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Verso il voto

Vannacci “spacca” la Lega a Vicenza. «Lui non ci rappresenta»

La candidatura del generale alle Europee voluta da Salvini scontenta molti big del partito. «Voteremo chi viene dal territorio»
Il generale Vannacci alla presentazione del suo libro all'Astra di Vicenza
Il generale Vannacci alla presentazione del suo libro all'Astra di Vicenza
Il generale Vannacci alla presentazione del suo libro all'Astra di Vicenza
Il generale Vannacci alla presentazione del suo libro all'Astra di Vicenza

La candidatura del generale Roberto Vannacci, piombata in casa Lega il 25 aprile, che per una strana beffa del destino è pure il giorno di San Marco, è stata un colpo al cuore per molti leghisti. Vicentini compresi. Non che non fosse nell’aria, ma tenuto conto della freddezza mista a fastidio con cui l’ipotesi era stata accolta c’era ancora chi sperava in un ripensamento di Matteo Salvini. Speranza vana. “Il parà paracadutato”, come hanno preso a chiamarlo, sarà in lista e su di lui Salvini si gioca tutte le fiches per tentare di evitare il sorpasso di Forza Italia alle Europee e mantenere salde nelle sue mani le redini del partito. Il prezzo però è di aver aggiunto il carico da novanta a malumori già presenti, da parte di chi gli imputa di aver spostato la Lega troppo a destra e di averla snaturata. 

La candidatura di Vannacci non piace ai leghisti 

La candidatura di Vannacci non piace per i medesimi motivi e viene interpretata da molti come uno schiaffo al territorio e alla militanza. Stavolta i leghisti non dissimulano il disagio. Dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, al vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, fino a due esponenti di solito allineati come i capigruppo di Senato e Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, nessuno fa mistero di non vedere in Vannacci il candidato ideale. Troppo estremo nelle sue posizioni e del tutto estraneo al dna leghista.

Il parere del Carroccio in Veneto e nel Vicentino sull'ex generale

In Veneto e nel Vicentino, dove il Carroccio prova a rimanere ancorato al territorio, questi sono aspetti che contano. «In molti mi chiedono - scrive sui social il sindaco di Trissino, in corsa per il tris, Davide Faccio - cosa votare alle prossime elezioni europee. Il mio voto andrà sicuramente a candidati del territorio, veneti che hanno a cuore ideali autonomisti. Non voterò sicuramente candidati calati dall’alto che poco hanno a che fare con il Veneto e che sicuramente hanno fatto poca gavetta politica». Non serve la citazione diretta per capire a chi Faccio si riferisca.

Gelido anche il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti: «Quella di Vannacci è una candidatura da indipendente, noi non eravamo abituati a questo tipo di candidature, vedremo quale sarà il risultato finale. Per quanto mi riguarda ho dei candidati leghisti che conosco bene e che voterò».
 

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«Ognuno - spiega la senatrice ed ex ministra Erika Stefani - è libero di candidarsi. Poi vince chi prende i voti e anche lui dovrà prendersi i voti. Le sue tesi? Leggo che propone le classi separate per gli alunni con disabilità: si tratta del retaggio di una storia ghettizzante che mi vede totalmente in disaccordo. Preferisco votare chi ha fatto esperienza politica, perché la politica non si improvvisa. Siamo portatori di una storia e quindi il mio voto andrà ai leghisti veneti».

Stessa linea che terrà anche il deputato Erik Pretto: «Certamente Vannacci beneficerà di ampio voto popolare. Personalmente però concentrerò le mie energie su candidati del territorio, che abbiano condiviso con i nostri iscritti un percorso di autentica militanza».

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Così il segretario provinciale Denis Frison: «Gli elettori diranno se la scelta di candidare Vannacci è giusta o sbagliata. Vannacci è uno dei candidati, qui in Veneto ne abbiamo altri. Le sue tesi? Hanno poco a che fare con noi». Poi Frison torna sul tema delle candidature locali per le Europee, con Morena Martini scelta dalla segreteria regionale nonostante le indicazioni arrivate dal territorio fossero altre: «Sono preoccupato, certe scelte ci mettono in difficoltà. Avevamo proposto quattro nomi di istituzionali di peso che invece non sono stati accolti: è come se Sacchi avesse deciso di tenere Van Basten in tribuna durante la Champions League».

Concludendo, la candidatura di Vannacci, sospeso dall’esercito perché con il suo libro ne ha “compromesso il prestigio”, scontenta quasi tutti. Tranne il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che commenta sarcastico: «È una scelta win-win: per lui, per la Lega e per l’esercito». 

Roberta Labruna

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