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Le reazioni

Caso Ferragni e stretta Agcom. Ecco cosa ne pensano i "nostri" influencer

Regole e trasparenza come sugli altri media, lo ha deciso l'Autorità. Ma cosa ne pensano gli influencer/creator che vivono attorno a noi?

Regole e trasparenza, specie in materia di pubblicità: quella degli influencer è un’attività che deve essere proposta all’interno degli stessi paletti che regolano la diffusione di contenuti e pubblicità sugli altri media. Lo ha deciso l’Autorità per le comunicazioni. Le norme riguarderanno, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. La strada che l’organismo di garanzia intende seguire è però anche quella dell’adozione di un “codice di condotta” a cui gli influencer si dovranno attenere e che prevederà sistemi di trasparenza e riconoscibilità. Per scrivere queste regole si aprirà un tavolo tecnico.

Ferragni o non Ferragni

«Lavoriamo su queste Linee guida da oltre un anno» e quindi non sono “norme anti-Ferragni: «Assolutamente no. Non personalizziamo. Studiamo la questione da prima che questo caso di cronaca avesse luogo. E le linee guida definiscono ora i comportamenti corretti di tutti gli influencer professionali». Ha spiega a Repubblica il presidente di Agcom Giacomo Lasorella. «Quando un influencer farà un video di natura commerciale, dovrà collocare la parola “pubblicità”, in grande e in maiuscolo, sul video stesso».

La stretta, in ogni caso, per ora non riguarderà tutti. «In questa fase di prima applicazione - prosegue - le linee guida valgono per influencer dal grande seguito, che abbiamo almeno un milione di follower. Una soglia troppo alta? Abbiamo bisogno di monitorare costantemente gli influencer». «Come content creator, sappiamo che la trasparenza è fondamentale per mantenere ottimi rapporti con la propria community. Ed è per questo che siamo fortemente a favore di una regolamentazione del settore. Siamo pronti a partecipare al tavolo tecnico proposto dall’Autorità», è stata la replica di Aicdc, l'Associazione Italiana Content & Digital Creators che raccoglie 250 creator, con una presa di posizione del vicepresidente Mauri Valente.

 

Ma cosa ne pensano gli infuencer/creator che vivono attorno a noi? 

D’Ospina, l’influencer vicentina del movimento curvy

 

C’è chi promuove un siero per il viso e chi si tagga nel locale di tendenza. Ma, tra i due, come sarà possibile per l’Agcom capire chi realmente sta lucrando su quel post e chi lo fa invece per puro desiderio di condivisione? A porre l’accento sulla questione è la vicentina Elisa D’Ospina. Definirla solamente un’influencer non basta. Modella e pioniera del movimento curvy, conduttrice, scrittrice, esperta di comunicazione. E, naturalmente, popolarissima sui social dove, tra Instagram, Facebook &co, ha un seguito di oltre 700 mila sostenitori. Numeri importanti, ma che non le imporrebbero i rigidi vincoli previsti dall’Agcom per i socialite con più di un milione di follower. Ed è - anche - su questo aspetto che si focalizza D’Ospina: «L’Agcom considera solo gli influencer da un milione di seguaci quando il giro d’affari cresce a vista d’occhio per i microinfluencer, dai 10 mila ai 50 mila follower, anzi, direi che sono proprio questi, spesso giovanissimi, a muovere un’enorme quantità di denaro attraverso sponsorizzazioni e contratti di collaborazione».

Mettersi in posa con un prodotto di bellezza o un capo d’abbigliamento, spiega D’Ospina, si traduce in guadagni sostanziosi per il promoter-influencer, che sfruttando la sua vetrina digitale può orientare le scelte commerciali di centinaia, migliaia, milioni di consumatori. «Nel mio caso non è oggi il mio lavoro principale, ma ho anch’io diverse collaborazioni, non le accetto tutte e me le gestisco io, ma, specie per gli influencer più giovani e seguiti, gli introiti sono davvero notevoli, anche perché alle spalle ci sono non di rado agenzie specializzate». In secondo luogo c’è la questione di ciò che può essere tacciato di pubblicità occulta: «Io vado in un ristorante, mangio bene, fotografo un piatto taggandomi e posto nei miei social. Pagando il conto è pubblicità occulta? Eppure avendo un seguito in qualche maniera sto “sponsorizzando” o comunque dando visibilità a una attività e non sempre lo si fa in cambio merce o a pagamento. Se così fosse non ci sarebbe più libertà di pubblicare nulla».

Per D’Ospina - che attualmente è speaker per Radio Cusano e protagonista del programma Rai “La volta buona” - «regolamentare queste professioni e il settore social in generale è importante, ma dev’essere fatto in modo preciso, al momento mi sembrano norme molto vaghe».

