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Cassola / Bassano

È morto Stefano Gheller, paladino della lotta per il fine vita

Era ricoverato da alcuni giorni all'ospedale di Bassano: è morto in seguito a complicanze sopraggiunte alla sua salute. L'Ulss 7: «Niente suicidio assistito»
Stefano Gheller è morto
Stefano Gheller è morto
Stefano Gheller è morto
Stefano Gheller è morto

Stefano Gheller è morto oggi pomeriggio, 22 febbraio, in ospedale a Bassano del Grappa. Paladino della lotta per il fine vita, 50 anni, era affetto da una grave forma di distrofia muscolare e per primo aveva ottenuto dalla Sanità veneta l'autorizzazione al suicidio assistito.

Stefano Gheller è morto in ospedale a Bassano del Grappa

Gheller è deceduto al San Bassiano dopo alcuni giorni di ricovero per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Qui, già nel dicembre scorso, era stato ricoverato in pneumologia con un quadro clinico aggravato da una polmonite. Una situazione clinica, tuttavia, per la quale il suicidio assistito non si è infine concretizzato.


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Gheller, paladino della lotta per il fine vita

Gheller, originario di Cassola, era un sostenitore della battaglia per il suicidio medicalmente assistito e per il riconoscimento della legge per il fine vita, bocciata in Veneto nelle settimane scorse. L'Ulss 7 Pedemontana si era attivata per garantirgli il diritto costituzionale per il quale si era battuto, anche a nome di altri malati nelle sue condizioni. 


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Gheller, la distrofia muscolare: «Non ho paura della morte ma della sofferenza che la precede»

«Non ho alcuna paura della morte - aveva detto qualche tempo fa Stefano Gheller- ma della sofferenza che la precede». Il 50enne soffriva di una grave forma di distrofia muscolare facio-scapolo-omerale che aveva ereditato dalla madre. Ai giornalisti e al presidente del Veneto Luca Zaia aveva sempre detto di non voler morire, ma di voler decidere quando lasciare la vita nel momento in cui il dolore fosse diventato insopportabile.

Gheller era attaccato al ventilatore da 35 anni. Il 13 ottobre 2022 aveva ottenuto dall'Azienda sanitaria Pedemontana la possibilità di accedere al suicidio assistito. «La notizia che potrò porre fine alla mia esistenza quando la sofferenza diventerà insopportabile - aveva ripetuto - mi ha fatto amare ancora di più la vita».

L'Ulss 7: «Non siamo ricorsi al suicidio assistito»

All'ospedale San Bassiano Gheller è stato assistito da diversi specialisti, tra cui l’equipe di cure palliative che si è adoperata per ridurre la sua condizione di sofferenza. In una nota, l'Azienda socio-sanitaria Ulss7 scrive: «Rimane il ricordo della sua chiarezza di pensiero, determinazione e grande dignità umana nelle persone che si sono confrontate con lui lungo il percorso di autorizzazione e durante le ripetute fasi di assistenza medica. A nome di tutta l’Azienda, esprimiamo ai familiari di Stefano Gheller le più sentite condoglianze».

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Il presidente del Veneto Luca Zaia

«Abbiamo sperato fino all'ultimo che Stefano potesse veder migliorare le proprie condizioni fisiche. Ho seguito quotidianamente l'evoluzione della sua malattia, tramite il direttore generale Bramezza e la direzione dell'ospedale di Bassano. La notizia della scomparsa mi ha lasciato sgomento. Sapevo che le condizioni erano critiche, ma l'epilogo è stato davvero repentino. Se ne va un'icona dei diritti civili, e delle battaglie per i diritti civili. Ho conosciuto Stefano  dopo la famosa domanda per il suicidio assistito, che volle presentare e che ottenne dopo l'iter amministrativo portato avanti. Ma ricordiamoci che Stefano aveva anche già sottoscritto le sue DAT, le disposizioni anticipate di trattamento, quindi il suo testamento biologico. Una volontà che è stata rispettata in questa fase ultima della sua vita».

«Stefano - prosegue Luca Zaia - ci ha lasciati fisicamente, ma non se ne va, non solo come ricordo ma anche per le azioni che ha voluto portare avanti col suo impegno. Debbo dire che è stato sempre un grande sostenitore delle libertà. È stato una persona che ha amato la vita. Ricordo quando nel nostro primo incontro mi ha parlato di investire risorse per creare in Veneto le spiagge per disabili gravi. Ed anche quando gli ho dato una mano per cambiare l'auto con la quale amava muoversi, in una costante ricerca di conoscenza e libertà. Stefano era un ragazzo intelligentissimo, che io non dimenticherò mai. Esprimo a tutti i familgliari e amici le più sentite condoglianze, in particolar modo alla sorella Cristina che viveva con lui».

Associazione Luca Coscioni

«Ci uniamo al dolore della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano. La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari». Lo dicono, in un nota, Filomena Gallo, Marco Cappato e Diego Silvestri, rispettivamente Segretaria nazionale, Tesoriere e coordinatore Cellula Padova e Vicenza dell'Associazione Luca Coscioni. «Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa - ricordano -. Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al "suicidio assistito", anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia».

 

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