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San Pietro in Gu

Christian, morto a 6 anni in piscina. Indagati i genitori e tre vicentini

Christian Menin viveva a Limena, nel Padovano: avrebbe compiuto 7 anni a novembre
Christian Menin viveva a Limena, nel Padovano: avrebbe compiuto 7 anni a novembre
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In cinque sono sotto inchiesta per omicidio colposo. Tra loro, oltre ai responsabili della società Conca Verde Piscine e a una bagnina, tutti e tre vicentini, ci sono anche la mamma e il papà del piccolo Christian Menin, il bimbo di 6 anni finito in una delle vasche dell’impianto natatorio di San Pietro in Gu, profonda appena 120 centimetri. E poi morto durante il trasporto in ospedale.

 

L'INDAGINE. Gli avvisi di garanzia sono già arrivati a destinazione ieri pomeriggio. L’ipotesi di reato è stata contestata dal pubblico ministero padovano Roberto D’Angelo, titolare dell’indagine sulla morte del piccolo ripescato in gravissime condizioni lunedì, poco prima delle 13, nella vasca attrezzata di scivoli dell’impianto natatorio comunale di San Pietro in Gu, gestito dalla società Conca Verde Piscine. Una vasca profonda 120 centimetri e guardata a vista da un’assistente per i bagnanti. Nel registro degli indagati figurano la responsabile-direttrice di Conca Verde Michela Campana, 41 anni, e il compagno Diego Poletto, 43, entrambi di Bassano del Grappa; la bagnina Maya Serraglio, 22 anni di Bressanvido e infine i genitori di Christian, Emanuele Menin, 31enne, e Lisa Toniato, 26 di Limena.

 

ATTO DOVUTO. L’avviso viene considerato un “atto dovuto” per consentire lo svolgimento di tutti gli accertamenti, garantendo al massimo il diritto alla difesa delle parti coinvolte. Già perché ieri mattina il pm D’Angelo ha già individuato l’esperto al quale affidare l’incarico di svolgere l’autopsia sul corpicino del piccolo: si tratta del professor Andrea Porzionato, docente di Anatomia nell’Università di Padova, convocato in procura per giovedì alle 12. Quello stesso giorno i difensori dei cinque indagati potranno essere presenti e nominare, a loro volta, un esperto di fiducia per presenziare all’esame autoptico.

 

LA RICOSTRUZIONE. Fondamentale sarà capire le cause del decesso del bambino. Sull’annegamento non sembrano esserci dubbi. Ma come è finito Christian in quella vasca? È caduto accidentalmente? È stato urtato da qualcuno? Era in acqua per giocare e improvvisamente un malore gli ha fatto perdere i sensi? È scivolato, magari battendo la testa e svenendo in acqua? Sono tutte ipotesi. Secondo il racconto dei genitori e di qualche testimone il piccolo sarebbe stato visto giocare con un amichetto trovato per caso nell’impianto, peraltro fino a ieri ancora non individuato. Domanda: come è possibile che Christian sia entrato in acqua visto che i genitori lo descrivono cauto anche perché non sapeva nuotare? E come è possibile che fosse senza braccioli e neppure il salvagente? L’esame potrà fornire importanti elementi per ricostruire la dinamica della tragedia. I carabinieri stanno cercando di acquisire i filmati delle telecamere installate nell’area che potrebbero aiutare a fare luce sull’accaduto.

 

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LA TRAGEDIA. Lunedì alle 12.30 gli scivoli installati a bordo vasca erano stati chiusi per la pausa pranzo (nei periodi di maggior affluenza c’è un bagnino che li “piantona” quando sono in funzione). E la vasca non era troppo affollata: Maya Serraglio era incaricata di sorvegliarla, altri colleghi si occupavano delle altre piscine. La famiglia Menin era arrivata in mattinata e si era sistemata nell’area verde per trascorrere la giornata in relax. Christian era stato notato mentre giocava. Alle 12.45 un bagnante avrebbe notato il corpicino galleggiare a pancia in giù dando l’allarme. Il piccolo è stato subito recuperato mentre la bagnina Serraglio e un collega hanno iniziato le manovre rianimatorie utilizzando il defibrillatore. Nel frattempo Michela Campana, subito avvertita, ha chiamato il Suem (erano le 12.53) che forniva al telefono le istruzioni per rianimare il bimbo, in attesa di ambulanza ed elisoccorso. Inutile. Alle 14.20 il cuoricino di Christian si è fermato per sempre nel Pronto soccorso dell’ospedale di Padova.

G.C.

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