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Il lutto

Morto Pelé, leggenda del calcio. I funerali nello storico stadio del Santos in Brasile

Edson Arantes do Nascimento era nato il 23 ottobre 1940. Ha trascorso quasi tutta la sua carriera nel Santos. È l'unico ad aver vinto tre Mondiali.
Morto Pelé, leggenda del calcio

Lutto nel mondo del calcio. A 82 anni è morto Pelé, leggenda mondiale del calcio. A darne notizia, sul suo profilo Instagram, la figlia Kely Nascimento: «Tutto ciò che siamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente. Riposa in pace». O Rei era ricoverato nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo dallo scorso 29 novembre, per un ciclo di cure dopo essere stato operato nel settembre del 2021 per un tumore al colon. Lascia la moglie Nomi Aoki e sette figli.

 

Pelé, pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento, era nato a Tres Coraçoes, in Brasile, il 23 ottobre 1940. Ha trascorso la sua carriera quasi tutta con il Santos: 17 anni, dal 1957 al 1974. Poi due anni negli Stati Uniti, ai New York Cosmos, prima di appendere gli scarpini al chiodo. È l'unico ad aver vinto tre Mondiali e a segnare mille gol, come ricorda un francobollo emesso dalle Poste brasiliane. Per la Fifa, il CIO e l'IFFHS, Pelé è stato il calciatore del XX secolo.

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La nota dell'ospedale

Pochi istanti dopo la morte di Pelé, l’ospedale israelita Albert Einstein di Rio de Janeiro dove era ricoverato da un mese ha diramato un sintetico bollettino medico in cui conferma «con rammarico la morte oggi di Edson Arantes do Nascimento, Pelé». Il decesso, si  precisa, è avvenuto «per il cedimento di più organi, conseguente alla progressione del cancro al colon associato alla sua condizione medica precedente». «L’ospedale Israelita Albert Einstein - si dice infine - si unisce al dolore della famiglia e di tutti coloro che soffrono per la perdita del nostro caro Re del Calcio».

 

 

Pelé, i funerali nello stadio del Santos

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha decretato tre giorni di lutto, in un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. «Viene decretato il lutto ufficiale in tutto il Paese, segno di rispetto dopo la morte di Edson Arantes do Nascimento», si legge nella misura.

La veglia funebre per Pelé si terrà lunedì. Lo annuncia il suo ex club, il Santos, aggiungendo che i funerali avranno luogo il giorno dopo, martedì 3 gennaio, a Santos. Per la veglia sarà aperto lo stadio Urbano Caldeira, meglio conosciuto come Vila Belmiro, «lì dove Pelé ha incantato il mondo», come annunciato dal club. Il feretro di Pelé sarà poi portato in un corteo funebre per le vie della citta, prima di celebrare una cerimonia religiosa in forma privata. Verrà sepolto in un cimitero verticale considerato come il più alto del mondo, nel municipio di Santos. 

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Tre Mondiali e 1.283 gol fra Brasile, Santos e Cosmos

Il calcio nel sangue (suo padre Dondinho aveva giocato nella Fluminense), cresciuto nella povera Bauru, quello che un giorno sarebbe diventato O Rei (do Futebol) si guadagnava da vivere pulendo scarpe, fino a quando l’ex Nazionale brasiliano Waldemar de Brito non lo notò, spingendolo a fare un provino per il Santos. E l’allora 15enne Edson non ci mise molto a far capire di essere un predestinato. Pelé - un soprannome che gli era stato affibbiato da bambino, per quella sua incerta pronuncia, quando parlava del suo giocatore preferito, il portiere del Vasco da Gama Bilé, ma il suo talento lo porterà lontano dai pali - dopo una stagione nelle giovanili, il 7 settembre 1956 debutta in prima squadra e va subito in gol: a 16 anni diventa il capocannoniere del campionato paulista e per lui arriva anche la chiamata in Nazionale.  

Pelé brucia le tappe e al Mondiale del 1958 (a soli 17 anni) è lui a trascinare la Selecao verso quella prima vittoria iridata, che cancellerà l’onta del Maracanazo: tripletta alla Francia in semifinale, sei gol in tutto il torneo, compreso quello in finale contro la Svezia. Quattro anni dopo arrivò a giocare solo la prima partita (assist e gol nel 2-0 al Messico), poi fece lo spettatore del secondo trionfo verdeoro. Nel 1966 l’unico Mondiale andato male, prima di rifarsi nel 1970, quando era la stella più lucente di una delle squadre più forti della storia, capace di conquistare la sua terza (e definitiva) Coppa Rimet, schiantando in finale l’Italia, appannata dopo il 4-3 ai supplementari contro la Germania. La sua carriera in Nazionale si chiuse di fatto lì (77 reti in 92 partite, record che nessuno ha ancora battuto), mentre a livello di club vestirà solo una maglia, quella del Santos, prima di chiudere la carriera negli Usa, al New York Cosmos. Col Peixe, in 19 stagioni, vince sei titoli brasiliani oltre a 10 affermazioni nel campionato paulista, a due Libertadores e ad altrettante Coppe Intercontinentali.

 

I gol? Ufficialmente i conti parlano di 750, 760 ma O Rei se ne attribuiva quasi 1.300 (1.283 per l’esattezza), considerando anche amichevoli e altre uscite. Atleta del Secolo per il Cio, Giocatore del Secolo per l’Iffhs, il più grande per la Fifa, Pelé ha scritto la storia, al di là di qualsiasi conteggio realizzativo, per la sua straordinaria capacità di coniugare qualità tecniche e atletiche, che ne facevano un giocatore immarcabile. A queste aggiungeva una rara intelligenza calcistica, che gli permetteva di vedere il gioco come pochi. E O Rei ne era consapevole: nemmeno l’eterno confronto con Maradona o quella parte di critica che gli rimproverava di non essersi mai misurato nel calcio europeo (nel ’58 fu vicino all’Inter) hanno mai scalfito la sua certezza, ovvero di essere stato il migliore di sempre. Nella sua vita, poi, non si farà mancare nulla, dalla politica al cinema (celebri la sua partecipazione al film «Fuga per la vittoria» e il cameo nel film biografico «Pelé»), e solo gli acciacchi dell’età lo porteranno pian piano lontano dalla scena, fino alla sua ultima dolorosa battaglia.

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