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La musica e le riflessioni
del maratoneta-scrittore

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Schiettezza e pulizia esplicativa. Dove ad una forma semplice e diretta, si accompagnano contenuti tutt’altro che superficiali. Leggendo “L’arte di correre” di Murakami dell’autore giapponese, si assapora un’atmosfera intrisa di una certa rassegnazione al mondo e agli eventi, che sa però di una pacata serenità assonante ad un’accettazione quasi onirica, tale da condurre il personaggio Haruki ad un approccio al vivere spesso altamente invidiabile. Così che la consapevolezza delle fatiche e delle sofferenze tende a sfociare in un agire carico di passione, disciplina e umiltà. A mio avviso un’altra opera esemplare, di uno scrittore che ha saputo conquistare svariate tipologie di lettori, con il suo personale e autentico stile narrativo, (quasi) mai banale, sapendo talvolta parlare di ovvietà che nel vivere quotidiano, però, sfuggono di mano, o banalmente dimentichiamo di considerare. Non si tratta di un saggio sulla corsa, almeno non in senso stretto. Ma piuttosto di un racconto su se stessi, che si snoda verso la descrizione di un proprio approccio all’esistenza, una propria modalità di affrontare le cose del vivere, le scelte e i cambiamenti, in cui il muoversi a passo di corsa rappresenta una personale e soggettiva àncora di salvataggio. Scritto senza alcuna urgenza, e intuibilmente assaporato durante tutta la fase di gestazione dallo stesso Murakami, in un certo qual modo potrebbe risultare una sorta di diario autoriflessivo, in cui vengono riordinate idee e riflessioni sulla corsa, ma poi anche sull’attività del scrivere da professionista, e quindi quanto i due ambiti risultino pregnanti, quasi direi simbiotici per l’autore stesso. Infine, la musica. Passione instancabile di un ascoltatore raffinato, attento e rispettoso, che non potrebbe mancare come unica compagna delle sedute solitarie di allenamento del maratoneta-scrittore. Che siate corridori, o “semplici” lettori, ne consiglio (però) una lettura senza fretta, con calma, un po’ meditativa, cioè… senza correre.

Testo inviato dalla Biblioteca di Thiene

Davide Uderzo

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