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L'inchiesta

Sanità e appalti in Veneto: chiesto il rinvio a giudizio per otto vicentini

Il pm di Padova vuole mandare a processo, tra gli altri, gli ex vertici Patrizia Simionato e Domenico Mantoan, e Mario Putin di Serenissima Ristorazione.

È già stata definita la «madre di tutte le inchieste» per la portata e le ramificazioni capillari nella gestione della sanità veneta. Il pm di Padova Silvia Golin ha chiesto il rinvio a giudizio di otto persone, tutte vicentine, nell’ambito dell’indagine condotta tra il 2019 e il 2020 seguendo due filoni principali: le presunte irregolarità nelle gare d’appalto per l’assegnazione del servizio di ristorazione negli ospedali del Veneto e il contributo ritenuto indebito, secondo l’accusa, che Azienda Zero (coordinatrice delle Uls regionali) avrebbe corrisposto ad una Fondazione. L’udienza preliminare - come riportato dal Corriere del Veneto - è stata fissata per il primo di febbraio.

Per la Procura di Padova si è trattato di un lavoro certosino che ha prodotto otto faldoni con oltre 10mila pagine che sono finiti per confluire anche nell’inchiesta sui test rapidi antigenici acquistati tra la prima e la seconda ondata del Covid, che nelle scorse settimane con le intercettazioni diffuse da Report hanno scosso il mondo della politica e della sanità italiana. 

Gli indagati

Non a caso in entrambe le inchieste compare il nome di Patrizia Simionato, l’ex dg di Azienda Zero indagata nel caso-tamponi. Con Simionato (ora a capo del’Uls di Rovigo) nella maxi inchiesta della pm Golin figurano, con l’accusa di induzione indebita a dare e promettere utilità, l’ex capo della Sanità del Veneto Domenico Mantoan (ora alla guida dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Alessandra Stefani, dipendente del’Uls di Vicenza in distacco alla «Fondazione scuola formazione di sanità pubblica». Secondo il magistrato, Mantoan e Simionato avrebbero usato la loro posizione per corrispondere un contributo «aggiuntivo e non motivato» di 200 mila euro alla Fondazione. Nella prima inchiesta sono indagati il presidente di Serenissima Ristorazione, Mario Putin, il figlio Tommaso, l’ad Flavio Massimiliano Faggion e i vertici della Euroristorazione, con il presidente Giuliano Ongaro e l’ad Carlo Ernesto Garbin. Tutti gli indagati respingono le accuse bollando attraverso i loro legali il lavoro della Magistratura come «particolarmente fantasioso».

Le intercettazioni e il caso-Veneto

È proprio dal massiccio uso delle intercettazioni che la Procura padovana avrebbe attinto informazioni per estendere il caso-Veneto ad altri settori della sanità, in particolare nei tempi più "caldi" del Covid, come la maxi-fornitura dei tamponi da parte della Abbott. Da lì sarebbe partito anche il filone d’indagine, poi archiviata, sulle consulenze legali disposte da Azienda Zero. Non solo: sempre da quella matrice investigativa sarebbero stati svolti accertamenti per rivelazione del segreto d’ufficio, che vede un agente dei servizi segreti sotto accusa per aver informato Mantoan di una inchiesta che lo riguardava.

Infine parte del materiale avrebbe contribuito alla decisione di archiviare l’indagine che riguardava Carlo Cunegato, portavoce de «Il Veneto che vogliamo» e la sua collega Vania Trolese, querelati dal Governatore regionale Luca Zaia e da Azienda Zero per le critiche espresse sulla gestione della prima fase della pandemia.

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