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TUTTI IN FUGA DAL VENEZUELA

Venezuelani in fuga da un Paese che è ormai allo stremo delle forze. Qui sono in Colombia e si stanno dirigendo verso le frontiere con l’Ecuador, al Rumichaca International Bridge. ANSA/AP PHOTO/DOLORES OCHOAIl Bolivar Soberano, nuova valuta con cinque zeri in meno
Venezuelani in fuga da un Paese che è ormai allo stremo delle forze. Qui sono in Colombia e si stanno dirigendo verso le frontiere con l’Ecuador, al Rumichaca International Bridge. ANSA/AP PHOTO/DOLORES OCHOAIl Bolivar Soberano, nuova valuta con cinque zeri in meno
Venezuelani in fuga da un Paese che è ormai allo stremo delle forze. Qui sono in Colombia e si stanno dirigendo verso le frontiere con l’Ecuador, al Rumichaca International Bridge. ANSA/AP PHOTO/DOLORES OCHOAIl Bolivar Soberano, nuova valuta con cinque zeri in meno
Venezuelani in fuga da un Paese che è ormai allo stremo delle forze. Qui sono in Colombia e si stanno dirigendo verso le frontiere con l’Ecuador, al Rumichaca International Bridge. ANSA/AP PHOTO/DOLORES OCHOAIl Bolivar Soberano, nuova valuta con cinque zeri in meno

Il primo discorso serio, o perlomeno realista, fatto da Nicolas Maduro ha di fatto sancito la bancarotta del Venezuela. Nulla di nuovo, considerato che tutti gli osservatori internazionali da tempo giudicano l’utopistica repubblica bolivariana l’ennesimo fallimento comunista, ma invece un cambiamento di approccio estremamente significativo dal momento che a sostenerlo è colui che fino a ieri considerava il cambio della valuta al mercato nero una frode nei confronti del popolo. Morale della favola, l’ultimo dei tanti inutili e pomposi discorsi pronunciati a reti unificate da parte del discepolo di Hugo Chavez sembrava tratto dai testi degli economisti monetaristi della scuola di Chicago. Con le code alle frontiere di connazionali che cercano di fuggire alla fame e alla repressione politica, Maduro ha preso atto che la contrazione economica di oltre un terzo del pil dal 2013 a oggi non può certo essere il miglior biglietto da visita per pubblicizzare il modello socialista in salsa bolivariana. Meno che mai in un anno in cui l’inflazione sta superando il milione per cento, roba che la repubblica di Weimar era uno scherzo in confronto. Senza scordare, e anzi sottolineando anche tramite le drammatiche testimonianze della comunità di origine italiana, la carenza di cibo e medicinali che inducono migliaia e migliaia di famiglie venezuelane a fuggire in cerca di fortuna, o di semplice sopravvivenza altrove. Partendo da questi dati di fatto che fino a ieri si ostinava a negare, il caudillo che ha soppresso l’opposizione ha provveduto anche ad abolire il cambio fissato dallo Stato per il bolivar, introdotto dal padre della rivoluzione, Chavez appunto. Dalla sera alla mattina ha svalutato la moneta che, dai 250 mila bolivar per dollaro previsti dal cambio fisso e artificiale, è passata a quota 6 milioni, vale a dire il tasso di cambio che circolava al mercato nero. Contemporaneamente, anche per evitare che per comprare un chilo di pane ci volesse una carriola di banconote, Maduro ha introdotto una nuova valuta, il cosiddetto Bolivar Soberano (Bolivar Sovrano) che, rispetto alla vecchia, è stato sforbiciato di cinque zeri. Piccolo inciso: in questo mossa che, secondo la logica precedente dei bolivariani, potrebbe essere provocatoriamente definita controrivoluzionaria e capitalista, il presidente è arrivato ad ammettere che l’iperinflazione che ha messo in ginocchio il Venezuela è stata causata dall’eccessiva disinvoltura con cui lo Stato ha stampato banconote al fine di ripianare deficit mostruosi legati alle spese sociali. Tanto per dare un’idea, il rapporto deficit/pil quest’anno è arrivato al 30 per cento e improvvisamente il leader bolivariano si è dato l’obiettivo di azzerarlo, come un monetarista della scuola di Chicago. Come? Oltre ad alzare la tassa sul valore aggiunto, l’Iva del Venezuela, Maduro ha annunciato che sarà aumentato il prezzo della benzina, fino a questo momento tenuto prossimo allo zero, proprio per raccogliere risorse fiscali al fine di ridurre il deficit. Non è che sia stato dato tanto credito a questa operazione, peraltro la meno balzana delle tante lanciate fin qui. La gente continua a fuggire tanto che i Paesi confinanti (vedi box) stanno cercando di contenere la massa di venezuelani in marcia verso una salvezza non più considerata raggiungibile a Caracas e dintorni. E che la stella di Maduro, paradossalmente dopo l’unico annuncio di una riforma almeno realista, sia destinata a spegnersi lo si capisce dagli attacchi che sta ricevendo dal fronte interno, da quel Partito socialista unito (Psuv) che ha trasformato l’ultimo congresso di luglio in un banco di accusa contro di lui. Prima ancora che il leader fosse oggetto di un attentato con i droni il 4 agosto scorso, Freddy Bernal, alla guida di un organismo governativo che distribuisce cibo, ha detto che è ora di finirla di parlare di complotti esteri. «La nostra rivoluzione dura da 19 anni - ha detto ripreso dall’Economist - e solo noi siamo responsabili di quello che succede qui, nel bene e nel male». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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