Sono le 13.43 del 3 luglio 2022 quando un blocco di ghiaccio e detriti si stacca dal ghiacciaio di Punta Rocca, sulla Marmolada, travolgendo alcune cordate di alpinisti. Il bilancio è tragico: 11 morti, sette dei quali vicentini. Altre 8 persone sono rimaste ferite.
Marmolada, cos'è successo
Un team di ricercatori internazionale coordinato da Aldino Bondesan dell’Università di Padova ha pubblicato lo studio The climate-driven disaster of the Marmolada Glacier (Italy) sulla rivista 'Geomorphology''. Quel 3 luglio 2022 si sono staccate improvvisamente dal ghiacciaio della Marmolada circa 64.000 tonnellate di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi.
La valanga di ghiaccio e detriti si è arrestata in un canalone dopo aver percorso circa 2,3 km lungo il pendio. Il crollo è avvenuto nella parte alta del versante settentrionale della Marmolada alla quota di 3.213 m e ha interessato un lembo sommitale del ghiacciaio, nei pressi di Punta Rocca. L'energia sismica rilasciata dall'evento è stata paragonabile a un terremoto di magnitudo pari a 0,6.

Chi sono le 11 vittime
Paolo Dani, 52 anni. Guida alpina di Valdagno. Viveva con la compagna e la figlia a Castelvecchio. Era stato il responsabile della stazione del soccorso alpino di Recoaro-Valdagno dal 2013 al 2020 ed elicotterista.

Filippo Bari, 27 anni. Originario di Isola Vicentina, ma residente a Malo, padre di un bimbo di 4 anni. Lavorava in una ferramenta e faceva parte del Cai di Malo. La sua foto, un selfie con la Marmolada sullo sfondo, è stata tra le prime a circolare dopo la tragedia. «È stata scattata alle 13.25, poco prima del crollo - aveva raccontato il fratello -. Lui era così, sorridente, una persona fantastica. È andato via facendo quello che amava».

Tommaso Carollo, 48 anni. Manager residente a Zanè e molto conosciuto in tutto il Thienese. Era sulla Marmolada con la compagna Alessandra De Camilli, 51enne di Schio, sopravvissuta miracolosamente alla valanga. «Ha urlato “via!” e mi ha spinta in avanti - il suo racconto -, in questo modo mi ha salvato la vita».

Nicolò Zavatta, 22 anni. La vittima più giovane della tragedia. Abitava con i genitori e la sorella a Ponte di Mossano, frazione di Barbarano-Mossano. Studente all'università di Padova, quel giorno era sul ghiacciaio insieme all'amico Riccardo Franchin, anche lui di Barbarano-Mossano, uno dei miracolati della Marmolada.

Davide Miotti, 51 anni, ed Erica Campagnaro, 44 anni. Marito e moglie, residenti a Cittadella (Padova) con i due figli. Miotti era guida alpina e titolare del negozio “Su e giù sport”, a Belvedere di Tezze sul Brenta, un punto di riferimento per gli appassionati.

Emanuela Piran e il compagno Gianmarco Gallina, entrambi 36enni. Lei bassanese, impiegata, lui geometra originario di Montebelluna (Treviso). Sportivi appassionati, accarezzavano l'idea di fare della montagna, e della Marmolada in particolare, la prossima meta di vita. Emanuela e Gianmarco, come anche raccontato dal padre di lei, Gianni Piran, da tempo parlavano di acquistare la "Capanna Ghiacciaio" un rifugio in quota, che avrebbero voluto gestire.

Le altre tre vittime sono Liliana Bertoldi, 54 anni di Levico Terme, e due alpinisti della Repubblica Ceca, Pavel Dana e Martin Ouda.
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I video del crollo
L'evento è stato documentato da diversi video registrati da escursionisti che si trovavano sul posto.
Inchiesta archiviata: «Crollo imprevedibile»
Il 20 giugno 2023 il gip del Tribunale di Trento, Enrico Borrelli, ha archiviato l'inchiesta della Procura, condividendo le motivazioni dei periti tecnici, secondo cui l'evento non era prevedibile.
Il crollo del seracco di Punta Rocca, a quanto riportato nella perizia tecnica firmata da Carlo Baroni (Università di Pisa) e Alberto Bellin (Università di Trento), con il contributo di altri tre docenti universitari e un ricercatore del Cnr, è stato causato dalle «temperature elevate registrate da metà giugno».
Da metà giugno 2022, le temperature in vetta hanno raggiunto i 10,7 gradi centigradi, con «una riduzione di circa sette centimetri al giorno» del ghiacciaio. Ma gli esperti non indicano le alte temperature come la sola causa del crollo: negli strati più profondi del ghiacciaio vi erano infatti crepacci e fratture. La stessa area di Punta Rocca è una porzione distaccatasi dal ghiacciaio principale nel 2012.