<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
il campione di ciclismo travolto e ucciso

Davide Rebellin, il camionista che lo investì: «Chiedo perdono alla famiglia»

Wolfgang Rieke, l'autista accusato di avere travolto e ucciso il ciclista, ha scritto una lettera ai familiari e al giudice
L’investimento di Davide Rebellin era avvenuto a Montebello nel novembre 2022
L’investimento di Davide Rebellin era avvenuto a Montebello nel novembre 2022
L’investimento di Davide Rebellin era avvenuto a Montebello nel novembre 2022
L’investimento di Davide Rebellin era avvenuto a Montebello nel novembre 2022

«Chiedo perdono. Perdono per avere causato la tragedia. E mi rammarico per il dolore che ho provocato». Sono le parole che Wolfgang Rieke, il 62enne camionista tedesco attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di avere travolto e ucciso Davide Rebellin, ha scritto in una lettera indirizzata alla famiglia del ciclista, tutelata dall’avv. Davide Picco. 

Altre due missive Rieke le ha invece indirizzate al pubblico ministero titolare dell’inchiesta sul drammatico incidente avvenuto a Montebello il 30 novembre dello scorso anno, e al giudice per le indagini preliminari. Anche a loro, come ai familiari di Rebellin, l’autotrasportatore avrebbe ribadito il proprio, profondo, pentimento per la condotta avuta nei momenti successivi all’investimento.

Morte Davide Rebellin, la ricostruzione in 3D dell'incidente

L'interrogatorio davanti al giudice

Il mese scorso, nel corso dell’interrogatorio sostenuto davanti al gip, dopo essersi consegnato ai carabinieri al Brennero in seguito al via libera delle autorità tedesche al mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti; Rieke - difeso dagli avvocati Enrico Ambrosetti e Andrea Nardin - più che esprimere il proprio pentimento aveva cercato di giustificare la fuga dopo avere visto il corpo di Rebellin sull’asfalto.

«Non ho visto il ciclista e mi dispiace molto per quello che è successo. La fuga? Mi sono allontanato in un momento di debolezza», aveva dichiarato al gip rispondendo per circa due ore alle domande che gli erano state rivolte. Un racconto che però per il giudice non conteneva un sincero ravvedimento tanto che al camionista erano stati negati - come invece era stato avanzato dai suoi difensori - gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nel Trevigiano, da un amico, oppure a casa in Germania. 

Leggi anche
Morte di Davide Rebellin: dopo averlo travolto e ucciso il camionista restò un quarto d'ora davanti al cadavere

Le tre lettere di scuse scritte da Rieke

Ora il tenore della versione che Rieke ha affidato alle tre lettere inviate ai familiari del campione vicentino; al sostituto procuratore Hans Roderich Blattner (titolare del fascicolo) e al giudice per le indagini preliminari, cambierebbe. Esplicitando soprattutto la sua richiesta di perdono.

Attualmente l’autotrasportatore si trova ancora detenuto nel carcere di San Pio X in attesa degli sviluppi dell’inchiesta. L’intenzione della procura sarebbe quella di chiedere il giudizio immediato. Un passaggio procedurale che consentirebbe di saltare l’udienza preliminare andando direttamente alla fase processuale vera e propria. In questo caso le strade che potrebbe ulteriormente aprirsi sarebbero tre: affrontare il dibattimento in aula; chiedere un giudizio abbreviato (che in caso di condanna consentirebbe lo sconto di un terzo della pena) oppure tentare la strada del patteggiamento (che richiederebbe però il consenso di tutte le parti in causa). 

Leggi anche
La moglie di Rebellin: «Arrestate e condannate chi ha ucciso mio marito in modo così disumano»

L'accusa

Wolfgang Rieke è accusato di omicidio stradale e di omissione di soccorso. Era stato arrestato il 17 giugno scorso nel proprio Paese. Nell’arco di 48 ore dall’incidente i carabinieri erano arrivati all’identificazione del mezzo e quindi del conducente, ma nel frattempo il camionista era già rientrato a casa, in Germania, dove non esiste il reato di omicidio stradale così come è configurato in Italia. Dopo essere stato in “arresto provvisorio” per qualche giorno nel carcere di Muenster, ne era uscito con obbligo di firma, quindi a luglio il giudice tedesco ne ha disposto l’estradizione. A gennaio in un sopralluogo nell’officina dove il tir era custodito, erano state scoperte deformazioni nelle plastiche della carrozzeria, lavate con un detergente acido.

Leggi anche
Rebellin, l'ultima intervista: «Non scorderò mai la prima vittoria a Povegliano. Il rimpianto? Il mondiale»

Matteo Bernardini

Suggerimenti