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LA METAMORFOSI DI KIM JONG-UN

Kim Jong-un, presidente e dittatore della Corea del Nord, sorride in mezzo ai suoi militari. Il leader nordcoreano ha avviato un cambio radicale di strategia e ora è più propenso al dialogo con gli ex “nemici” occidentaliLe bandiere di Usa e Corea del Nord sul piatto. ANSA/AP/WONG MAYE-E
Kim Jong-un, presidente e dittatore della Corea del Nord, sorride in mezzo ai suoi militari. Il leader nordcoreano ha avviato un cambio radicale di strategia e ora è più propenso al dialogo con gli ex “nemici” occidentaliLe bandiere di Usa e Corea del Nord sul piatto. ANSA/AP/WONG MAYE-E
Kim Jong-un, presidente e dittatore della Corea del Nord, sorride in mezzo ai suoi militari. Il leader nordcoreano ha avviato un cambio radicale di strategia e ora è più propenso al dialogo con gli ex “nemici” occidentaliLe bandiere di Usa e Corea del Nord sul piatto. ANSA/AP/WONG MAYE-E
Kim Jong-un, presidente e dittatore della Corea del Nord, sorride in mezzo ai suoi militari. Il leader nordcoreano ha avviato un cambio radicale di strategia e ora è più propenso al dialogo con gli ex “nemici” occidentaliLe bandiere di Usa e Corea del Nord sul piatto. ANSA/AP/WONG MAYE-E

Da dittatore spietato a statista illuminato. Sono bastati pochi mesi e alcuni incontri diplomatici ad alto livello, opportunamente pubblicizzati con la collaborazione dei “nemici” occidentali, per trasformare Kim Jong-un in un protagonista globale e presentabile. Fino ad arrivare all’organizzazione di un vertice col nemico giurato, il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, fissato per il prossimo 12 giugno a Singapore. Cosa è successo in così breve tempo? Come ha fatto questo 34enne dipinto come un folle sanguinario, capace di fare uccidere dagli sgherri del regime nordcoreano tutti coloro, parenti compresi, sospettati di ordire complotti ai suoi danni, a convincere i leader mondiali a sedersi attorno a un tavolo e a trattare? Non basta la minaccia nucleare, esibita a ogni piè sospinto contro gli Stati Uniti, per spiegare questa svolta diplomatica a 360 gradi. Di sicuro buona parte del cambiamento d’immagine e di strategia di Kim si deve anche al ruolo esercitato dal suo omologo della Corea del Sud, Moon Jae-in, che da quando è in carica ha spinto con gli alleati americani verso una politica assertiva nei confronti del dittatore. Il risultato è stato che Kim ha messo sul tavolo la possibile denuclearizzazione del proprio Paese, ottenendo poi un clamoroso successo personale nel momento storico in cui i due leader coreani si sono incontrati, si sono perfino piaciuti e hanno camminato fianco a fianco in quella che per un attimo è tornata a essere un’unica Corea. «La sua popolarità - scrive il New York Times - è decollata nei sondaggi condotti nella Corea del Sud, alla vigilia del vertice che lo vederà quale primo leader nordcoreano nella storia a incontrare un presidente americano. Con una scoppiettante serie di iniziative diplomatiche arriverà al vertice con Trump con un’immagine completamente ridefinita. Molti sudcoreani lo considerano adesso addirittura più affidabile dello stesso Trump, nonostante la pluridecennale alleanza tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti». Le foto diffuse dalle agenzie internazionali nelle ultime settimane non fanno altro che accreditare la nuova versione del dittatore che, fino a ieri, era considerato uno dei più brutali di tutto il pianeta. Uno, per dire, capace di far patire la fame al proprio popolo e di usare tutte le risorse per costruire un arsenale nucleare in grado di minacciare, con lanci scriteriati, i Paesi nemici più o meno vicini. E adesso invece lo vediamo cinguettare con il leader sudcoreano, camminando come vecchi amici lungo sentieri ameni, oppure sorridere e brindare con il presidente cinese, Xi Jinping, o ancora scherzare a Pyongyang con il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, e con il segretario di stato americano, Mike Pompeo. «Ma la ridefinizione dell’immagine di Kim - scrive il New York Times - si deve in gran parte al ruolo del governo sudcoreano di Moon, che ha studiato ogni dettaglio dell’incontro al confine tra i due leader, puntando su simboli cari a entrambe le Coree: rispetto, unità etnica ed eventuale riunificazione dei due Paesi. Durante una pausa dei colloqui, Kim e Moon sono usciti a fare una camminata nei boschi di Panmunjom, con le telecamere che documentavano in tutto il mondo l’evento. Ma la cosa che più ha giocato alla ridefinizione definitiva dell’immagine di Kim è stato il momento dell’incontro con Moon al confine. Su suggerimento di Kim, Moon ha varcato la frontiera verso nord per dieci secondi. E poi i due leader coreani sono tornati in Corea del Sud per i colloqui, stringendo mani e mostrandosi al pubblico televisivo sudcoreano». Che ha percepito la svolta. Se son rose fioriranno. Ma qualche boccolo è già fiorito, tipo il rilascio di tre detenuti americani avvenuto dopo le discussioni con Pompeo. Insomma, non si tratta solo di propaganda. Anche quando Trump ha minacciato di annullare il vertice di Singapore, Kim ha reagito con molta calma e disponibilità. Tanto che il vertice, alla fine, si farà. Tutto lascia pensare che sia solo l’inizio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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