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Confindustria Vicenza

«Non si trova personale, qui si rifiutano gli ordini»

Nel Vicentino ci sono imprese che sono già tornate ai livelli pre-covid ma la situazione è paradossale: «La mancanza di personale costringe a rinunciare agli ordini».

La presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia non ha mai mollato sul tema da due mesi, dal 12 maggio scorso, quando è stata eletta alla guida degli industriali vicentini, spingendo su politiche attive. E ora quella che era una cronica mancanza di personale per questa provincia diventa una «grave carenza». Ma il gioco oggi si fa più pesante perché oltre ai super qualificati «mancano pure i non specializzati», frenando quel rimbalzo verso cui è proiettato il Vicentino. Provare per credere. Invita i responsabili del Governo a venire a verificare di persona: «Sarebbe bello che il ministro del Lavoro e quello dello Sviluppo economico potessero venire qui a toccare con mano la situazione, a vedere il potenziale occupazionale di questo territorio che però, ad oggi, rischia di rimanere inespresso, a danno di tutti». 

E il suo allarme arriva di pari passo con le prospettive economiche disegnate da Bruxelles che stimano nel 2021 una crescita del Pil del 5%. 

E a pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti: «Quello tsunami sociale che qualcuno, in modo strumentale, preannunciava - dice - alla prova dei fatti non c’è stato. Di sicuro non c’è stato a Vicenza, dove quelle situazioni di crisi aziendali esistenti, che comunque si contano sulle dita di una mano hanno cause note, che non dipendono dal Covid e non si risolvono con il congelamento della situazione. Il problema vero, grave e urgente qui  è esattamente l’opposto: non troviamo più manodopera. Abbiamo un portafoglio ordini e una pianificazione della produzione che potrebbe superare addirittura le stime europee. Alcuni settori stanno crescendo in doppia cifra, alcune aziende attorno al 20%, arrivando a superare i numeri 2019. Il problema - aggiunge - è che, a fronte di questo picco, non abbiamo abbastanza personale per poter coprire tutta la produzione richiesta».  Con un impatto non da poco: «Se continua così le stime dell’Europa rischiano di dover essere riviste al ribasso nell’arco di un trimestre».
 

Roberta Bassan

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