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Il duplice omicidio di Chiampo

La confessione del killer dei genitori: «Sì, li ho uccisi per i soldi. Mi dispiace»

Diego Gugole con i genitori Sergio e Lorena, che ha ucciso
Diego Gugole con i genitori Sergio e Lorena, che ha ucciso
Diego Gugole con i genitori Sergio e Lorena, che ha ucciso
Diego Gugole con i genitori Sergio e Lorena, che ha ucciso

«Per quello che può valere, mi dispiace». È quanto ha detto ieri mattina Diego Gugole, 25 anni, al giudice Antonella Toniolo, dopo aver confessato anche a lei di avere ammazzato mamma e papà. «Sì, li ho uccisi per i soldi, volevo l’eredità», ha confermato ancora una volta il giovane, ripetendo quello che aveva già detto martedì sera al piantone della caserma dei carabinieri di Vicenza e poi alla presenza del pubblico ministero Barbara De Munari, e dei detective del nucleo investigativo con il luogotenente Emanuele Contessa. Il gip non ha convalidato il fermo di Gugole, perché non c’è alcun pericolo di fuga; ma ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per duplice omicidio pluriaggravato, anche dalla premeditazione, per il pericolo che l’indagato possa commettere altri reati. La capacità non comune di procurarsi una pistola al mercato nero dà la prova, per il giudice, di una persona «socialmente pericolosa», nonostante si sia costituito ed abbia raccontato fatti e circostanze che hanno trovato conferma sia nelle indagini dei militari che dalle testimonianze, oltre che dagli esiti degli accertamenti medico legali del dottor Antonello Cirnelli. 

L’eredità. «Volevo impossessarsi dell’intero patrimonio dei miei genitori», ha ribadito Gugole, che ha sparato prima 2 colpi al papà Sergio, 62 anni, imprenditore conciario in pensione, mentre stava leggendo alcune carte sul tavolo della cucina; e poi 4 alla mamma Lorena Zanin, 59, appena rientrata in casa, in via Villaggio Marmi a Chiampo, qualche ora dopo. Un folle e terribile progetto criminale studiato da un mese, che aveva portato l’omicida a procurarsi - pagandola 3.800 euro - una pistola illegale, da un marocchino conosciuto a Cologna Veneta, che ora gli inquirenti stanno cercando. Un piano allucinante, di cui il giovane, apparso «spaesato ma lucido» in carcere, non aveva fatto parola con alcuno. A San Pio X è stato visto da un educatore e da una psicologa; è in cella con un altro detenuto ed è parso tranquillo. D’altronde, sapeva bene a cosa andava incontro: inizialmente, stando al suo racconto, aveva ipotizzato di simulare una vacanza dei genitori per disfarsi dei corpi e ripulire l’appartamento; poi, ha deciso di costituirsi, non prima di avere pagato la caparra - circa 10 mila euro - della casa che voleva comprare ad Arzignano. 
 

Le domande. Rimangono, al momento, tantissimi dubbi da chiarire, anche se dal punto di vista investigativo il caso è pressoché chiuso, a meno di eclatanti novità. In primo luogo non emergono litigi in famiglia, e men che meno per ragioni economiche: se è vero che Diego aveva l’ossessione della casa da acquistare, e se è vero che non aveva alcuna voglia di lavorare, tanto da essere disoccupato da tempo (alcuni testimoni spiegano anche che aveva il vizietto del gioco, ma per guadagnare soldi facili), è altrettanto vero che i genitori non gli avrebbero mai fatto questioni per i quattrini. Gugole ha detto che della casa di Arzignano non aveva fatto parola con mamma e papà, per ragioni che però non ha chiarito. D’altronde, l’interrogatorio è durato un’ora, nel corso della quale il detenuto ha ripercorso solo quello che aveva già raccontato. Gli inquirenti si chiedono anche perché abbia deciso di confessare, alcune ore dopo, e quale rapporto effettivamente avesse con i genitori. 

La psicologa. Diego andava da qualche tempo da una terapeuta; sarà probabilmente ascoltata dai carabinieri. La difesa valuterà se farlo visitare da uno psichiatra, per appurare il suo stato di salute. 

 

Diego Neri

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