<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'allarme

Medici aggrediti. «Casi triplicati in 2 anni»

Gli episodi sono stati 75 nel 2021, 107 nel 2022 e 48 nei primi tre mesi del 2023, con un trend che va verso le 200 segnalazioni
La protesta dei sanitari nei mesi scorsi dopo un grave episodio
La protesta dei sanitari nei mesi scorsi dopo un grave episodio
La protesta dei sanitari nei mesi scorsi dopo un grave episodio
La protesta dei sanitari nei mesi scorsi dopo un grave episodio

Minacce, insulti, aggressioni e, come nel caso di qualche giorno fa, sputi. I “tranquilli” turni di lavoro di medici, infermieri e operatori. L’ultimo episodio è avvenuto lunedì notte al pronto soccorso: un uomo che si era presentato per essere visitato ha improvvisamente dato in escandescenze e ha sputato contro il medico che lo stava curando, per fortuna mancandolo. 

L'appello in consiglio comunale

Un episodio, l’ennesimo, che è approdato in consiglio comunale. Il presidente Massimiliano Zaramella, dirigente medico dell’Ulss 8 Berica, responsabile dell’unità operativa semplice di Chirurgia vascolare ed endovascolare d’urgenza, ha voluto fare un appello ad assessori e consiglieri. «Vi chiedo di farvi portavoce convinti tra i nostri cittadini e pressanti con i vostri riferimenti politici affinché resti viva l’attenzione su questa tematica e si mettano in atto tutte le azioni informative, formative e decisionali per contrastare questa tendenza». 

Leggi anche
Aggressioni ai medici, sit-in di protesta all'ospedale San Bortolo

Dati scoraggianti

Zaramella ha anche fornito dati che non sono certo incoraggianti: «Nella nostra Ulss gli episodi di violenza su operatori sanitari segnalati (ancora ci sono tabù culturali e personali nel ricorrere a queste segnalazioni, quindi sicuramente si tratta di cifre sottostimate) sono stati 75 nel 2021, 107 nel 2022 e 48 nei primi tre mesi del 2023 con un trend che va verso le 200 segnalazioni a fino 2023, quindi segnalazioni triplicate in due anni».

«La violenza contro il personale sanitario ha delle peculiarità: chi svolge professioni di aiuto non è mai pronto e non concepisce la possibilità di essere aggredito perché è in palese antitesi con il ruolo professionale e sociale del prendersi cura del prossimo; la seconda molto più oggettiva, di autotutela e “utilitaristica” per i pazienti e i parenti è che, sapendo tutti per esperienza personale, che sono anni estremamente difficili per la sanità, quella parte empatica e umana delle professioni sanitarie che è sempre stata parte della cura, oggi è ancora più importante, e permette a chi ci cura di andare oltre il dovuto e previsto per tamponare mancanze e falle strutturali». 

Leggi anche
Sos di medici e infermieri: «Grida, minacce e insulti. Adesso abbiamo paura»

Servono interventi contro le aggressioni

«Le aggressioni - considera il presidente dell’Ordine dei medici Michele Valente - sono un chiaro segnale che c’è urgente bisogno di interventi strutturali e non di semplici azioni “tampone”. Per quanto riguarda gli episodi di violenza si tratta di una questione che abbiamo iniziato ad affrontare ormai da tempo. Tra le tante azioni abbiamo istituito un osservatorio che si articola in tre gruppi di lavoro. Il primo monitora gli episodi di violenza. Il secondo controlla le misure di prevenzione verificando la messa in pratica da parte delle Ulss degli interventi di deterrenza adottati. Il terzo si occupa invece di promuovere buone pratiche e formazione dei medici».

Leggi anche
Dottoressa aggredita al pronto soccorso dal familiare di un paziente

Medici tra sicurezza e qualità della vita

«Ma la questione, come dicevo, va affrontata globalmente - aggiunge Valente -. Bisogna rendere appetibile la professione garantendo ai medici sicurezza e qualità della vita. Oggi non è così e questo porta, inevitabilmente, ad abbandonare la professione o a preferire il settore privato. La sanità pubblica si sta impoverendo e sempre più frequente accade che chi è in prima linea diventi il bersaglio di pazienti. Questi episodi sono espressione di uno stato di difficoltà e sofferenza di molte persone che non vedono più garantita un’equa e corretta accessibilità ai servizi, e devono sopportare lunghe attese per fare una visita o avere una prestazione specialistica perché manca personale». «Fino a quando - conclude il presidente- non ci sarà la reale volontà di cambiare qualcosa, le cose né per i medici, né per i pazienti potranno migliorare».

Claudia Milani Vicenzi

Suggerimenti