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L'intervista

Fra Alessandro Carollo: «Incontrerò il vescovo, a Bassano resterà la presenza francescana»

Thienese, è ministro della provincia veneta dei frati minori cappuccini
In Margnan: il convento dei Frati Cappuccini di Bassano di cui è stata annunciata la chiusura ARCHIVIO
In Margnan: il convento dei Frati Cappuccini di Bassano di cui è stata annunciata la chiusura ARCHIVIO
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In Margnan: il convento dei Frati Cappuccini di Bassano di cui è stata annunciata la chiusura ARCHIVIO

Fra Alessandro Carollo, vicentino di Thiene, è il nuovo Ministro della provincia veneta dei frati minori Cappuccini. Eletto durante il terzo Capitolo ordinario provinciale che nei giorni scorsi ha deciso la chiusura del convento di Bassano, spiega al Giornale di Vicenza le motivazioni della scelta, ma soprattutto annuncia nuove prospettive: un imminente incontro con il vescovo Brugnotto e l’apertura al volontariato e all’amministrazione locale per mantenere una presenza francescana in città.

Si è sperato fino all’ultimo in un esito diverso. 
Per noi frati è stata una scelta dolorosa ma necessaria ed è arrivata alla fine di un lungo percorso di discernimento condiviso con i guardiani dei conventi. Anch’io sono molto legato a Bassano, dove ho trascorso l’anno di noviziato.

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Il timore, adesso, è che il convento diventi altro o arrivino gli speculatori.
Anche se non verrà costituita la nuova fraternità a settembre non cesserà l’attività ministeriale, pastorale, di mensa e di tutela dei beni culturali del convento. Così come il servizio delle confessioni.

Come sarà possibile garantire tutte queste attività?
La settimana prossima incontrerò il vescovo di Vicenza, monsignor Giuliano Brugnotto. È l’unico, delle tre diocesi coinvolte nella chiusura dei conventi assieme a quello di Rovigo e di Trento, con cui non ho ancora parlato. E poi sono disponibile a incontrare l’amministrazione locale e le associazioni di volontariato per entrare in collaborazione e far fruttare l’affetto ricevuto.

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C’è da sperare in qualcosa di positivo per Bassano?
Difficile che si possa tornare indietro rispetto alla chiusura, ma non voglio nemmeno dare l’idea che ci stiamo ritirando. Mi auguro che questa decisione possa fare diventare la nostra vita ancora più significativa e propositiva dal punto di vista evangelico. Mi piace pensare alla metafora del lievito: ne basta poco per fare lavorare grandi quantità di farina. 

Prima ha definito “difficile” tornare indietro. Non impossibile, allora?
Forse potremmo anche sbagliare a chiudere, ma dovevamo prendere una decisione. Se poi, in futuro, ci accorgeremo che abbiamo sbagliato, potremmo anche tornare indietro e riaprirlo.

Ma allora quali sono le ragioni che hanno portato alla chiusura?
Le motivazioni riguardano la situazione anagrafica, la metà dei frati ha più di settant’anni, e il calo delle vocazioni. La pandemia ha evidenziato diverse fragilità causate da problemi di salute che persistono.

Non ci sono ragioni diverse?
Solo quelle appena esposte: da nuovo ministro mi sento in dovere di far vivere una vita dignitosa a tutti i frati. È l’unico criterio che ha guidato la scelta del Capitolo, quindi nessun errore nei conventi per i quali è stata decisa la chiusura e nessun motivo legato all’impossibilità di vivere in quei luoghi. Non ci sono ragioni per chiudere nessun convento. Siamo eredi di un dono, di una storia molto più grande di noi.

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In questi giorni due nuovi frati Cappuccini hanno pronunciato la professione solenne nel santuario di San Leopoldo Mandic a Padova: non sarebbero potuti arrivare in sostegno al convento di Bassano?
Dallo scorso novembre alla provincia veneta, che comprendeva già il Trentino e il Friuli-Venezia-Giulia, si sono aggiunti cinque conventi dell’Alto Adige per un totale di venticinque. Dobbiamo quindi garantire una certa presenza sul territorio e vivere in pienezza la nostra vocazione. Non tutti i 240 frati del Nord Est operano nel territorio. Alcuni prestano servizio anche in altre regioni e all’estero.

Come hanno reagito i frati bassanesi alla notizia della chiusura?
Con grande e comprensibile dolore. Mi sarei stupito del contrario.

Però hanno rispettato il voto di obbedienza
Voglio pensare che la decisione sia stata accettata non solo per una questione di obbedienza, ma come il risultato del percorso di confronto che c’è stato in questi anni. 

 

Federica Augusta Rossi

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