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Così nascono le Olimpiadi

Il veronese Andrea Varnier
Il veronese Andrea Varnier
Il veronese Andrea Varnier
Il veronese Andrea Varnier

Alberto Tonello

RIO DE JANEIRO

Avrà gli occhi del mondo puntati addosso e non ci sarà una prova generale a porte chiuse, tutto si giocherà in tre ore, senza appello.

È in mano ad un italiano, un veronese di 52 anni, Andrea Varnier, la perfetta riuscita della cerimonia inaugurale delle XXIII Olimpiadi a Rio de Janeiro. È lui l'amministratore delegato della società italo-brasiliana, la Cerimonias Cariocas 2016, che ha vinto la gara internazionale indetta dal Comitato Organizzatore, per organizzare la cerimonia inaugurale e quella di chiusura dei Giochi Olimpici, oltre al viaggio della della fiaccola olimpica che per tre mesi attraverserà 300 città del Brasile sino ad arrivare, il 5 agosto, alle 20 precise, ora locale (l'una in punto in Italia), a Rio de Janerio.

Un impegno organizzativo impressionante, che coinvolgerà centinaia di persone, svariate migliaia se si considereranno anche i volontari, un lavoro di squadra a cui sta lavorando da 4 anni.

Come si arriva ad essere il responsabile della cerimonia di apertura delle Olimpiadi?

Non è semplice riassumere una vita di lavoro. Io mi sono laureato al Dams di Bologna e, dopo un'esperienza all'estero ho lavorato per due aziende a Verona la Goretex e la Honda e poi a Roma per la TIM. Mi è sempre piaciuto organizzare eventi e ho avuto la fortuna di collaborare dal 2001 al 2006 all'organizzazione delle Olimpiadi invernali di Torino, come direttore eventi, un'esperienza incredibile e formativa.

Da lì è nata l'occasione per Rio?

In un certo senso sì. Nel 2011 il Comitato Organizzatore ha lanciato la gara per organizzare la cerimonia delle Olimpiadi di Rio. Dovevano essere società brasiliane a partecipare al bando, ma con almeno una esperienza olimpica. Nessuna in Brasile ce l'aveva per cui si dovuta fare una alleanza. La più importante produttrice di eventi di Rio, la SrCom (Capodanno a Copacabana) si è associata alla Filmmaster per cui io collaboravo. È nata così la Cerimonias Cariocas 2016. Arrivati in finale mi hanno chiesto se volevo coordinare il progetto nel caso avessimo vinto, ho accettato senza pensarci. Così dal gennaio del 2012 sono a Rio a lavorare a questo progetto, è stata una scelta di vita oltre che professionale. Sono l'amministratore delegato della società nata ad hoc. Diciamo che ha pagato il grande lavoro che ho fatto e...una certa dose di fortuna, quella ci vuole sempre.

Sui giornali si legge di ritardi nella realizzazione delle infrastrutture e di alcuni stadi e palazzetti che ospiteranno le gare, voi a che punto siete?

Quello dei ritardi è un po' una costante per i Paesi che organizzano manifestazioni di questa portata, basta ricordare l'Italia con l'Expo. Noi stiamo rispettando i tempi.

Quante persone lavorano all'organizzazione?

Al momento quasi 200 persone che lavorano al progetto di varie nazionalità anche se il 70% sono brasiliani. Una quindicina gli italiani. A regime saremo 400 persone senza contare i volontari del cast che arriverà a varie migliaia.

È più complesso organizzare le cerimonie o il viaggio della fiaccola?

Le cerimonie richiedono una organizzazione che coinvolge professionalità diverse, dai creativi, agli scenografi, agli artisti. Organizzare il viaggio della fiaccola comporta uno sforzo logistico impressionante, abbiamo dovuto incontrare i sindaci di tutte le municipalità che attraverseremo, predisporre i tragitti "protetti", organizzare pernottamenti e assistenza.

Come sarà la cerimonia di apertura dei Giochi?

Non posso svelare molto, diciamo che sarà una cerimonia molto brasiliana. I tre direttori artistici sono brasiliani: Fernando Mereilles (Città di Dio), Daniela Thomas, Andrucha Waddington, sarà una cerimonia con i classici del Brasile, ma anche con qualche novità, con tradizione e innovazione e molta musica ovviamente. Le Olimpiadi estive sono forse la manifestazione più complessa da organizzare, più dei Mondiali di calcio. È uno spettacolo dal vivo di più di 3 ore e non si può sbagliare nulla.

Com'è la sua giornata tipo a sette mesi dalle Olimpiadi?

La giornata tipo non esiste, è sempre tutto diverso, lo dico anche per fortuna. La cosa più complessa è far coincidere i modi diversi di lavorare tra italiani e brasiliani. Qui siamo noi gli “svizzeri” della situazione.

Cosa significa essere a capo di questa macchina organizzativa?

C'è l'orgoglio di portare l'italianità in una manifestazione così importante, è per me un motivo di felicità, tra l'altro qui in Brasile gli italiani sono tanti, ed è un punto d'orgoglio anche per Filmmaster.

Sei preoccupato? E di cosa?

La preoccupazione è enorme, ormai non dormo più di notte, ma la cosa che mi assilla di più è la brasilianità nel fare le cose sempre all'ultimo momento, anche se sono convinto che quando sarà il momento sarà tutto pronto.

Cosa farai una volta terminate le Olimpiadi?

Ho l'ingrato compito di liquidare la società dopo le Olimpiadi. Si tratta di una società temporanea nata con uno scopo preciso, terminato il quale cesserà di esistere e quindi resterò qualche mese in più per gli adempimenti e poi sicuramente tornerò in Italia che mi manca e...dormirò.

Che consiglio dà a un giovane?

Fare un'esperienza di studio e lavoro all'estero. Poi credere nei propri sogni e accettare le sfide che la vita ci pone, non avere paura di mettersi in gioco solo così si cresce.

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