dalla vittima sarebbero «incompatibili» con la sua posizione sul sedile del passeggero. Tanto che da parte loro era stata avanzata al gup la richiesta di una perizia, sempre da svolgere nella forma dell’incidente probatorio, proprio sulle ferite. Istanza, anche questa rigettata.
Sulla vicenda interviene anche il padre di Camilla, Luca Marcante: «Se l’indagine fosse stata più precisa non ci sarebbero stati tutti questi dubbi e forse le cose sarebbero andate in maniera differente».

Indagato anche un funzionario Amcps

Intanto, il drammatico schianto avvenuto in strada di Lobia lascia aperto anche un altro fronte giudiziario, ovvero quello che vede indagato, con l’accusa di omicidio colposo, un funzionario di Amcps, che non avrebbe provveduto a sistemare la transenna sul ponticello, rotta da mesi. Indagine, sempre coordinata dal pm Block, che sarebbe ancora in fase preliminare. Mentre quella per fare definitivamente luce sulle responsabilità legate al drammatico sinistro entrerà nel vivo il prossimo 15 dicembre.

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