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Il diploma
un sogno
boliviano

Già 120 ragazze contadine sono divenute maestre e hanno ora accesso all’università. Annamaria Bertoldo
già sindacalista Cisl, è al loro fianco dal ’97 a Colomi
L’infermeria ormai ultimata che sarà intitolata ad Erminia GrazianiLe allieve nel cortile della scuola  all’inizio dell’anno scolastico,  quando arrivano dai villaggiAnna Maria Bertoldo, già sindacalista Cisl, volontaria in BoliviaLe ragazze della casa estudiantil durante una lezione
L’infermeria ormai ultimata che sarà intitolata ad Erminia GrazianiLe allieve nel cortile della scuola all’inizio dell’anno scolastico, quando arrivano dai villaggiAnna Maria Bertoldo, già sindacalista Cisl, volontaria in BoliviaLe ragazze della casa estudiantil durante una lezione
L’infermeria ormai ultimata che sarà intitolata ad Erminia GrazianiLe allieve nel cortile della scuola  all’inizio dell’anno scolastico,  quando arrivano dai villaggiAnna Maria Bertoldo, già sindacalista Cisl, volontaria in BoliviaLe ragazze della casa estudiantil durante una lezione
L’infermeria ormai ultimata che sarà intitolata ad Erminia GrazianiLe allieve nel cortile della scuola all’inizio dell’anno scolastico, quando arrivano dai villaggiAnna Maria Bertoldo, già sindacalista Cisl, volontaria in BoliviaLe ragazze della casa estudiantil durante una lezione

Nicoletta Martelletto

La Bolivia celebra il 6 agosto la sua indipendenza dalla Spagna, ottenuta nel 1825. Solo nel dipartimento di Cochabamba la festa si ripete anche il 14 settembre, con un corteo che sfila sotto lo sguardo del Cristo della Concordia, una delle statue più alte al mondo. Domani in prima fila ci saranno anche sei vicentini, capitanati da Anna Maria Bertoldo, cittadina boliviana onoraria: qualche giorno fa sono partiti dall’Italia per una ”missione” del cuore alla Casa estudiantil ”Pietro Moretto”, a Colomi.

Anna Maria ha voluto con sè cinque rappresentanti della parrocchia dei Servi di Vicenza, tra cui il parroco don Alessio Graziani, perchè da 15 anni non si è mai interrotto il legame di solidarietà tra la città e la Bolivia, dove si è materializzato un sogno che aveva davvero dell’impossibile: aprire una collegio per consentire alle ragazze più povere di diventare maestre.

Nel 2005 le prime 13 ospiti hanno conseguito il diploma di scuola superiore. Oggi sono 120 le giovani diplomate ed almeno una ventina di loro ha avuto accesso all’università.

Detta così potrebbe essere un normale sostegno a distanza delle iniziative che qualche vicentino generoso mette in piedi negli angoli più oscuri del mondo. Viaggiando un po’ se ne incontrano tanti di personaggi originali che hanno dedicato dalla Cambogia all’Armenia, dall’Ecuador all’Uganda i loro anni migliori al volontariato. Nel caso di Colomi, Anna Maria Bertoldo è stata guidata da forze inspiegabili: «Sono qui da 18 anni ormai, e la prima volta che incontrai l’arcivescovo di Cochabamba, Tito Solari, non sapevo quanto e dove sarei rimasta. Mi indicò vari luoghi dove c’era bisogno di combattere l’analfabetismo, di difendere i diritti delle donne, di aiutare i campesinos. Scelsi Colomi, il più inospitale, il più difficile da raggiungere. Il perchè non lo so».

A quattromila metri di altitudine, un giorno di viaggio, c’è una comunità di 30 mila abitanti sparsi in 80 villaggi. Altipiani e foresta. Gelo d’inverno, fresco d’estate. Bertoldo viene da una esperienza di sindacalismo attivo a Vicenza nella Cisl. L’associazione Anthea dell’orbita sindacale l’ha sostenuta i primi anni.

Ora la casa per studentesse ha raggiunto autonomia gestionale con tre educatrici e una direttrice boliviane ed è collegata a distanza alla onlus Colomitalia.

«Per la mia esperienza la Provvidenza non ama l’accumulo di denaro, perciò abbiamo sempre faticato a raccogliere aiuti ma ce l’abbiamo sempre fatta, grazie anche alla mia parrocchia dei Servi» allarga le braccia Anna Maria, che qualche soddisfazione se l’è presa riuscendo a strappare dal governo l’ammissione delle sue ragazze all’università.

Il presidente Evo Morales è un suo collega: è stato sindacalista anche lui. Lavora per i diritti degli indigeni, essendolo anche lui, di etnia Aymara. E’ il politico che ha lasciato di stucco papa Francesco regalandogli la croce con falce e martello. «Morales è stato qui a pranzo da noi, qualche anno fa, ha conosciuto le nostre ragazze quechua, ha capito con che grado di serietà le prepariamo» spiega la fondatrice della scuola. La prefettura locale paga la base degli studi alle allieve, così la copertura sanitaria. Il municipio fornisce luce e acqua. Borse di studio consentono alle candidate all’università di coprire parte del quinquennio di studi che si deve pagare in anticipo. Il sistema è rigido: «Ma con la dichiarazione della nostra scuola abbiamo ottenuto che non paghino nulla, una vittoria».

Accompagnando il processo sociale che da un ventennio sta cambiando volto alla Bolivia, il collegio femminile di Colomi ha scritto qualche pagina di storia. E’ sorto dal nulla, da mattoni e utopie. Oggi nei dormitori può ospitare fino ad 80 studentesse, che gli amici italiani e soprattutto vicentini conoscono per nome. Molte sono state adottate a distanza. Ad inizio anno arrivano da baracche lontane ore di cammino, le madri e le sorelle le accompagnano affidandole ad Anna Maria perchè abbiamo un destino diverso dal loro, raccoglitrici di radici e ortaggi. Alle maestre rurali, formate anni fa proprio per alfabetizzare le comunità indigene, oggi si aggiungono giovani iscritte agli istituti tecnici.

Il 21 settembre, primo giorno di primavera in Bolivia, sarà festa due volte: si inaugura l’infermeria della casa estudiantil. E’ stata costruita con un lascito della vicentina Erminia Graziani, zia di don Alessio, mancata lo scorso anno: «Aveva 96 anni, per tutta la vita ha manifestato sensibilità per l’autonomia delle donne e aiutato la scuola di Colomi. Ha lasciato una somma per opere di carità e abbiamo pensato che l’infermeria col suo nome l’avrebbe trovata d’accordo».

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