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La riflessione

La tragedia nella Valle che si spersonalizza

Chiampo: la piazza del municipio di un paese sconvolto dalla tragedia
Chiampo: la piazza del municipio di un paese sconvolto dalla tragedia
Chiampo: la piazza del municipio di un paese sconvolto dalla tragedia
Chiampo: la piazza del municipio di un paese sconvolto dalla tragedia

Chiampo! La Pieve: c'era una volta il frate del pane! Giacomo Zanella, gli Artigiani del marmo, la Grotta e frate Claudio scultore della fede nella bellezza, La Stella Boara di Silvio Negro per l'infinita nostalgia: "Che faranno a quest'ora?". Il torrente: l'acqua trasparente, costante, preservata dalle centraline rapinose. I Cori: "Ciampo, mia cara terra, sempre te go nel cor". Ma la Valle ha i capannoni ormai vuoti. Chi lavora più? I litigiosi indiani che si organizzano nelle violente spedizioni punitive di casta? La Valle si spersonalizza chiudendo le parrocchie. Qualcuno tra gli eredi dei primi coraggiosi imprenditori perde lo sguardo nelle insulse nostalgie per gli anni dell'orrore autoritario e della violenza assassina. Resistono i pochi montanari, quelli veri, anche giovani, che inventano sentieri e Presepi. Il Rifugio Bertagnoli. Ma c'è ancora il Cai?
La bellezza delle colline, delle montagne: Nogarole, Campanella, Altissimo, Marana, Campodalbero, Durlo, Mistrorighi appena lì sopra. Le contrade, oh, quante! Il silenzio armonioso che cercava Vitaliano Trevisan. "Tu piangi, derelitta, a capo chino sulla ventosa balza". Il vino durello della pensosità fantasiosa.
Questa tragedia dice al mondo ciò che non siamo. "Tenera, l'altrui duol commiserando sciogli i capelli".

Bepi De Marzi

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