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Il delitto di Marostica

La confessione dell'omicida: «Mi faceva sempre i dispetti. L'ho uccisa perchè la odiavo»

I rilievi degli investigatori nell'alloggio di via del Lavoro dove si è consumato il delitto (Foto G. Ceccon)
I rilievi degli investigatori nell'alloggio di via del Lavoro dove si è consumato il delitto (Foto G. Ceccon)
I rilievi degli investigatori nell'alloggio di via del Lavoro dove si è consumato il delitto (Foto G. Ceccon)
I rilievi degli investigatori nell'alloggio di via del Lavoro dove si è consumato il delitto (Foto G. Ceccon)

Prima ha massacrato la coinquilina, Maria Cristina Cavedon di 53 anni. Poi ha chiamato il 112 e con voce agitata ha raccontato tutto e si è costituita. «L'ho uccisa con un coltello perché mi faceva i dispetti e la odiavo. In un momento di rabbia l'ho colpita al cuore e al collo». Erano le 12.45 di ieri, 24 aprile a Marostica, quando Lisa Paiaro Bernato ha avvertito i carabinieri. Ma nonostante il pronto intervento del Suem 118, non c'è stato nulla da fare per la vittima. Un delitto che inevitabilmente ha fatto riflettere sulle reali condizioni di salute dell'assassina, ospite di una struttura protetta di Marostica, insieme alla vittima. «Una notizia drammatica, che tocca nel profondo tutta la nostra comunità e di fronte alla quale non possiamo restare indifferenti. Per quanto mi riguarda, ho subito informato il sindaco Matteo Mozzo dell'accaduto e a brevissimo ci confronteremo anche con gli altri colleghi della Giunta». A poche ore dal dramma accaduto nell'appartamento di via Maestri del Lavoro, è il commento dell'assessore al sociale Renato Bertolin, tra i primi componenti dell'amministrazione comunale a ricevere la notizia dell'omicidio.

 

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Assessore che, dopo aver precisato che i residenti della casa protetta non erano seguiti dai servizi sociali del Comune, aggiunge che negli anni con la cooperativa "Un segno di pace" c'è sempre stato un rapporto di reciproco rispetto. E che l'impressione era che fosse un ente molto attento anche alle misure di sicurezza. «Ci invitavano - prosegue Bertolin - regolarmente ai loro open day o alle iniziative aperte al pubblico. Di regola per l'amministrazione comunale partecipavo io e ho avuto modo di conoscere la realtà di via Maestri del Lavoro, ma anche delle altre sedi attive entro i confini comunali. Per quanto ho visto, ne posso solo parlare bene».

E sul rispetto dei protocolli da parte degli operatori, Bertolin non ha dubbi rispetto a quanto ha potuto constatare personalmente. «Li ho sempre visti molto attenti - dice -, al punto che anche con noi ospiti esterni utilizzavano piatti, bicchieri e posate di plastica in modo da ridurre al minimo il rischio di incidenti. La situazione è sempre stata più che tranquilla nelle varie strutture gestite dalla cooperativa, non ci sono mai arrivate voci di criticità e abbiamo sempre trovato operatori e responsabili delle strutture particolarmente disponibili nei nostri confronti. In sostanza, la cooperativa ci è sempre apparsa come una realtà assolutamente seria e rispettosa delle regole».

Per questo, la notizia dell'omicidio genera ancora più sconcerto nella comunità di Marostica. «In questa fase pare che non ci sia molto da fare - osserva Bertolin -, se non prendere atto di ciò che è accaduto, confrontarci tra di noi e raccogliere eventuali idee. Sicuramente nei prossimi giorni gli inquirenti faranno il loro lavoro e aiuteranno tutti noi a capire che cosa sia successo. Da parte nostra siamo a disposizione: seguiremo gli sviluppi della vicenda, pronti a dare una mano se il nostro contributo potrà servire in futuro a garantire ancora di più la sicurezza».

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