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Il virus

Il West Nile preoccupa. In pochi giorni 3 decessi: «Prestare attenzione»

Altri due vicentini uccisi dal West Nile, il virus del Nilo occidentale. Sono due grandi anziani. Il primo di 87 anni di Camisano. Il secondo di 86 anni di Longare. Sono arrivati al San Bortolo in condizioni disperate. Immediato il trasferimento in rianimazione. Ma non c’è stato nulla da fare. Sono morti nel giro di poche ore. Per entrambi la causa del decesso è stata una encefalite devastante. È questo, purtroppo, l’esito più drammatico di una malattia che, nell’80 per cento delle persone infettate è asintomatica, in un paziente su 5 si manifesta come una pesante influenza con mal di testa, eruzione cutanea, dolori muscolari, ma che, nei casi estremi, uno su 150, può colpire il sistema nervoso centrale, provocando un’encefalite o una meningite letale. Sintomi pericolosi: rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento. Poi sopraggiungono la paralisi, il coma, e non se ne esce più.

Si allunga, dunque, la catena dei vicentini portati via da un virus che quest’anno si sta rivelando aggressivo come non mai. Un altro anziano di 83 anni, la prima vittima vicentina di questa stagione, era deceduto la scorsa settimana sempre all’ospedale di Vicenza nel reparto di neurologia. Ed è anche la conferma che a rischiare di più sono soprattutto gli anziani, anche se devono fare particolare attenzione pure i malati cronici, diabetici ed ipertesi, i soggetti immunodepressi o con altre patologie come tumori e malattie renali. Sotto attacco, per una malattia virale che ha il suo serbatoio naturale negli uccelli ed è trasmessa dalle comuni zanzare Culex, è la zona est del Vicentino.

L’allarme è partito da lontano, dalla fine di giugno, quando le trappole collocate dai tecnici dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie a Barbarano-Mossano e a Grisignano catturarono sciami di zanzare infette. Da allora una serie di casi sporadici fino, la scorsa settimana, all’esplosione di due cluster in contemporanea, a Camisano e a Valproto di Quinto Vicentino, i primi focolai di quest’anno nel territorio dell’Ulss Berica in una estate contrassegnata da un progressivo impatto del West Nile proprio nel Veneto con epicentro a Padova, che resta la città italiana maggiormente bersagliata dal virus. Ben 15 pazienti, alcuni relativamente giovani attorno ai 50-60 anni, ricoverati in questo momento per importanti encefaliti nell’azienda ospedaliera universitaria, e fra di loro 10 in terapia intensiva, quasi gli stessi numeri fatti registrare dal Covid nelle ore più buie della pandemia. Due i casi di West Nile, un uomo di 82 anni e una giovane di 29 anni, segnalati nei giorni scorsi a Camisano nel raggio di 2 chilometri. Altri due casi, due anziani di 87 e 75 anni, anche qui entro la distanza di 2 chilometri che è il parametro tecnico preso a riferimento dalle autorità sanitarie per definire un focolaio, nella frazione di Valproto di Quinto, in un’area a prevalente carattere rurale.

Intanto i casi accertati, fra Vicenza e i 58 Comuni che fanno parte dell’Azienda Berica, salgono a 23. Insomma, è stato ampiamente superato quello che, fino a quest’anno, era stato il numero massimo di infezioni nell’Ulss Berica, vale a dire i 12 casi registrati nel 2018. E il timore è che, con questo scenario climatico, caldo umido e una prolungata siccità interrotta da improvvise bombe d’acqua, il conto sia destinato a crescere almeno sino alla fine di settembre, cioè il limite temporale oltre il quale le zanzare non dovrebbero più resistere.

A Camisano e a Valproto, sotto la sorveglianza del Sisp dell’Ulss e in linea diretta con i Comuni coinvolti, sono scattati subito, ad opera di una ditta fornita dall’Azienda Zero, gli interventi di disinfestazione di emergenza per bloccare l’estendersi dei focolai, abbattere le larve e le popolazioni adulte di zanzare. «La situazione è ancora sotto controllo - dice la direttrice del Sisp Teresa Padovan». È lei, con il supporto dell’esperto di arbovirosi del Servizio di igiene pubblica Felice Foglia, ad avere la regia delle operazioni. 

Franco Pepe

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