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Coronavirus

Vaccini, Regioni avanti sul fai-da-te, ma arrivano i Nas. Controlli anche in Veneto

Aumentano i contatti delle Regioni con gli intermediari per l’acquisto fai-da-te del vaccino, ma i Nas indagano per scongiurare il rischio che si possa cadere nella trappola di frodi e contraffazioni negli ambienti del commercio parallelo di farmaci. Dopo quelle per le dosi di Pfizer qualche giorno fa, il Veneto ha annunciato di aver ricevuto in queste ore altre disponibilità di dosi anche per fiale di AstraZeneca. Proposte giunte anche all’Emilia Romagna: «Anche per il collega Bonaccini - ha spiegato lo stesso governatore Zaia - ne era arrivata una dalla Croazia. Non è colpa nostra se ci chiamano», si è giustificato. E nei giorni scorsi anche il Piemonte si era attivato su questo fronte.

Ora però quei contatti finiranno in un fascicolo di indagine aperto dalla Procura di Perugia che, come primo atto, ha dato mandato ai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione del capoluogo umbro di acquisire alcuni documenti presso la struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Covid e all’Aifa.
L’obiettivo del procuratore generale, Raffaele Cantone - ex presidente dell’Anac ed esperto di reati che riguardano la corruzione e i reati che coinvolgono la pubblica amministrazione - è in particolare di accertare se risultino regioni italiane che abbiano inoltrato istanze ai fini dell’approvvigionamento diretto. L’acquisizione di documenti riguarderà anche la sede della Regione Veneto, per accertare i presunti proponenti di forniture di vaccino, in deroga agli accordi con le Autorità centrali.
La cartina di tornasole, per verificare se dovessero profilarsi irregolarità, sarà innanzitutto la modalità di approvvigionamento dei vaccini, il quadro normativo-contrattuale vigente a livello nazionale ed europeo, le modalità e i criteri per la distribuzione tra regioni. Da giorni le case farmaceutiche di Pfizer e AstraZeneca avevano sottolineato di non aver previsto per il momento la fornitura il proprio vaccino al mercato privato. Inoltre gli Stati membri dell’Ue hanno un vincolo a non acquistare fuori dall’Europa.

Intanto si continua a cercare uno scatto per la campagna vaccinale in tutto il Paese: circa due milioni e settecentomila vaccini arriveranno in Italia entro i primi giorni di marzo e in tutto oltre 6 milioni di nuove dosi entro la fine dello stesso mese, con nuovi hub messi a disposizione dalla Difesa in tutta Italia su richiesta delle Asl. Il primo sarà operativo da lunedì 22 febbraio nella cittadella militare della Cecchignola, a Roma. «Ogni risorsa disponibile deve essere mobilitata per superare l’attuale situazione e la Difesa non mancherà anche in questa
fase di fornire il proprio sostegno», dice il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. A parte Moderna, non si annunciano al momento ulteriori ritardi rispetto a quelli già comunicati nelle settimane scorse. «Entro fine febbraio - assicura Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia - arriverà un milione di dosi del vaccino Oxford/AstraZeneca/Irbm. A Marzo, se non ci saranno problemi particolari, è prevista la consegna di ulteriori 4 milioni di dosi».
Sul fronte delle somministrazioni premono anche le categorie della scuola, con i presidi che chiedono di vaccinare tutti i docenti entro giugno. L’Umbria propone invece « la possibilità di vaccinare i ragazzi in età scolare, penso alla fascia 13-20 anni». Inoltre resta in piedi l’ipotesi, per la fascia 55-65 anni, di lasciare libertà di rifiuto di AstraZeneca senza per questo perdere il diritto di priorità con altri vaccini.

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