Instagram: https://www.instagram.com/elisadospina/?hl=it
TikTok: https://www.tiktok.com/@elisadospinaofficial?_t=8iyYKKj9YR6&_r=1

 

Raso, la travel&food creator veronese


Valentina Raso: 28 anni, veronese, travel&food creator, ha un bacino di quasi un milione di follower. Oltre 170mila su Instagram e 800mila su TikTok. Le nuove regole varate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni su trasparenza e pubblicità sui social, che si applicano agli influencer operanti in Italia che raggiungono almeno un milione di follower, a rigor di logica ancora non la riguarderebbero. Eppure «in realtà mi hanno sempre riguardato, le ho sempre applicate. Quindi per me, di fatto, non cambierà nulla».

Era il 2019 quando Valentina ha pensato di trasformare la passione dei viaggi - ereditata dai genitori - in un lavoro. E dopo i primi blog, sono arrivate le prime collaborazioni con gli hotel, i tour operator e gli enti del turismo sui suoi profili social, in veste di influencer. «A onor del vero i brand più grossi e più seri sono i primi a segnalare, nelle riunioni preliminari, la necessità di specificare nei post che si tratta di pubblicità pagata attraverso le diciture Ad o Adv», conferma Raso. «Io da tempo, anche se non è obbligatorio, inserisco anche l’hashtag #gift se mi trovo a raccontare di un regalo che ho ricevuto da un’azienda o #suppliedby se recensisco un ristorante dove sono stata invitata e mi hanno offerto il pasto. È una questione di trasparenza verso i follower, la maggior parte dei quali comincia del resto a sviluppare una sensibilità sul tema ed è autonomo nel riconoscere la differenza tra un post “dettato” per contratto e un racconto o una recensione disinteressata e più sincera. Mentre altri, nel dubbio, non si fanno problemi a chiedere».

Ed ecco che, se l’influencer non è stato chiaro, casca l’asino. Ma non è così per tutti, anzi: «Un dieci per cento dei post che vedo online sono “non dichiarati”», conferma l’influencer. «Giusto quindi che l’Agcom sia intervenuta a regolamentare un settore in cui sempre più persone provano a improvvisarsi», attratte anche, magari, dalla chimera di un rapido e facile guadagno.

Bene, anzi benissimo, secondo Raso, anche lo sguardo più attento sulla tutela dei diritti dei minori: «Sui miei post, da sempre, ho bandito alcuni contenuti. Il fumo, per esempio, nonostante le proposte da alcune aziende continuino ad arrivare», magari anche allettanti. È dalla trasparenza, infatti, che secondo Valentina discende la fiducia e dunque la fidelizzazione gli utenti del web. «Le persone percepiscono e apprezzano l’onestà. Ecco perché, secondo me, la chiave è sempre la stessa: raccontare solo quello a cui ci sentiamo più affini. Se vivo qualcosa che non mi piace o non mi convince abbastanza, non lo promuoverò. Racconto solo ciò che mi colpisce e in cui credo».

Parola d’ordine, dunque, è anche serietà. Ma se l’Agcom, di fatto, con queste regole - e le relative sanzioni - equipara gli influencer agli editori, loro si percepiscono come tali? «Credo che il senso di questo lavoro sia dare un taglio diverso. Vorrei che la gente non percepisse troppo distacco, che mi vedesse come una persona come loro, che dà consigli di viaggi e di cibo. “People trust people”, insomma, per me la gente si fida più delle persone che dei marchi. Ed è questo il nostro – e il mio - valore aggiunto».

Instagram: https://www.instagram.com/valentinaraso/
TikTok: https://www.tiktok.com/@valentinaraso?_t=8iyOt2pxWW9&_r=1

 

Bazzo, il “Califfo” di Brescia

 

Per il noto content creator bresciano Diego Bazoli (alias @therealbazzo) seguitissimo sui social (più di 108 mila followers su tiktok e più di 2 milioni di mi piace), il pandoro-gate è un fatto gravissimo sia per i consumatori che per realtà come la sua che “a tempo perso” si dedicano quasi quotidianamente al volontariato e alla beneficenza. «In merito al fatto in sé, mi auguro che la Ferragni non sia la diretta responsabile, ma che chi di dovere valuti la situazione per riuscire a fare luce su un fatto che, se dovesse risultare vero sarebbe molto grave - ha commentato Bazoli -. Ciò che è successo, sta avendo delle ripercussioni negative anche su content creator come me che si dedicano al volontariato per passione, ma che non hanno un milione di follower, perché ora la gente ha il dubbio che le cose che organizzi per beneficenza non siano trasparenti lo instilla con qualche battutina del tipo Non sarà mica una cosa come la Ferragni con il Pandoro….».

