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VELO D'ASTICO

Frana del Brustolè. Al via il monitoraggio

A 4 anni dall’ultimo controllo, le verifiche per accertare se lo smottamento si sia rimesso in moto
La frana del Brustolè vista dal piazzale della Cartiera Rossi di Arsiero FILOSOFO
La frana del Brustolè vista dal piazzale della Cartiera Rossi di Arsiero FILOSOFO
La frana del Brustolè vista dal piazzale della Cartiera Rossi di Arsiero FILOSOFO
La frana del Brustolè vista dal piazzale della Cartiera Rossi di Arsiero FILOSOFO

A tre anni e mezzo dall’ultimo rilevamento topografico, effettuato nell’ottobre 2020, si torna a monitorare la frana del Brustolè, con un check-up, previsto per domani, che verrà come sempre finanziato dal Comune di Velo d’Astico e dall’Unione montana “Alto Astico”. 

L'ultimo pericoloso slittamento

L’ultimo pericoloso slittamento del costone, situato in territorio velese, ma incombente sull’abitato di Arsiero, risale al tragico 4 novembre 1966. Fu allora che, durante la devastante alluvione che colpì tante parti d’Italia, la frana slittò, su un tappeto di argilla gessifera, fin sul corso del torrente Posina, invadendone l’alveo, con la creazione di un invaso, poi “esploso” e debordato verso la Cartiera Rossi. La nota fabbrica fu investita da acque e detriti fino a 7 metri d’altezza, mentre alcune case e officine, poste nelle vicinanze, vennero spianate, per fortuna senza provocare vittime. 

È da allora che la massa franosa, quantificata in ben 10 milioni di metri cubi, giace sul versante, al suo posto, attirando, di tanto in tanto, gli appetiti di chi vorrebbe trasformare la frana in un’immensa cava, per asportare 4 milioni di metri cubi di pregiati materiali, da rimuovere in 15 anni. A tale prospettiva, dagli effetti molto temuti, si contrappone invece l’azione svolta dall’Unione montana e dal Comune velese, decisi a compiere periodicamente delle campagne di misure sulla rete di controllo. Una necessità, visto anche quanto accaduto nei giorni scorsi con diversi smottamenti in tutta la fascia pedemontana vicentina.

Arrivano i geologi

Per la sedicesima volta essa verrà fatta dagli esperti geologi del Dicam, Dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali, dell’università di Bologna. L’obiettivo perseguito è sempre quello di conoscere il reale stato di salute dell’enorme massa smossa, non attraverso pareri e opinioni, ma sulla scorta dell’indagine scientifica, che finora ha sempre verificato e assodato, senza alcun dubbio, lo stato immobile e dormiente del Brustolè, nonostante alcuni crolli avvenuti nella parte sommitale più antica: quella della paleofrana. 

L'esplorazione

L’esplorazione verrà attuata con l’uso di sofisticati strumenti, monitorando anche qualsiasi minimo movimento, grazie alla rilevazione ottica su 13 capisaldi di rilevamento topografico: 11 direttamente incastonati nel corpo di frana, 2 installati sul dirimpettaio costone degli Stancari di Arsiero. Inoltre, per la prima volta, si aggiungeranno i rilievi fotografici e video ripresi, provenienti da un drone, con cui si sorvolerà palmo a palmo il versante. 

Per permettere le operazioni, nei giorni scorsi l’associazione di protezione civile di Arsiero e il gruppo volontari antincendio e protezione civile di Cogollo del Cengio hanno effettuato un intervento di pulizia dalla vegetazione, presente sia davanti agli stessi capisaldi, che nelle immediate adiacenze. I volontari, poi, saranno in zona domani, per prestare assistenza sui luoghi interessati dai rilievi topografici. Qualora, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, fosse impossibile procedere o completare la campagna di rilevazione, la stessa verrà effettuata sabato prossimo.

Giovanni M. Filosofo

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