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VICENZA

Via agli espropri Tav. La villa mette i lucchetti per fermare i tecnici

La dimora Bonin Maistrello perde una fascia sul retro. Ma il titolare non ha aperto a Iricav Due. «È un bene tutelato. Va difeso»
lucchetti Villa Bonin Maistrello “blindata” con lucchetti e catenacci per impedire l’accesso ai tecnici di Iricav Due
lucchetti Villa Bonin Maistrello “blindata” con lucchetti e catenacci per impedire l’accesso ai tecnici di Iricav Due
lucchetti Villa Bonin Maistrello “blindata” con lucchetti e catenacci per impedire l’accesso ai tecnici di Iricav Due
lucchetti Villa Bonin Maistrello “blindata” con lucchetti e catenacci per impedire l’accesso ai tecnici di Iricav Due

Li chiamano “picchetti”, ma in realtà sono segni con uno spray rosa. Dettaglio che per i proprietari di terreni, orti, giardini interessati non fa grande differenza dato che quei segni rappresentano comunque la immissione in possesso” dei beni da parte di Iricav Due per la realizzazione della linea alta capacità-alta velocità. In altre parole, il via alla procedura di esproprio per il lotto Tav “Attraversamento Vicenza”. 

I tecnici sono al lavoro

I tecnici di Iricav Due, il consorzio incaricato da Rfi della realizzazione del progetto, sono già al lavoro, dopo l’invio delle raccomandate nelle scorse settimane con la data dei sopralluoghi. L’altra mattina è toccato a villa Bonin Maistrello (non la discoteca), in zona Fiera, dove però i proprietari delle aree interessate non solo non hanno aperto, ma - per essere ancor più chiari - hanno messo anche lucchetti e catenacci ai cancelli. I tecnici, lasciati in strada, hanno comunque segnato all’esterno l’area interessata dall’esproprio, ossia una fascia profonda una decina di metri nel cortile sul retro.

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Un edificio vincolato dalle Belle arti

La villa, di matrice palladiana, è stata fatta costruire da Ludovico Bonin su disegno di Ottone Calderari nel 1786. Prima della ferrovia. Un edificio vincolato dalle Belle arti, inglobato negli anni nella zona Fiera e di proprietà dagli anni Ottanta di Mario Maistrello, che si è fatto carico del restauro. «Non abbiamo fatto entrare i tecnici perché è impensabile che i lavori della Tav intacchino una villa del 1700», spiegano Maistrello e Mihaela Tudorache, proprietaria della dependance.

Inizialmente «il progetto prevedeva una strada in mezzo al parco, che è l’unica area verde di questa zona; ci siamo battuti e alla fine il disegno è stato rivisto. Pensavamo di poter stare tranquilli e invece a fine ottobre ci è arrivata la lettera di esproprio e il 2 novembre la raccomandata che indicava la data del sopralluogo».

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«La villa è privata - continua Tudorache - ma è un patrimonio artistico-culturale della città. Aprire dei cantieri così vicino alla struttura significa farla morire. Già adesso si sentono le vibrazioni, si vedono le crepe. In più, dove vogliono entrare, sotto ci sono i garage e i locali tecnici. Questi signori lo sanno? Non abbiamo alcuna intenzione di mollare. Non parlo per me, ma do voce a questo gioiello». 

Le proteste in via Boccherini

Ieri mattina è stata la volta invece del condominio di via Boccherini 27, dove i residenti - che perderanno orto, giardini e parte della corte - chiedono a questo punto che venga abbattuto l’intero immobile. La palazzina al civico 27 resterà infatti in piedi, mentre gli edifici vicini verranno abbattuti. A “salvarla” è il fatto che la costruzione è più lontana dai binari rispetto alle altre ed è dunque fuori dall’area di cantiere. Più che di salvezza, però, i residenti parlano di «condanna».

I tecnici di Iricav Due si sono presentati alle 9. Prima di farli entrare i residenti hanno atteso l’arrivo dell’avvocato Giovanni Trivellato, che segue una dei proprietari, Maria Sanson, e il figlio.

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I segni rosa a terra

Anche in questo caso nessun picchetto, ma segni rosa lasciati a terra. Segni che indicano la porzione di area che, a fronte di un indennizzo, diventerà proprietà di Iricav Due per realizzare il raddoppio dei binari. Per il momento per i proprietari non cambia nulla nel concreto, dato che potranno continuare ad usare l’intera superficie fino a che non si arriverà all’occupazione vera e propria; passaggio stimato per la seconda metà inoltrata del 2024. Ma il pensiero, ovviamente, è già vivo.

Via l'orto, via lo spazio per i bambini

«Ci tolgono l’orto, il cortile, lo spazio dove giocano i bambini. Ma come possono pensare di farci vivere così? Ci costruiranno un muro davanti alle finestre; avremo lavori, polveri e vibrazioni - precisa Sanson - gli altri condomini verranno tutti abbattuti e noi resteremo in piedi tra le macerie. Ci troviamo a spendere soldi in avvocati, a perdere energie, a vivere con l’ansia». «Da una casa - aggiunge Luca Gottardi - ci ritroviamo con un dormitorio. Il cortile è l’area vitale del condominio, lo spazio dove passare un po’ di tempo sereni. E visto che non saremo più liberi nemmeno di aprire le finestre abbiamo chiesto che a questo punto demoliscano tutto. Batteremo ancora su questo punto, anche con il Comune». 

Alessia Zorzan

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