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Schio

Battaglia vinta
Il piccolo Abu
ritorna in Italia

Dacca, capitale del Bangladesh, nel cui quartiere di Mirpur avrebbe dovuto abitare Abu con  la nonna malata
Dacca, capitale del Bangladesh, nel cui quartiere di Mirpur avrebbe dovuto abitare Abu con la nonna malata
Dacca, capitale del Bangladesh, nel cui quartiere di Mirpur avrebbe dovuto abitare Abu con  la nonna malata
Dacca, capitale del Bangladesh, nel cui quartiere di Mirpur avrebbe dovuto abitare Abu con la nonna malata

Il piccolo Abu è in volo per l’Italia e stasera sarà a Schio. Una svolta che nessuno, neanche la sua stessa famiglia, si aspettava per il bambino bengalese di 11 anni che voleva studiare in Italia, ma che suo malgrado aveva dovuto tornare nel Paese natale con un biglietto di sola andata per l’impossibilità di seguire gli zii in Inghilterra. In apparenza un epilogo amaro per il piccolo che sognava di laurearsi e regalare una vita migliore alla mamma.

Ma dopo le difficoltà, ieri il destino gli ha teso una mano. Lo ha fatto grazie a un imprenditore dell’Alto Vicentino: Andrea Fioravanti, figlio dei fondatori della “Pfm Spa“ di Torrebelvicino, e che guida l’azienda con i fratelli. Dopo che questo Giornale ha reso nota la storia di Abu, Fioravanti ha sbrogliato la matassa familiare molto complicata che aveva determinato il suo ritorno in Bangladesh.

Il sogno del bambino di trovare il riscatto sociale attraverso lo studio rischiava di impantanarsi nelle strade di una periferia di Dacca, la capitale bengalese dove abitano i suoi nonni, peraltro gravemente malati. Lo aveva accompagnato lì lo zio, che da anni lo alleva come un figlio, ma che per lavoro deve trasferirsi con la famiglia in Inghilterra e che non poteva portarlo con sè a causa del diniego del padre che è in carcere.

Ed è qui che è entrato in scena Fioravanti, che conosceva la famiglia in quanto sia lo zio che il padre di Abu erano stati dipendenti della sua azienda. L’imprenditore ha contattato il padre, convincendolo a lasciar partire suo figlio per il suo bene. Un confronto da padre a padre, fino a convincere l’uomo a dare l’assenso che mancava per lasciar partire il bambino. A questo punto Fioravanti si è messo in contatto con lo zio, che si trovava ancora in Bangladesh, per dirgli che poteva riportare suo nipote in Italia, pagandogli anche il biglietto di ritorno.

Una notizia che ha riempito di gioia non solo il piccolo Abu, ma anche gli zii che sono molto legati a lui e che erano i primi che avrebbero voluto portarlo con loro. E anche le maestre di Abu, che facendo venire alla luce la sua storia hanno contribuito a questo felice epilogo. «Abbiamo agito fuori dalle vie della burocrazia scolastica, è vero. Ma non potevamo permettere che la sua storia passasse sotto silenzio. Per noi sapere che potrà stare bene e proseguire gli studi in un ambiente favorevole è la più grande delle soddisfazioni».

Le insegnati consapevoli delle conseguenze che esporsi poteva avere per loro, non se la sono sentite di stare in silenzio. «Sappiamo che quando un problema diventa un caso pubblico è più facile che si trovi anche la soluzione. Però non ci aspettavamo che la cosa prendesse così in fretta una piega così positiva». Ora attendono di poterlo rincontrare e vederlo di nuovo sorridere. «Da un mese il pensiero di sapere che doveva partire lo aveva svuotato. Pensavamo che fosse malato».

Elia Cucovaz

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