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Vicenza

Tribunale colabrodo
Crepe e infiltrazioni
Caccia ai colpevoli

Il tribunale è stato completato nel 2009 ma per i problemi che ha è già vecchio. COLORFOTO
Il tribunale è stato completato nel 2009 ma per i problemi che ha è già vecchio. COLORFOTO
Il tribunale è stato completato nel 2009 ma per i problemi che ha è già vecchio. COLORFOTO
Il tribunale è stato completato nel 2009 ma per i problemi che ha è già vecchio. COLORFOTO

«Tribunale ko, caccia ai responsabili». Potrebbe essere preso, copiato e incollato nelle pagine di giornale di questi giorni. Sarebbe un titolo ideale per descrivere la vicenda di un palazzo di giustizia che fa acqua, che cede, che quasi sprofonda, che è stato completato sei anni fa e che ancora è alla ricerca di un responsabile per tutti questi danni. Sarebbe una sintesi perfetta appunto, se non fosse già stata utilizzata e scritta circa due anni fa quando il tribunale presentava più o meno le stesse criticità che emergono oggi. E che ancora, a distanza di 26 mesi, chiedono di essere risolte. Achille Variati ci aveva provato a mettere nero su bianco una serie di problemi con tanto di soluzioni e interventi previsti. Peccato, però, che non tutto sia stato portato a termine.

I DIFETTI CRONICI. Un breve riassunto per rinfrescare la memoria. È l’estate 2014. Fa caldo. Il clima dentro le stanze del nuovo tribunale è bollente. Non tanto per i problemi con l’impianto di raffrescamento ma per la lunga serie di malanni che stanno interessando la struttura nuova di zecca. Achille Variati non ci sta. Intende fare luce su una serie di problemi che l’immobile sta manifestando «sin dal primo giorno di utilizzo» e decide di convocare un summit con impresa costruttrice, procuratore e presidente del tribunale. Durante il vertice i protagonisti prendono carta e penna e compilano una sorta di inventario mettendo una dietro l’altra le criticità e partendo da una domanda preliminare: «Sono difetti costruttivi o problemi di manutenzione?». La lista dei problemi comprende guaine, scarichi delle acque meteoriche, scarichi esterni, scivolosità della pavimentazione esterna, situazione delle vasche fontane, problemi all’impianto di riscaldamento e raffreddamento, vibrazioni degli impianti, gruppo elettrogeno ed altri impianti di emergenza, manutenzione e problematiche di assestamento.

LA (POCA) STABILITÀ. Nessun errore. L’elenco è stato compilato due anni fa. Ed è normale pensare a un déjà vu notando che molte criticità sono ancora presenti. A partire da quella che più preoccupa: l’assestamento. Due anni fa non sembrava essere «così rilevante», avevano riferito amministrazione e impresa. Ma adesso la situazione è cambiata. Da una parte ci sono le crepe che sono comparse in alcuni punti dell’edificio; l’ultima è quella che corre nel muro appena sopra la trave portante tra il quarto e l’ultimo piano. E dall’altra (ed è qui, come si vede a lato, il punto più delicato) c’è quel fenomeno di scollamento tra il blocco B e A del palazzo.

GLI SCARICHI. Al secondo punto, ma non di priorità, c’è la questione degli scarichi e delle infiltrazioni. Anche in questo caso nulla è cambiato. Pioveva dentro due anni fa e piove dentro oggi. La situazione in realtà è complessa. Il presidente del tribunale Alberto Rizzo e l’assessore alla cura urbana Cristina Balbi non hanno dubbi. «I pluviali non sono dimensionati - fanno sapere - o sono stati realizzati male, perché non è possibile che si formi un lago sul tetto della struttura». Una tesi che si scontra con quella dei costruttori e del progettista: «Serve manutenzione: è per quello che l’acqua non scende». Ma è qui che le cose si ingarbugliano con un batti e ribatti che lascia qualche perplessità. «La pulizia degli scarichi - precisano dalla ditta Ranzato che ha in carico la manutenzione del tribunale - non è nel nostro contratto. Forse è un servizio che manca. Ci siamo resi disponibili a fare una videoispezione». «Non ho il contratto sotto mano - ribatte Rizzo - ma ho dato disposizione specifica alla ditta di procedere con la pulizia e a quanto pare hanno risposto, considerato che con il sindaco ho eseguito un sopralluogo sul tetto e non ho trovato foglie. Ma, ripeto, non sappiamo se lo scarico è ostruito o meno: siamo certi che non è adeguato per l’attività che deve svolgere».

Nicola Negrin

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