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La leggenda ricoverata

«Ancora una notte insieme», lo struggente messaggio della figlia di Pelè

Pelè è ricoverato dal 29 novembre scorso per una rivalutazione del suo trattamento chemioterapico dopo che era stato rilevato un tumore al colon nel settembre 2021.
Le figlie accanto alla leggenda brasiliana ricoverata in ospedale
Le figlie accanto alla leggenda brasiliana ricoverata in ospedale
Le figlie accanto alla leggenda brasiliana ricoverata in ospedale
Le figlie accanto alla leggenda brasiliana ricoverata in ospedale

«Siamo ancora qui, nella lotta e nella fede. Ancora una notte insieme». È il messaggio che Kely Cristina Nascimento, una delle figlie di Pelè, ha pubblicato la scorsa notte su Instagram come didascalia di una foto che la mostra abbracciata al padre nel suo letto d’ospedale, a San Paolo.

Mercoledì scorso, l’ospedale Albert Einstein, dove è ricoverata la leggenda brasiliana, aveva annunciato che il cancro al colon stava «progredendo» e che Pelè aveva bisogno di «maggiore assistenza per curare l’insufficienza renale e cardiaca». Lo stesso giorno Kely Nascimento e Flavia Arantes, l’altra figlia, avevano informato via social che il padre avrebbe trascorso il Natale in ospedale.

Pelè è ricoverato dal 29 novembre scorso per una rivalutazione del suo trattamento chemioterapico dopo che era stato rilevato un tumore al colon nel settembre 2021.

 

«Voglio ringraziare tutti per l’affetto, i messaggi e le preghiere che riceviamo per nostro padre. Lo dico a nome mio e di tutta la famiglia. Con certezza, noi riferiamo tutto a lui, il nostro Rei e idolo massimo». Così, in conferenza stampa alcuni giorni fa, il figlio di Pelè, Edinho, ex portiere del Santos e del Sao Caetano che ora fa l’allenatore e guida il Londrina, squadra della Serie B brasiliana.

«Le mie due sorelle più grandi di me sono lì con lui, 24 ore al giorno - dice ancora Edinho, che in passato ha avuto problemi con la giustizia per via di accuse su presunti traffici di droga e riciclaggio di denaro - e questo mi conforta. Attraverso di loro io e i miei fratelli, che attualmente sono negli Stati Uniti, riusciamo in qualche modo ad essergli vicini. Io vorrei essere presente, ma in questo momento ho un compito da portare a termine qui. Del resto, non sono un medico e lì (in ospedale ndr) non potrei fare molto. E poi più faccio bene qui al Londrina, più successi ottengo, e più lo rendo felice. A volte però "stacco" e mi prendo dei momenti per riflettere e pregare. Certe momenti sono difficili».

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