Le nuove linee guida per influencer annunciate da Agcom nelle scorse ore sono quindi reputate fondamentali per Diego perché «credo che chiunque goda di un’ampia visibilità abbia delle responsabilità in più ed è giusto che venga monitorato per quello che fa nelle iniziative benefiche e - aggiunge - chi fa beneficenza non dovrebbe avere nulla da nascondere, perché a mio avviso, o la si fa con responsabilità, trasparenza e correttezza o è meglio non farla». Per Diego, infatti «un personaggio pubblico dovrebbe fare beneficenza gratis o devolvere il proprio cachet ad altre associazioni benefiche. Alla peggio, comunicare in maniera precisa in che maniera e perché si percepiscono soldi e dove finiscono quelli destinati alla beneficenza, proprio per evitare di trarre in inganno prima di tutto i consumatori, ma anche i followers che ti seguono e credono in te. Per questa ragione sono impegnato in soli due eventi benefici all’anno: barba che goal a giugno e Brescia che Barba a febbraio, proprio per potermici dedicare in modo serio. Non raccogliamo più soldi ma cerchiamo di donare attrezzature utili per le realtà che grazie a queste iniziative cerchiamo di aiutare ogni anno».

Instagram: https://www.instagram.com/therealbazzo/
TikTok: https://www.tiktok.com/@bazzothereal?_t=8iyYGQg85zc&_r=1

 

Fontanel, la panificatrice folle da Mantova


A sorprenderla è stata una focaccia fatta in diretta «una domenica, tanto per fare» per il pubblico di Instagram: più di due milioni di visualizzazioni, followers anche dal Brasile, engagement schizzato al 3%. Barbara Fontanel, in arte la Panificatrice folle, ha abbandonato il lavoro di impiegata in una agenzia di comunicazione e dal 2018 è content creator nel campo del food, della cultura della cucina e del territorio. Alla mission culturale unisce quella delle collaborazioni e in questo, indirizzando chi la segue su prodotti e articoli può definirsi influencer.

Ha una idea precisa in merito alle nuove linee indicate da Agicom: è pienamente d’accordo e auspica che siano in futuro estese anche a chi, come lei, non raggiunge un milione di followers. «Tutti dovrebbero avere regole comuni che ci guidino, non solo da certi numeri in poi: anche chi, tra i più piccoli, ha un seguito interessante» spiega. «C’erano già delle regole - prosegue - il content advertising va sottolineato e va anche specificato se il prodotto utilizzato è stato dato in omaggio o no. È importante che questo mondo venga regolamentato: non ci si può basare sul sentiment del singolo influencer, anche perché le regole ci aiutano a sapere come si deve lavorare. Aiutano a rendere più credibili e trasparenti i contenuti che creiamo. Le persone si fidano di noi e non c’è differenza tra chi crea contenuti e un influencer. La gente mi chiede consigli sull’acquisto di una teglia piuttosto che su una farina… e alla fine si fidano, è per questo che è giusto che ci siano regole che ci guidino».

Sui social dal 2008 con un blog poi divenuto sito, 104 mila followers su Instagram dal 2012, 48.890 su Facebook, circa 7.000 su Tik Tok («Pochi, per una questione di età», spiega). Barbara ha 52 anni e di collaborazioni con produttori e ditte ne ha diverse, saltuarie o continuative: «Non molte insieme perché creare richiede tempo, ma attualmente ho tre collaborazioni con compenso, con una realtà di Mantova e altre due nazionali. Vengono sempre approvate dal cliente e segnalate. Anche se con fosse un obbligo sarebbe una questione di trasparenza».

Instagram: https://www.instagram.com/lapanificatricefolle/
TikTok: https://www.tiktok.com/@lapanificatricefolle?_t=8iyYL4IwSRN&_r=1

 

Quanto guadagna un influencer

 

 

Ma che “stipendio” si può portare a casa facendo l’influencer? I calcoli, da tre anni, vengono prodotti da DeRev, azienda per la strategia, la comunicazione e il marketing digitale. Secondo quanto riportato si può andare dai 500 euro ai 35 mila euro per un contenuto su Youtube. Fino a 2.500 euro per Facebook, 20 mila per Instagram e 18 mila per Tik Tok.

I compensi più alti, ovviamente, si riferiscono ai cosiddetti “mega-influencer”. Secondo il listino aggiornato da DeRev nel 2023 si è registrata «un’ulteriore caduta di Facebook (-13%), dopo un primo crollo registrato già lo scorso anno (-35% del valore rispetto al 2021), mentre Instagram (+8,6%) si afferma come piattaforma di riferimento, accanto a YouTube che, pur pagando più di qualsiasi altro social, affronta la sua prima battuta di arresto facendo registrare una stabilizzazione dei guadagni dei creator. In mezzo, TikTok che, se pure mostra un andamento negativo dei compensi degli influencer (-2%), è in realtà andato incontro a una razionalizzazione ben fondata: a scendere sono infatti i piccoli creator, aumentati fortemente di numero, mentre salgono i compensi di quelli con un numero maggiore di follower». 

 

Giulia Armeni (hanno collaborato Elisa Pasetto, Anna Belometti e Gloria De Vincenzi)

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