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Il dramma di San Pietro in Gu

Bimbo morto in piscina. «Non è stato spinto, Christian è entrato in acqua di sua volontà»

Christian Menin non aveva ancora compiuto sette anni
Christian Menin non aveva ancora compiuto sette anni
Christian Menin non aveva ancora compiuto sette anni
Christian Menin non aveva ancora compiuto sette anni

Il piccolo Christian era in vasca con l’amichetto, di un anno più grande. Ci era arrivato volontariamente: nessuna spinta, nessuno scivolone, nessuna caduta accidentale. Ci era arrivato con un amico che conosceva, perché compagno di squadra, a calcio. E ci era arrivato – così dicono gli atti d’indagine – con tanto di cuffia in testa. Cosa sia successo poi, cosa abbia portato alla sua morte, lo si capirà probabilmente con l’autopsia, che mai come in questo caso scioglierà molti dubbi. L’esame autoptico si è tenuto ieri pomeriggio. 

 

LA VICENDA. Christian Menin, bimbo di 6 anni di Limena, è morto nella tarda mattinata di lunedì – erano le 12.45 – nella piscina comunale Conca Verde di San Pietro in Gu. Ripescato in gravissime condizioni in una delle vasche dell’impianto, quella alta un metro e venti, è stato trasportato in condizioni disperate in Pronto soccorso pediatrico a Padova: qui il suo cuoricino ha smesso di battere un’ora e mezza più tardi. Christian è stato recuperato nella piscina legata agli scivoli, che peraltro erano stati chiusi per la pausa pranzo alle 12.30. Era privo di braccioli e non indossava il salvagente. 

 

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GLI INDAGATI. Sulla vicenda la Procura di Padova ha aperto un fascicolo, che è stato affidato al pubblico ministero Roberto D’Angelo. Risultano indagati per omicidio colposo la responsabile- direttrice di Conca Verde, Michela Campana, 41 anni, e il compagno Diego Poletto, 43, entrambi di Bassano del Grappa, quest’ultimo bagnino con la collega Maya Serraglio, 22 anni di Bressanvido, al momento della disgrazia. I tre sono difesi dall’avvocato Leonardo Maran. Sotto inchiesta sono finiti anche i genitori della vittima, Emanuele Menin, 31enne, e Lisa Toniato, 26 di Limena (difensore il legale Luisana Malfatti). I genitori, assieme ai nonni del bimbo, erano seduti nelle sdraio che avevano prenotato nell’area della terza vasca dell’impianto, quella più lontana rispetto all’ingresso. «Christian si era allontanato per giocare a palla con un amichetto: ecco perché nessuno di noi era vicino alle vasche», hanno spiegato papà e mamma. 

 

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IN ACQUA. Secondo il padre di Christian, difficilmente il bimbo si sarebbe avvicinato alla piscina volontariamente. Non sapeva nuotare e aveva paura di entrare in acqua senza braccioli, a detta del genitore. Eppure l’indagine ha portato ad uno scenario ben lontano da quello delineato dal papà: Christian era sceso volontariamente in acqua, e con lui c’era l’amichetto di un anno più grande. Nessuno lo ha spinto, né tanto meno il bimbo è scivolato accidentalmente. Cosa sia successo poi verrà chiarito, almeno in parte, dall’autopsia: il gioco tra i due piccoli amici ha portato Christian sott’acqua? Ci sono segni sul corpo che possono confermare questa ipotesi? Il bimbo, senza sostegni e incapace di nuotare, ha perso l’equilibrio e non è più riuscito a risalire per respirare? È possibile che il bambino abbia invece avuto un improvviso malore? Ieri mattina il pm D’Angelo ha affidato l’incarico dell’autopsia al professor Andrea Porzionato dell’Università di Padova: l’esame è stato compiuto nell’arco del pomeriggio. A ieri sera non sono emerse indiscrezioni circa l’esito dell’autopsia. Intanto le forze dell’ordine hanno potuto ascoltare anche i genitori dell’amico di Christian, che era in acqua con lui al momento della tragedia, e lo stesso bimbo è stato ascoltato grazie all’ausilio di professionisti in grado di garantire un dialogo protetto per lo stesso.  

C.N.

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