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IL CASO

Derby veneto sulla giustizia: «Inutile l'apertura del tribunale della Pedemontana»

Il consigliere togato Andrea Mirenda contro il progetto: «È anacronistico». «Sì alla Corte d'Appello e all'Antimafia a Verona»
Alcuni giudici della Corte d’Appello di Venezia
Alcuni giudici della Corte d’Appello di Venezia
Alcuni giudici della Corte d’Appello di Venezia
Alcuni giudici della Corte d’Appello di Venezia

Un progetto «anacronistico», non al passo con i tempi, che vanno invece nella direzione di una giustizia sempre più telematica. Così Andrea Mirenda, membro togato del Consiglio superiore della magistratura, definisce l’ipotesi dell’apertura di un nuovo tribunale della Pedemontana, mentre il magistrato plaude alla mobilitazione dei sindaci dei 98 Comuni veronesi che chiedono di portare in città una sede della Direzione investigativa antimafia e un distaccamento della Direzione distrettuale antimafia con un magistrato in servizio nella Procura scaligera.

Ben vengano dunque, secondo Mirenda, la «Procura antimafia» e la creazione di una sede della Corte d’Appello a Verona, condizione «sine qua non», indispensabile, per legge per procedere in tal senso.

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Sì a Corte d’Appello e Dda

«Il tribunale di Verona è tra i principali contributori della Corte d’Appello di Venezia: una sezione distaccata a Verona sarebbe quindi positiva, perché consentirebbe di trattare le impugnazioni di Verona con la giusta sollecitudine», spiega il consigliere togato del Csm. «Magari si potrebbe pensare di accorpare i procedimenti in arrivo da Vicenza e Rovigo, lasciando quelli delle altre province in capo a Venezia».

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Sul fronte del contrasto al crimine organizzato, secondo Mirenda, bisogna ascoltare le parole dei sindaci e del procuratore Raffaele Tito, che nei giorni scorsi ha ribadito la necessità e l’urgenza di «poter utilizzare in maniera più diffusa quegli strumenti normativi ed investigativi che solo la legislazione antimafia mette a disposizione dei pubblici ministeri e della polizia giudiziaria».

«Quanto sottolineato dai sindaci e dal procuratore Tito», prosegue il consigliere togato del Csm, «ha un’elevata valenza sociale, perché testimonia il disagio degli amministratori e la necessità da parte degli organi inquirenti di dotarsi di uffici il più possibile vicini al territorio d’interesse. Questo grido di dolore va accolto».

No ai piccoli tribunali

Mirenda boccia invece senza riserve il progetto dell’apertura del Tribunale della Pedemontana, a Bassano. «L’intervento del governo che dovrebbe portare entro il 2026 al “gip collegiale“ va nella direzione contraria all’idea di costituire piccoli tribunali. In Italia ci sono 40 tribunali con meno di dieci magistrati e un centinaio con meno di venti magistrati ed è evidente il problema che la riforma comporterebbe in termini di incompatibilità dei giudici: vogliamo aggravarlo con un nuovo tribunale della Pedemontana?», chiede il magistrato veronese.

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«Ormai la giustizia civile è tutta telematica e presto lo sarà anche quella penale. C’è bisogno di creare nuove sedi? L’idea dei tribunali di prossimità è anacronistica, non più al passo con i tempi. Oggi i corridoi dei tribunali sono sempre più deserti, perché si lavora in modo diverso».

I numeri

Sono sufficienti alcuni numeri per rendere l’idea di quanto il territorio necessiti di un distaccamento della Direzione distrettuale antimafia. Dal 2022 al gennaio 2024, la prefettura di Verona ha emesso 22 interdittive antimafia, di cui quattro prevenzioni collaborative nei confronti di imprese operanti in diversi settori produttivi del territorio scaligero.

Di più, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, nel suo ultimo rapporto riferito al 2023, ha segnalato 1.972 operazioni finanziarie sospette. Dato che pone la provincia di Verona al secondo posto di tutto il Veneto.

E nel 2023 si sono conclusi in Tribunale a Verona Taurus e Isola Scaligera, due maxi processi che hanno confermato la presenza ormai radicata della ’Ndrangheta sul territorio scaligero.

Manuela Trevisani

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