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Cortocircuito controlli

Green Pass, il Garante: «Esercenti autorizzati a chiedere i documenti». La circolare del Viminale

Il controllo del Green pass all'ingresso di un ristorante (Foto ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Il controllo del Green pass all'ingresso di un ristorante (Foto ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Il controllo del Green pass all'ingresso di un ristorante (Foto ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Il controllo del Green pass all'ingresso di un ristorante (Foto ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

AGGIORNAMENTO ORE 22.15 - Parte la stretta del Viminale con «massima attenzione alle attività di verifica e controllo» del Green pass da parte delle forze dell'ordine, con verifiche a campione e in particolare nei luoghi turistici e della movida. Verifiche che saranno svolte ora anche alla luce della circolare diffusa dal Ministero dell'Interno, secondo cui anche gli esercenti (ma sarà «discrezionale») potranno chiedere l'esibizione di un documento di identità (quindi accedere a una «seconda fase» della verifica, che non sarà sempre necessaria) oltre all'utilizzo della app che scannerizza il Qr Code del certificato.

«Tale verifica si renderà comunque necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l'incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione», si legge nel documento. Inoltre «l'avventore è tenuto all'esibizione del documento di identità». Resta fermo il punto secondo cui le multe, in caso non si accerti la corrispondenza tra il certificato e l'identità del possessore, «la sanzione risulterà applicabile nei confronti del solo avventore, laddove non siano riscontrabili palesi responsabilità anche a carico dell'esercente».

Riguardo agli eventi sportivi e agli spettacoli, nel documento viene anche precisato che, oltre ai pubblici ufficiali, saranno anche gli steward e i gestori delle strutture a poter controllare i pass.

I ristoratori sottolineano: «Ci auguriamo che la nostra 'richiesta' della carta di identità avvenga soltanto laddove si ravvisi una palese contraffazione del certificato. E in quel caso, se il cliente si rifiuta di esibire il documento, chiameremmo le forze dell'ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale», avverte il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi.

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ORE 19 - Il Garante della Privacy, citando il Dpcm dello scorso 17 giugno, fa notare che anche «i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi» possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d’identità. Indicazioni che vanno in una direzione diversa rispetto a  quanto affermato ieri dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per la quale saranno sì i titolari a dover controllare il lasciapassare all’entrata nei ristoranti, ma «non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti». A Palazzo Chigi, così come al Viminale, la linea è che comunque che controlli e sanzioni vadano fatti, per non vanificare la misura del pass. Un chiarimento è atteso nelle prossime ore con una circolare interpretativa del Viminale.

 

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«Le figure autorizzate alla verifica dell'identità personale sono quelle indicate nell'articolo 13 del d.P.C.M. 17 giugno 2021 con le modalità in esso indicate, salvo ulteriori modifiche che dovessero sopravvenire», ha precisato oggi il Garante per la Privacy rispondendo ad un quesito rivolto all'Autorità dalla Regione Piemonte sull'attività di verifica e di identificazione da parte degli esercenti di ristoranti e bar. Tra i soggetti elencati dal Dpcm, come detto, ci sono anche «i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi» che possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d'identità. 

 

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«Ci auguriamo che la nostra 'richiesta' del documento di identità, come si legge nel decreto di giugno, avvenga soltanto laddove si ravvisi una palese contraffazione del certificato. E in quel caso, se il cliente si rifiuta di esibire il documento, chiameremmo le forze dell'ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale». Così il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi. Nel caso in cui dovessero esserci sanzioni anche per i gestori, Calugi chiarisce: «valuteremmo dei ricorsi, ma sarà il nostro Consiglio direttivo a decidere».

 

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