<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'appello

Vicenza e la ricetta anti-degrado. «Basta fast food e cineserie. Dobbiamo rilanciare il centro»

Pietro Pavin, "capitano" della moda vicentina, lancia un appello. «Gli operatori devono fare investimenti di qualità, anche per attirare più turisti»
L'imprenditore Pietro Pavin, "capitano" della moda vicentina
L'imprenditore Pietro Pavin, "capitano" della moda vicentina
L'imprenditore Pietro Pavin, "capitano" della moda vicentina
L'imprenditore Pietro Pavin, "capitano" della moda vicentina

Il rischio, altissimo, di restare indietro. E di perdersi - per mancanza di attrattività - una fetta del turismo che sta facendo il successo di città come Verona, Bolzano, Torino, Udine. Ovvero le località in cui Pietro Pavin, da quasi mezzo secolo "capitano" della moda vicentina, ha molti dei suoi 28 negozi di abbigliamento, calzature e accessori (con una squadra di 135 dipendenti). Una solida struttura di punti vendita che, nel capoluogo berico, ha visto la posa della prima pietra nel 1976. Dal marchio che segnò l'esordio nel mondo delle scarpe per bimbi (Peter Pan, in contra' Muscheria), oggi Pavin e i figli Gianluca, Alberto e Beatrice gestiscono dentro le mura storiche cinque boutique. Tutte - l'ultima è Pavin Luxury Goods, aperta da poco all'angolo tra corso Palladio e corso Fogazzaro - sinonimo di bellezza e qualità. Quella bellezza e quella qualità che l'imprenditore vorrebbe rivedere anche nella sua Vicenza, «che dal Covid non è più riuscita a riprendersi».

Troppi locali vuoti in centro

«In tanti decenni di lavoro e con tutte le crisi che abbiamo attraversato, onestamente non ho mai visto un momento così cupo per la città», afferma schiettamente Pavin. Colpa, secondo lui, di un combinato disposto di elementi negativi: «La scarsa appetibilità per i turisti, il senso crescente di insicurezza, la poca voglia degli operatori di fare investimenti qui: vedere locali vuoti in corso Palladio, ecco, non è un proprio un bel segnale». "Buchi neri" che da un lato aumentano il degrado («La delinquenza va dove ci sono zone franche»), dall'altro influiscono negativamente sulle presenze turistiche: «Se non trovo un'offerta adeguata, negozi di qualità ma anche ristoranti e hotel di standard buoni, è chiaro che, come turista, sia spinto ad andare altrove», è il ragionamento di Pavin. A detta del quale non sono certo musei, monumenti e mostre a mancare, «ma tutto ciò che accompagna l'esperienza turistica». Che si tratti della garanzia di poter cenare fino a tardi senza pericoli o della possibilità di fare shopping trovando articoli autenticamente made in Italy (o in Vicenza).

L'appello di Pavin

«Bisogna mettere un freno alle attività di scarsa qualità in centro storico, dai fast food a quei negozietti che vendono merce cinese, con materiali non in linea con le normative europee e che spesso provengono da luoghi in cui non vengono minimamente rispettati i diritti umani». Attività che, rimarca Pavin, «costituiscono una perdita di valore per tutta la collettività». Di qui l'appello a istituzioni, commercianti e associazioni di categoria a «intervenire tutti assieme, ognuno facendo la propria parte». «Gli operatori devono tornare a fare investimenti e il Comune deve sollecitare gli organi competenti ad inviare più risorse e forze dell'ordine, è l'unico modo per risollevare la situazione turistica ed economica e far tornare Vicenza una zona veramente sicura».

La gente, è il succo del discorso, «non può aver paura ad uscire di casa». E come si rende sicuro e vivibile un centro storico? «Con gli eventi, dunque bene il cartellone comunale di iniziative "èPrimavera", ma anche esortando i negozianti ad illuminare le vetrine fino a tardi, se non addirittura ad ampliare l'orario di apertura».

Leggi anche
Musica, buonsenso e sicurezza

Giulia Armeni

Suggerimenti