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L'allarme

Apicoltura in ginocchio: «Servono subito aiuti»

L'Associazione regionale del Veneto stima perdite fino all'80 percento. «Oltre ai fattori climatici ci sono poi i costi lievitati»
Apicoltura: condizioni meteo avverse e aumento dei costi
Apicoltura: condizioni meteo avverse e aumento dei costi
Apicoltura: condizioni meteo avverse e aumento dei costi
Apicoltura: condizioni meteo avverse e aumento dei costi

Prima la siccità, poi l'ondata di freddo tardivo, infine le piogge intense e continue. Il risultato è un intero settore in ginocchio. A lanciare l'allarme l'Associazione regionale apicoltori che stima perdite fino all'80% rispetto al 2022.

Apicoltura:  in Veneto, è in costante crescita

Si tratta di un settore che, in Veneto, è in costante crescita: gli apicoltori sono ben 9.239 e in tre anni sono aumentati del 30% (nel 2019 erano infatti 7.007). Complessivamente gestiscono 117.901 alveari e sciami. Ma la situazione, quest'anno, è a dir poco preoccupante. Per questo, in occasione della giornata mondiale dedicata alle api, che si è tenuta ieri, Gerardo Meridio, presidente regionale Arav, ha rivolto un appello alle istituzioni.

L'appello dell'Arav, Associazione regionale apicoltori

«Un aiuto potrebbe arrivare dai Comuni e dai cittadini stessi - spiega infatti - con piantumazioni di specie nettarifere con fioriture a scalare. Se oggi avessimo boschi di robinia pseudoacacia o Tilia henryana che fioriscono più tardi si potrebbe garantire una maggiore sopravvivenza alle api fornendo loro un pascolo più duraturo».

«Le condizioni all'inizio della stagione produttiva sono apparse subito poco favorevoli con flussi nettariferi estremamente scarsi e discontinui - considera Meridio -. Le cause di questa situazione negativa iniziale sono da ricondurre alla grave siccità che ha imperversato per mesi per non parlare della severa ondata di freddo tardivo che ha poi provocato, nelle famiglie già ben sviluppate, un elevato consumo di scorte costringendo gli apicoltori ad intervenire con la nutrizione di emergenza».

Come se non bastasse agli inizi di aprile, in diverse zone del nord si sono verificate intense gelate che hanno causato danni diretti ai germogli delle piante di acacia in fase di sviluppo.

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Il maltempo ha impedito alle api di "bottinare"

Poi, il maltempo. «Agli inizi di maggio, nel momento dei raccolti fondamentali quali l'acacia, le tanto attese piogge si sono manifestate in gran parte della Penisola con una intensità e continuità tale che ha impedito alle api di "bottinare", ovvero volare per raccogliere nettare e polline per diversi giorni - sottolinea ancora -. La fioritura dell'acacia in alcune zone è stata distrutta in pochi minuti da forti grandinate. Il tempo instabile e le precipitazioni eccezionali che si sono verificate nella prima metà di maggio, hanno dunque acuito le criticità produttive già presenti nel mese di aprile».

Costi lievitati per "soccorrere" le api

Al mancato reddito si aggiunge il problema dei costi lievitati per le nutrizioni di soccorso. Le materie base per l'alimentazione che l'anno scorso costavano circa 60 centesimi al chilogrammo oggi si aggirano tra 1,50/2 euro al chilo.«I fondi che vengono erogati dalla Regione in supporto all'apicoltura sono di provenienza europea, ma bastano per far fronte a questa drammatica situazione - conclude Meridio -. Molti apicoltori sono scoraggiati e senza le api l'agricoltura rischia di avere danni enormi. Per questo rivolgo un appello alle istituzioni e in particolare alla Regione: chiederemo dei fondi straordinari che ci consentano di far sopravvivere le famiglie di api».

La produzione italiana sarà ridotta

La produzione italiana, che vanta il record di tipologia di miele (60 tipi) e che si aggirava sulle 23.000 tonnellate sarà drasticamente ridotta. Nel 2021 si era arrivati a sole 12.450 tonnellate e quest'anno si rischia di avere numeri altrettanto bassi. 

Claudia Milani Vicenzi

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